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Home » Attualità » Mens sana o forse no: salta il Bonus Salute Mentale, lo psicologo costa caro alla politica

Mens sana o forse no: salta il Bonus Salute Mentale, lo psicologo costa caro alla politica

Nella manovra di bilancio porte sbarrate all'agevolazione fiscale per l'accesso alle terapie psicologiche, l'emendamento da 50 milioni non passa la prova del Senato. Sui social insorgono le proteste: "Sì ai monopattini e alle zanzariere ma chi soffre gli effetti della pandemia paga a caro prezzo i disturbi mentali"

Marianna Grazi
4 Gennaio 2022
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“La pazzia mi visita almeno due volte al giorno” diceva la poetessa Alda Merini in tempi non sospetti. In questo periodo difficile viene da chiedersi quante volte, invece, visiti tutti noi. Che la pandemia stia lasciando enormi strascichi, soprattutto dal punto di vista psicologico, è ormai sotto gli occhi di tutti, da mesi. Fin dal primo lockdown, ormai poco meno di due anni fa, l’impatto del Covid sulla salute mentale è stato enorme, soprattutto nelle giovani generazioni ma non solo.

Durante la pandemia i servizi di supporto psicologico si sono svolti anche attraverso le videocall per rispettare il distanziamento

Ansia, stress, disturbi dell’alimentazione (qualche mese fa avevamo portato l’esempio dei piccoli pazienti del Meyer), problemi a relazionarsi con gli altri, ma prima di tutto a fare i conti con se stess*, con le proprie paure ed emozioni, spesso negative, sono tutti  fattori che purtroppo, a volte, sono arrivati fino a gesti estremi.

Basti pensare che solo nell’ultimo anno, in Italia, c’è stato un aumento del 66% delle richieste di supporto psicologico e dai dati di Telefono Amico, l’associazione di ascolto e supporto, emerge un quadro ancora più drammatico: nei primi sei mesi del 2021 le persone che hanno chiesto aiuto perché attraversate dal pensiero di togliersi la vita sono state quasi il triplo rispetto alle segnalazioni del periodo pre Covid, il 50% in più rispetto agli stessi mesi del 2020. In totale le chiamate (non solo quelle legate al suicidio) sono salite del 70%, complessivamente, in netto peggioramento. Le richieste d’aiuto, infine, sono arrivate per la maggior parte da donne (il 51,2%) e da giovani tra i 19 e 25 anni (21,3%) e tra i 26 e i 35 (19,6%). E questo solo per quanto riguarda l’associazione. Sintomo di un malessere profondo, che ha colpito la società e che fatica ad essere curato. Anzi, prima di tutto ad essere visto.

Di salute mentale si è iniziato a parlare e a sentir parlare proprio in relazione alla pandemia, argomento spesso evitato o tabù, demonizzato perfino ridicolizzato. “Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura” cantava Simone Cristicchi nel capolavoro Ti regalerò una rosa: matti, folli, pazzi, definizioni tanto facili da affibbiare quanto generiche, per indicare chiunque –ritenuto anche pericoloso– non rientrasse nei canoni della ‘normalità. Ma cosa vuol dire normale? Anche dopo la chiusura dei manicomi, far ricorso allo psicologo, alla terapia, rivolgersi ad un esperto che sapesse tradurre quel caos che ingombra spesso la mente delle persone per trovarne il bandolo è stato considerato troppo spesso qualcosa da nascondere. Ma arrivati a questo punto far finta di niente è impossibile.

I Ferragnez e gli altri ‘folli’ vip

Chiara Ferragni ha dichiarato che negli ultimi tre anni è andata dallo psicologo una volta alla settimana

“Ho sempre cercato di affrontare le mie paure e di capire pian piano la mia mente e da cosa certi meccanismi siano scaturiti. Negli ultimi tre anni mi sono fatta uno dei regali più grandi per capirmi: vedo uno psicologo una volta alla settimana, esperienza che consiglio a tutti”. Parola di Chiara Ferragni, la regina di Instagram che proprio dalla sua pagina, questa estate, è tornata a parlare dell’importanza di tutelare la propria salute mentale e del percorso di terapia che ha intrapreso. Lo aveva già fatto, per la prima volta, a maggio 2020, quando l’imprenditrice e influencer aveva svelato di essersi affidata all’aiuto di uno psicologo per affrontare le sue fragilità. “Ero solita criticarmi sempre. Anche adesso per me è dura non essere critica con me stessa, soprattutto nei momenti in cui mi sento debole e non la solita donna felice e realizzata. Ma è importante concederci il tempo di soffrire quando viviamo il dolore. Prenderci cura della nostra salute mentale è importante”. Un approccio che usa anche in famiglia, come rivela la serie tv The Ferragnez, in onda su Prime Video. A occuparsi della terapia di coppia di Chiara e del marito Fedez è lo psicologo e psicoterapeuta Leone Baruh, che appare solo di sfuggita ma che fin da subito ha scatenato la curiosità dei fan. Specializzato in psicoterapie dinamiche brevi, è co-fondatore di SPID-B S.r.l. (Sviluppo Psicoterapie Intensive Dinamiche Brevi).

Ma i Ferragnez non sono gli unici vip l’unico personaggio che hanno ‘rivelato’ di usufruire di servizi di supporto psicologico. Negli ultimi tempi tante star hanno scelto di aprirsi su questo tema, sdoganando così il tabù sulla mental healt. Da Lady Gaga a Selena Gomez, da Ariana Grande a Emma Stone, e poi Ryan Reynolds, Justin Bieber, Michael Jordan, perfino il principe Harry, che ha realizzato con Oprah Winfrey la docuserie The Me You Can’t See (Apple TV+) in cui ha invitato a condividere le proprie fragilità per affrontarle e superarle più facilmente. “Decidere di chiedere aiuto non è un segno di debolezza – ha spiegato il reale inglese – Nasciamo in circostanze diverse, cresciamo in ambienti diversi e nella vita affrontiamo esperienze diverse. Ma siamo tutti esseri umani.[…] Tuttavia lo scorso anno abbiamo imparato che siamo tutti sulla stessa barca e spero che questa serie dimostri che c’è forza nella vulnerabilità, connessione nell’empatia e potere nell’onestà”.

Certo è che se i soldi non fanno la felicità sicuramente in tema di ricorso a specialisti della salute mentale scomodo non fanno, anzi. Il problema sorge quando andare a una seduta di terapia significa fare rinunce importanti nella vita quotidiana. E a quel punto invece che diminuire i problemi aumentano.

Il Bonus Salute Mentale

Per far fronte a tutte le problematiche legate ai disturbi della psiche, causati in particolare dalla pandemia, il governo Draghi aveva inizialmente previsto una misura meritoria, così come successo in molte altre parti d’Europa, ovvero il Bonus Salute Mentale per chi, anche senza una diagnosi medica, a causa dell’impatto della pandemia ha bisogno di assistenza psicologica. Si trattava di un’agevolazione pensata soprattutto per chi non può permettersela, visto che in media un’ora di terapia costa 67 euro, pari a una giornata e mezza di lavoro di una paga standard.

La psicologa indossa la mascherina durante una seduta con una paziente. In pandemia le richieste di aiuto si sono moltiplicate

Certo, si dirà, ci sono i servizi gratuiti. Che però sono stati letteralmente presi d’assalto, così come gli sportelli a prezzi calmierati, centri che offrono percorsi a costi ridotti (dai 20 ai 30 euro a seduta), e fanno fatica a rispondere alle migliaia di richieste arrivate. Per questo le istituzioni dovrebbero –ed è corretto usare il condizionale– intervenire. Ma nella legge di Bilancio 2022 (da 36,5 miliardi), entrata in vigore il primo gennaio, sono sì previsti fondi per il sostegno psicologico degli studenti, ma è stato invece lasciato fuori il Bonus Salute Mentale. In sostanza si trattava di un emendamento bipartisan (M5s, Iv, Pd, LeU , Lega e FdI) che puntava a fornire un primo contributo (“bonus avviamento”) a tutti coloro che hanno bisogno di avviare un percorso terapeutico e poi un “bonus sostegno” (fino a 1.600 euro l’anno) in base all’Isee. Ma la misura ha trovato le porte sbarrate nel passaggio decisivo del testo in Senato. La causa? Mancanza di copertura. Nel complesso, infatti, sarebbero serviti 50 milioni di euro (15 per il primo sostegno, 35 per il secondo), ma questi fondi non sono stati stanziati, perlomeno non su questa misura.

Le proteste: “No allo psicologo ma sì alle zanzariere, vergogna”

“Nemmeno il tempo di discuterne che nella manovra fiscale il bonus è scomparso. Rimangono invece i bonus terme, zanzariera e chissà cos’altro. Questione di priorità, certo. Ma possiamo dire che le priorità sono sbagliate?” denuncia il deputato Nicola Fratoianni dal suo profilo Instagram. “Più che bonus, ci sarebbe bisogno dell’introduzione della figura dello psicologo di base e del supporto psicologico nelle scuole – continua il segretario nazionale di Sinistra Italiana –. Altrimenti, chi può si cura e ce la fa, chi non può si arrangia. Il triste manifesto di questa Italia”. Una voce di protesta a cui sono seguite altre migliaia, soprattutto dai social, a colpi di hashtag #BonusSaluteMentale. Il problema, secondo la gran parte delle persone, è stato che questi fondi ‘mancanti’ non sono invece ‘mancati’ per altri sostegni, come quello per l’acquisto di tv, zanzariere, monopattini elettrici o rubinetteria. Insomma per curare lo stress o la depressione perché non guardarsi un bel film invece di andare dallo psicologo?

“Purtroppo il governo ha deciso che farsi un giro in monopattino o passare una giornata alle terme è più importante di stare bene mentalmente e fisicamente. Che dire? Noi non lo sappiamo più” si legge su una pagina, “Fino a quanto la politica non avrà come priorità la cura delle persone, e per cura intendiamo il benessere fisico, come quello mentale, emotivo, relazionale e comunitario, non potremo migliorare come società, nonostante i monopattini elettrici”, scrivono in un’altra. E ancora, tra i politici, la senatrice Caterina Biti del PD ha scritto su Twitter: “Non ce l’abbiamo fatta: l’emendamento per introdurre il “Bonus Salute Mentale” non è arrivato in fondo e c’è una grande amarezza. Sapevamo che fosse difficile, che le risorse richieste fossero cospicue, ma non lo erano a caso“. Tra le altre sono scese in campo anche due attiviste che sono state ospiti importanti del nostro canale, Luce Scheggi e Ariman Scriba. Questo il breve ma esplicito video di Luce:

 

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Mentre la 25enne milanese, che con la salute mentale e i disturbi legati ad essa ha avuto a che fare personalmente e dolorosamente –il fratello Ilyas si è tolto la vita il 26 dicembre 2019 a 19 anni, dopo un lungo periodo di disturbi mentali– ha colto l’occasione della mancata attuazione del bonus non solo per protestare ma anche per segnalare tutte quelle strutture a cui far ricorso in modo gratuito o con prezzi accessibili per tutti i problemi legati alla sfera psicologica e non solo.

 

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Le altre misure

I bambini e gli adolescenti sono stati i più colpiti dagli effetti sulla salute mentale della pandemia

Sul piano del sostegno psicologico, dunque, niente bonus per accedere alle terapie senza ‘impazzire’ anche per i costi. La manovra però mette sul piatto nuove risorse per sostenere il personale scolastico statale, gli studenti e le loro famiglie attraverso servizi professionali per l’assistenza e il supporto psicologici. In particolare poi, visto che sono i più giovani le vittime più colpite dagli effetti della pandemia, viene prorogato fino al 31 dicembre 2022 quando già previsto da un decreto legge, il 73/2021 (articolo 33), per la tutela del benessere e psicologica di bambini e adolescenti. E ancora, fino alla fine dell’anno appena iniziato è prorogato il conferimento di incarichi di lavoro autonomo a psicologi, regolarmente iscritti al relativo albo professionale, per la spesa complessiva di 19 milioni e 932mila euro. Infine viene rinnovato lo stanziamento di 10 milioni del Fondo, presso il Ministro della salute, per la promozione del benessere e della persona, che vuole facilitare l’accesso ai servizi psicologici alle fasce più deboli della popolazione, con priorità per i pazienti oncologici, nonché per il supporto psicologico dei bambini e degli adolescenti in età scolare.
Insomma l’interesse verso l’ambito della salute mentale c’è, ma manca un vero salto di qualità perché ad esempio, venga istituito lo psicologo di base così come esiste il medico di base. Perché la salute di una persona, il suo benessere, dipendono tanto dal fisico quanto dalla mente. Pensare che lo dicevano già i latini… mens sana in corpore sano.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
"La pazzia mi visita almeno due volte al giorno" diceva la poetessa Alda Merini in tempi non sospetti. In questo periodo difficile viene da chiedersi quante volte, invece, visiti tutti noi. Che la pandemia stia lasciando enormi strascichi, soprattutto dal punto di vista psicologico, è ormai sotto gli occhi di tutti, da mesi. Fin dal primo lockdown, ormai poco meno di due anni fa, l'impatto del Covid sulla salute mentale è stato enorme, soprattutto nelle giovani generazioni ma non solo.
Durante la pandemia i servizi di supporto psicologico si sono svolti anche attraverso le videocall per rispettare il distanziamento
Ansia, stress, disturbi dell’alimentazione (qualche mese fa avevamo portato l'esempio dei piccoli pazienti del Meyer), problemi a relazionarsi con gli altri, ma prima di tutto a fare i conti con se stess*, con le proprie paure ed emozioni, spesso negative, sono tutti  fattori che purtroppo, a volte, sono arrivati fino a gesti estremi. Basti pensare che solo nell’ultimo anno, in Italia, c’è stato un aumento del 66% delle richieste di supporto psicologico e dai dati di Telefono Amico, l'associazione di ascolto e supporto, emerge un quadro ancora più drammatico: nei primi sei mesi del 2021 le persone che hanno chiesto aiuto perché attraversate dal pensiero di togliersi la vita sono state quasi il triplo rispetto alle segnalazioni del periodo pre Covid, il 50% in più rispetto agli stessi mesi del 2020. In totale le chiamate (non solo quelle legate al suicidio) sono salite del 70%, complessivamente, in netto peggioramento. Le richieste d’aiuto, infine, sono arrivate per la maggior parte da donne (il 51,2%) e da giovani tra i 19 e 25 anni (21,3%) e tra i 26 e i 35 (19,6%). E questo solo per quanto riguarda l'associazione. Sintomo di un malessere profondo, che ha colpito la società e che fatica ad essere curato. Anzi, prima di tutto ad essere visto. Di salute mentale si è iniziato a parlare e a sentir parlare proprio in relazione alla pandemia, argomento spesso evitato o tabù, demonizzato perfino ridicolizzato. "Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura" cantava Simone Cristicchi nel capolavoro Ti regalerò una rosa: matti, folli, pazzi, definizioni tanto facili da affibbiare quanto generiche, per indicare chiunque –ritenuto anche pericoloso– non rientrasse nei canoni della 'normalità. Ma cosa vuol dire normale? Anche dopo la chiusura dei manicomi, far ricorso allo psicologo, alla terapia, rivolgersi ad un esperto che sapesse tradurre quel caos che ingombra spesso la mente delle persone per trovarne il bandolo è stato considerato troppo spesso qualcosa da nascondere. Ma arrivati a questo punto far finta di niente è impossibile.

I Ferragnez e gli altri 'folli' vip

Chiara Ferragni ha dichiarato che negli ultimi tre anni è andata dallo psicologo una volta alla settimana
"Ho sempre cercato di affrontare le mie paure e di capire pian piano la mia mente e da cosa certi meccanismi siano scaturiti. Negli ultimi tre anni mi sono fatta uno dei regali più grandi per capirmi: vedo uno psicologo una volta alla settimana, esperienza che consiglio a tutti". Parola di Chiara Ferragni, la regina di Instagram che proprio dalla sua pagina, questa estate, è tornata a parlare dell’importanza di tutelare la propria salute mentale e del percorso di terapia che ha intrapreso. Lo aveva già fatto, per la prima volta, a maggio 2020, quando l'imprenditrice e influencer aveva svelato di essersi affidata all’aiuto di uno psicologo per affrontare le sue fragilità. "Ero solita criticarmi sempre. Anche adesso per me è dura non essere critica con me stessa, soprattutto nei momenti in cui mi sento debole e non la solita donna felice e realizzata. Ma è importante concederci il tempo di soffrire quando viviamo il dolore. Prenderci cura della nostra salute mentale è importante". Un approccio che usa anche in famiglia, come rivela la serie tv The Ferragnez, in onda su Prime Video. A occuparsi della terapia di coppia di Chiara e del marito Fedez è lo psicologo e psicoterapeuta Leone Baruh, che appare solo di sfuggita ma che fin da subito ha scatenato la curiosità dei fan. Specializzato in psicoterapie dinamiche brevi, è co-fondatore di SPID-B S.r.l. (Sviluppo Psicoterapie Intensive Dinamiche Brevi). Ma i Ferragnez non sono gli unici vip l’unico personaggio che hanno 'rivelato' di usufruire di servizi di supporto psicologico. Negli ultimi tempi tante star hanno scelto di aprirsi su questo tema, sdoganando così il tabù sulla mental healt. Da Lady Gaga a Selena Gomez, da Ariana Grande a Emma Stone, e poi Ryan Reynolds, Justin Bieber, Michael Jordan, perfino il principe Harry, che ha realizzato con Oprah Winfrey la docuserie The Me You Can’t See (Apple TV+) in cui ha invitato a condividere le proprie fragilità per affrontarle e superarle più facilmente. "Decidere di chiedere aiuto non è un segno di debolezza – ha spiegato il reale inglese – Nasciamo in circostanze diverse, cresciamo in ambienti diversi e nella vita affrontiamo esperienze diverse. Ma siamo tutti esseri umani.[...] Tuttavia lo scorso anno abbiamo imparato che siamo tutti sulla stessa barca e spero che questa serie dimostri che c’è forza nella vulnerabilità, connessione nell'empatia e potere nell'onestà". Certo è che se i soldi non fanno la felicità sicuramente in tema di ricorso a specialisti della salute mentale scomodo non fanno, anzi. Il problema sorge quando andare a una seduta di terapia significa fare rinunce importanti nella vita quotidiana. E a quel punto invece che diminuire i problemi aumentano.

Il Bonus Salute Mentale

Per far fronte a tutte le problematiche legate ai disturbi della psiche, causati in particolare dalla pandemia, il governo Draghi aveva inizialmente previsto una misura meritoria, così come successo in molte altre parti d’Europa, ovvero il Bonus Salute Mentale per chi, anche senza una diagnosi medica, a causa dell’impatto della pandemia ha bisogno di assistenza psicologica. Si trattava di un'agevolazione pensata soprattutto per chi non può permettersela, visto che in media un’ora di terapia costa 67 euro, pari a una giornata e mezza di lavoro di una paga standard.
La psicologa indossa la mascherina durante una seduta con una paziente. In pandemia le richieste di aiuto si sono moltiplicate
Certo, si dirà, ci sono i servizi gratuiti. Che però sono stati letteralmente presi d'assalto, così come gli sportelli a prezzi calmierati, centri che offrono percorsi a costi ridotti (dai 20 ai 30 euro a seduta), e fanno fatica a rispondere alle migliaia di richieste arrivate. Per questo le istituzioni dovrebbero –ed è corretto usare il condizionale– intervenire. Ma nella legge di Bilancio 2022 (da 36,5 miliardi), entrata in vigore il primo gennaio, sono sì previsti fondi per il sostegno psicologico degli studenti, ma è stato invece lasciato fuori il Bonus Salute Mentale. In sostanza si trattava di un emendamento bipartisan (M5s, Iv, Pd, LeU , Lega e FdI) che puntava a fornire un primo contributo ("bonus avviamento") a tutti coloro che hanno bisogno di avviare un percorso terapeutico e poi un "bonus sostegno" (fino a 1.600 euro l’anno) in base all’Isee. Ma la misura ha trovato le porte sbarrate nel passaggio decisivo del testo in Senato. La causa? Mancanza di copertura. Nel complesso, infatti, sarebbero serviti 50 milioni di euro (15 per il primo sostegno, 35 per il secondo), ma questi fondi non sono stati stanziati, perlomeno non su questa misura.

Le proteste: "No allo psicologo ma sì alle zanzariere, vergogna"

"Nemmeno il tempo di discuterne che nella manovra fiscale il bonus è scomparso. Rimangono invece i bonus terme, zanzariera e chissà cos’altro. Questione di priorità, certo. Ma possiamo dire che le priorità sono sbagliate?" denuncia il deputato Nicola Fratoianni dal suo profilo Instagram. "Più che bonus, ci sarebbe bisogno dell’introduzione della figura dello psicologo di base e del supporto psicologico nelle scuole – continua il segretario nazionale di Sinistra Italiana –. Altrimenti, chi può si cura e ce la fa, chi non può si arrangia. Il triste manifesto di questa Italia". Una voce di protesta a cui sono seguite altre migliaia, soprattutto dai social, a colpi di hashtag #BonusSaluteMentale. Il problema, secondo la gran parte delle persone, è stato che questi fondi 'mancanti' non sono invece 'mancati' per altri sostegni, come quello per l'acquisto di tv, zanzariere, monopattini elettrici o rubinetteria. Insomma per curare lo stress o la depressione perché non guardarsi un bel film invece di andare dallo psicologo? "Purtroppo il governo ha deciso che farsi un giro in monopattino o passare una giornata alle terme è più importante di stare bene mentalmente e fisicamente. Che dire? Noi non lo sappiamo più" si legge su una pagina, "Fino a quanto la politica non avrà come priorità la cura delle persone, e per cura intendiamo il benessere fisico, come quello mentale, emotivo, relazionale e comunitario, non potremo migliorare come società, nonostante i monopattini elettrici", scrivono in un'altra. E ancora, tra i politici, la senatrice Caterina Biti del PD ha scritto su Twitter: "Non ce l’abbiamo fatta: l’emendamento per introdurre il “Bonus Salute Mentale” non è arrivato in fondo e c’è una grande amarezza. Sapevamo che fosse difficile, che le risorse richieste fossero cospicue, ma non lo erano a caso". Tra le altre sono scese in campo anche due attiviste che sono state ospiti importanti del nostro canale, Luce Scheggi e Ariman Scriba. Questo il breve ma esplicito video di Luce:
 
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Mentre la 25enne milanese, che con la salute mentale e i disturbi legati ad essa ha avuto a che fare personalmente e dolorosamente –il fratello Ilyas si è tolto la vita il 26 dicembre 2019 a 19 anni, dopo un lungo periodo di disturbi mentali– ha colto l'occasione della mancata attuazione del bonus non solo per protestare ma anche per segnalare tutte quelle strutture a cui far ricorso in modo gratuito o con prezzi accessibili per tutti i problemi legati alla sfera psicologica e non solo.
 
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Le altre misure

I bambini e gli adolescenti sono stati i più colpiti dagli effetti sulla salute mentale della pandemia

Sul piano del sostegno psicologico, dunque, niente bonus per accedere alle terapie senza 'impazzire' anche per i costi. La manovra però mette sul piatto nuove risorse per sostenere il personale scolastico statale, gli studenti e le loro famiglie attraverso servizi professionali per l'assistenza e il supporto psicologici. In particolare poi, visto che sono i più giovani le vittime più colpite dagli effetti della pandemia, viene prorogato fino al 31 dicembre 2022 quando già previsto da un decreto legge, il 73/2021 (articolo 33), per la tutela del benessere e psicologica di bambini e adolescenti. E ancora, fino alla fine dell'anno appena iniziato è prorogato il conferimento di incarichi di lavoro autonomo a psicologi, regolarmente iscritti al relativo albo professionale, per la spesa complessiva di 19 milioni e 932mila euro. Infine viene rinnovato lo stanziamento di 10 milioni del Fondo, presso il Ministro della salute, per la promozione del benessere e della persona, che vuole facilitare l’accesso ai servizi psicologici alle fasce più deboli della popolazione, con priorità per i pazienti oncologici, nonché per il supporto psicologico dei bambini e degli adolescenti in età scolare. Insomma l'interesse verso l'ambito della salute mentale c'è, ma manca un vero salto di qualità perché ad esempio, venga istituito lo psicologo di base così come esiste il medico di base. Perché la salute di una persona, il suo benessere, dipendono tanto dal fisico quanto dalla mente. Pensare che lo dicevano già i latini... mens sana in corpore sano.

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