In fondo già nel 1967 i Giganti avevano cantato “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” in un’epica canzone pacifista presentata a Sanremo, ma un conto è dirlo e un conto è farlo. Celeste Caeiro lo fece davvero il 25 aprile 1974 a Lisbona e senza che se ne rendesse conto questa donna, umile e indefessa lavoratrice, passò alla storia perché quei garofani infilati nelle canne dei fucili dei soldati sono il simbolo di una Rivoluzione che in modo pacifico quel giorno (ma non negli anni precedenti e nelle colonie d’oltremare) traghettò il Portogallo dalla dittatura dell’Estado Novo di Salazar e Caetano alla democrazia attuale del Paese lusitano.
Addio all’indomabile lavoratrice
Celeste è morta la notte scorsa, aveva 91 anni; la notizia l’ha data sui social la nipote Carolina e poi l’hanno confermato le autorità. Il primo e più sentito messaggio di cordoglio è venuto dal direttivo del Partito Comunista Portoghese, del quale la donna era simpatizzante: “Celeste era una indomabile lavoratrice con forti convinzioni che affrontò una vita piena di difficoltà con perseveranza. La sua generosità e affidabilità devono rimanere nella nostra memoria per sempre come simbolo della ritrovata democrazia”.
E il portavoce di Livre (il Partito ecosocialista, progressista ed europeista), Rui Tavares, ha proposto che la donna venga “omaggiata con una statua nella casa delle democrazia”. La municipalità di Lisbona, d’altra parte, il 7 maggio scorso, su proposta del Pcp, aveva deciso di dedicarle una medaglia celebrativa impegnandosi per “un intervento evocativo da impiantare in uno spazio pubblico”.
Celeste era stata al centro delle celebrazioni per il cinquantennale della Rivoluzione dei Garofani, lo scorso 25 aprile; vi aveva partecipato nella cerimonia in Avenida da Liberdade e, seppure in condizioni di salute precarie, aveva simbolicamente distribuito fio
r i ai partecipanti. “Mai mi sarebbe passato per la testa – disse – che quello che avevo fatto quel giorno passasse alla memoria come la Rivoluzione dei Garofani. Dei miei garofani”.La Rivoluzione dei Garofani
Al tempo la donna si dava da fare per sopravvivere nelle miserande condizioni in cui versava il Portogallo spremuto dalle guerre coloniali e da una dittatura durata in pratica 48 anni visti i prodromi del colpo di Stato del 1926, mentre l’11 aprile 1933 ci fu l’avvento di Antonio Salazar come capo supremo (al quale nel 1968, dopo la malattia, era succeduto Marcelo Caetano).
Lei lavorava in una caffetteria di rua Brancaamp, fra Rotunda e Rato, e nello stesso tempo in un negozio di fiori del luogo. Quella mattina aveva portato un grande mazzo di garofani al suo datore di lavoro perché ne omaggiasse i clienti. Quando cominciò il corteo dei militari in rivolta nella vicina Avenida da Liberdade, Celeste si aggregò coi suoi fiori e chiese a un soldato che cosa stesse succedendo. Lui gli rispose, offrendole una sigaretta: “Andiamo al Carmo (dove c’era la sede della Gnr e si era asserragliato il primo ministro, ndr) per arrestare Marcelo Caetano. Questa è una rivoluzione”.
“Avevo rifiutato la sigaretta perché non fumavo – ha raccontato di quell’episodio Celeste – e allora mi misi a pensare come fare a ringraziare del suo gesto quel ragazzo che era su un camioncino e lottava per noi: faceva una cosa così buona e io non avevo nulla per lui. Allora presi un ramo dal fascio di garofani che tenevo in mano e glielo offrii, mettendoglielo nella bocca del fucile. Percorsi il corteo fino alla Basilica de Nossa Senhora dos Martires allo Chiado e continuai a porgere i miei fiori ai soldati fino a che non finii il mazzo. Solo dopo ho scoperto che erano diventati il simbolo della Rivoluzione”.
Il documentario
La storia di Caeiro è diventata proprio nel cinquantennale della “sua” rivoluzione un documentario, ma soprattutto ha fatto riemergere nei portoghesi l’orgoglio di quella democrazia ritrovata. E lo scorso 25 aprile attorno alla donna che piangeva di commozione c’erano tante altre persone che lo facevano spontaneamente sbandierando un garofano, come oggi hanno reso omaggio a quella donna coraggiosa e impavida, simbolo di un Paese intero senza steccati di genere. La nipote Carolina ha scritto sui suoi profili: “Per sempre mia nonna Celeste. Prenditi cura di me”. E del Portogallo intero.