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Afghanistan, ragazze escluse dalla scuola per il terzo anno: “Hanno seppellito i nostri sogni”

Ricomincia l’anno scolastico ma resta invariato il divieto di accesso alle studentesse dai 12 anni in su imposto dai Talebani. Le adolescenti dichiarano di sentirsi “mentalmente morte”

di CAMILLA PRATO -
25 marzo 2024
Studentesse afghane

Studentesse afghane

In Afghanistan è iniziato l’anno scolastico, per il terzo anno consecutivo senza ragazze. La presenza nella classi della scuola secondaria delle alunne con più di 12 anni è vietata dalle autorità talebane. 

Tanto che le adolescenti, a più di 330mila secondo i dati dell'Unicef, hanno dichiarato alla BBC di sentirsi “mentalmente morte”.

“Per più di 900 giorni, le ragazze sopra i 12 anni sono state bandite dalla scuola”, ha lamentato su X la missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Manua) che ha invitato il governo talebano a porre fine a “questo divieto ingiustificabile e dannoso”, affermando che “l'istruzione è essenziale per la pace e la prosperità”.

“Siamo mentalmente morte”

Il ministero dell'Istruzione ha ripetutamente promesso che sarebbero state riammesse una volta risolte una serie di questioni, tra cui la garanzia che il programma di studi fosse coerente con i dettami “islamici”. Ma non ha rilasciato commenti mentre questa settimana è iniziato il terzo anno scolastico senza di loro. Il portavoce dei Talebani ha dichiarato alla tv locale che ci sono stati “alcuni problemi e carenze per diverse ragioni” nell'ottenere la revoca del divieto.

Secondo l'Unicef, il divieto ha colpito finora circa 1,4 milioni di ragazze afghane, tra cui le ex compagne di classe Habiba, Mahtab e Tamana, che hanno parlato con la BBC lo scorso anno. La speranza che hanno descritto 12 mesi fa è ancora presente, ma sembra essersi affievolita.

“In realtà, quando ci pensiamo, non stiamo vivendo, siamo solo in vita”, dice Mahtab, 16 anni. “Pensate a noi come a un corpo morto in movimento in Afghanistan”. Tamana, che sogna di conseguire un dottorato di ricerca, è d'accordo: “Siamo fisicamente vive ma mentalmente morte”, dice.

Le false promesse dei Talebani 

Giovani alunne afghane
Giovani alunne afghane

Alle studentesse adolescenti è stato impedito per la prima volta di frequentare la scuola secondaria nel settembre 2021, un mese dopo che i Talebani avevano preso il controllo del Paese. Il viceministro dell'Istruzione ad interim, Abdul Hakim Hemat, aveva dichiarato alla BBC che le ragazze non sarebbero state riammesse finché non fosse stata approvata una nuova politica educativa in linea con le tradizioni islamiche e afghane, in tempo per l'inizio della scuola nel marzo 2022.

La voce di Zainab

Due anni dopo, Zainab – nome di fantasia – è tra le oltre 300mila che, secondo le stime dell'Unicef, avrebbero dovuto iniziare la scuola secondaria a marzo. Aveva mantenuto un briciolo di speranza di poter continuare, insieme alle altre ragazze del sesto anno, fino al momento in cui il preside è entrato nell'aula degli esami per spiegare che non sarebbero potute tornare per il nuovo trimestre.

“Mi sento come se avessi seppellito i miei sogni in un buco nero”. Per il momento, la ragazza frequenta un corso di inglese gestito in segreto nel suo quartiere, uno dei tanti che sono nati di nascosto sfidando il divieto negli ultimi anni. Le ragazze sono anche riuscite continuare gli studi seguendo lezioni online o guardando programmi come BBC Dars, un programma educativo per minori afghani, comprese le ragazze tra gli 11 e i 16 anni escluse dalla scuola, definito l'anno scorso dalle Nazioni Unite “un'ancora di salvezza per l'apprendimento”.

Gli altri divieti

Oltre alle scuole secondarie (le nostre medie e superiori), alle  università, dalle quali sono state bandite nel dicembre 2022, le afghane non possono praticare sport, frequentare hammam, musei, parchi o saloni di bellezza, e il loro accesso al mondo del lavoro è molto limitato. I talebani hanno imposto agli afghani un’interpretazione ultra rigorosa dell'Islam di cui le donne sono gli obiettivi principali. Le Nazioni Unite hanno denunciato questa politica come “apartheid di genere”.