Risorsa o fonte di pericolo? Democratici o no? Quando si parla di social network, e lo si fa sempre più spesso – badate bene non ‘sui ma ‘dei’, proprio di come funzionano e di come impattano sulla vita reale delle persone –, i pareri sono sempre discordanti, tra favorevoli a ogni costo, utilizzatori titubanti e dubbiosi, e detrattori, che proprio di Facebook, Instagram, X o TikTok non ne vogliono proprio sapere.
Poi però, quando se ne parla mettendoli insieme al tema giovani, allora i pareri si fanno più cauti, più attenti. E soprattutto si prova ad analizzare che tipo di influenza abbiano su quelli che saranno a loro volta adulti, che devono affrontare la vita vera a schermi spenti, per loro una cosa praticamente mai vista.
Ecco allora che leggere dati come questi riportati di seguito, non può non far riflettere. Ovvero: 4 adolescenti su 5 utilizzano ogni giorno i social media e uno su 10 rischia di sviluppare un “uso problematico”. Le piattaforme procurano ansia di accedere, volontà di passare sempre più tempo online e astinenza quando si è offline, fallimento nel controllo del tempo. Provocano anche condizioni per le quali si trascurano altre attività, tensioni con i genitori e con gli altri.
Il report: le ragazze rischiano di più
La Sorveglianza HBSC Italia 2022 (Health Behaviour in School-aged Children) ha coinvolto 89.321 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 17 anni di tutta Italia. Dal report dedicato emerge che l'incapacità di controllare il tempo passato sui social e, soprattutto, l'utilizzo di questi strumenti per scappare dai sentimenti negativi sono i sintomi più riconosciuti. Le ragazze sono quelle che corrono il rischio maggiore: il divario tra i due sessi si allarga particolarmente nei 13enni, 15enni e 17enni, dove le femmine che mostrano un uso problematico dei social risultano il doppio rispetto ai maschi.
Inoltre, per i ragazzi l'uso problematico dei social media sembra avere il suo picco negli 11anni, per poi diminuire progressivamente fino ai 17, la categoria che riporta una prevalenza minore. Le ragazze invece evidenziano un aumento tra gli 11 e i 13 anni, per poi mostrare minori livelli di problematicità.
Quanto alla stratificazione rispetto allo status socio-economico del nucleo familiare, i dati evidenziano come le prevalenze di questo fenomeno siano abbastanza costanti lungo tutte le fasce, con un leggero aumento per i giovani che riportano un minor livello di benessere economico lungo tutte le età (di più tra i 13enni).
I ragazzi soffrono i videogiochi
I maschi, dal canto loro, sono più esposti con i comportamenti a rischio associati ai videogiochi: 4 ragazzi su 5 riportano un uso quotidiano o settimanale, rispetto a 2 ragazze su 5. Per entrambi i sessi, si nota come con la crescita diminuisca la frequenza di gioco. Nella popolazione maschile è in leggero calo la percentuale di ragazzi che afferma di giocare almeno una volta a settimana (dal 41,2% degli 11enni al 37,5% dei 17enni), mentre cala drasticamente la percentuale di giocatori quotidiani (dai 46,1% a 11 anni a 26,3% a 17 anni) e aumenta chi afferma di giocare meno di una volta a settimana (dal 12,7% degli 11enni al 36,2% dei 17enni).
Le femmine, invece, mostrano maggiore coinvolgimento a 11 anni (solo il 38,3% di loro afferma di giocare meno di una volta a settimana), mentre dai 13 anni aumentano nettamente le percentuali di chi gioca poco (a 17 anni il 73,9% afferma di giocare meno di una volta a settimana). La ragione più condivisa per il comportamento problematico è “usare i videogiochi per scappare da sentimenti negativi” e un ragazzo su 5 afferma anche di “sentirsi, spesso o molto spesso, “assorbito dai videogiochi”.