No all’eutanasia, sì alle cure palliative ma anche uno “spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo”: così il Vaticano ha delineato la sua posizione su questioni di cui ha tradizionalmente mantenuto una posizione rigida.
Pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita, il Piccolo Lessico del fine vita – un volume di 88 pagine – ha lo scopo di “ridurre almeno quella componente di disaccordo che dipende da un uso impreciso delle nozioni implicate nel discorso”, come spiega l’arcivescovo Vincenzo Paglia.
Sì alle cure palliative, no all’eutanasia
Inizia una nuova apertura sul fronte delle cure palliative, non più viste come “una medicina della rassegnazione” ma come un approccio attivo e sempre più qualificato per una risposta completa al malato. Secondo la Pontificia Accademia per la Vita, solo in questo modo si possono evitare le paure che spingono verso la richiesta di eutanasia o di suicidio assistito, su cui la posizione della Chiesa rimane chiara: no categorico in ogni sua forma.
Su nutrizione e idratazione decidere caso per caso
Il piccolo volume fa particolare riferimento a uno degli argomenti più dibattuti all’interno della Chiesa cattolica, cioè quello della nutrizione e idratazione artificiale (NIA). Per la Ponitificia Accademia della Vita, le NIA devono essere considerate una terapia moralmente obbligatoria nella misura in cui “dimostrano di raggiungere le proprie finalità, cioè nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente”. In linea di massima, la Chiesa obbliga la somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, al paziente vegetativo.
Delinea poi le tre le motivazioni “eticamente legittime” per sospendere o non impiegare la NIA:
- Non risulta più efficace dal punto di vista clinico, cioè quando i tessuti non sono più in grado di assorbire le sostanze somministrate.
- Non è più disponibile nel contesto sanitario considerato.
- Comporta per il paziente un rilevante disagio fisico.
Chiesa aperta al dialogo
Per l’arcivescovo Vincenzo Paglia: “La discussione aperta e rispettosa conduce a un dialogo pubblico capace di influenzare positivamente anche le decisioni politiche, mostrando come le mediazioni tra diverse posizioni non sono necessariamente destinate ad assumere la figura scadente di un compromesso al ribasso o della negoziazione per uno scambio di favori politici”.
L’apertura da parte della Chiesa rappresenta qualcosa di significativo, che potrebbe portare ad una ricerca di mediazioni sul piano legislativo. Seppur in Italia le cure palliative siano un diritto del malato e totalmente gratuite, l’accesso a questo tipo di terapia non è sempre garantito.
Ma la Corte Costituzionale cosa ne pensa?
La Corte costituzionale – sia nel 2019 che con l'ultima sentenza del 18 luglio 2024 –nell'individuare i requisiti per ottenere il suicidio assistito, ha ribadito la necessità che il Parlamento emani una legge completa in materia. Ancora, però, tutto tace: una proposta di legge, nella scorsa legislatura, era stata approvata a Montecitorio, ma è poi decaduta a seguito dello scioglimento delle Camere.
Come per la maggior parte delle questioni bioetiche, in Parlamento le posizioni su questa materia sono trasversali. In un intervento sul tema del fine vita, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva affermato: "La Corte Costituzionale su questo tema sembra camminare in modo più veloce e in modo più pragmatico rispetto al Parlamento".
Con le sue parole, il ministro sottolinea la difficoltà ad arrivare a un accordo politico su un tema così delicato, come il rapporto di ciascuno con la propria vita e la propria morte.