
Bianca Ballabio assieme alla madre Michela Bonzi. Entrambe condividevano la passione per i viaggi e per la musica del gruppo inglese Muse
Legnano (Milano) – Chiudersi dentro un vortice di dolore fino a impazzire o provare a dare un senso alla più grande tragedia che possa capitare a un padre e a una madre, quella di perdere una figlia. La mattina del 2 agosto 2020 per Michela Bonzi e Massimo Ballabio sembra l'inizio di un giorno come un altro, la routine di una famiglia unita. C’è Bianca che è il perno di tutto e li rende orgogliosi: vent'anni, solare, studiosa, piena di amici e d'interessi, mai una preoccupazione. È amata, e a sua volta ama mamma e papà con cui condivide la passione per i viaggi e la musica, fan sfegatate lei e Michela della band inglese Muse, che seguono in ogni concerto in giro per l'Europa. Il pomeriggio di quella domenica d'estate Bianca decide di trascorrerlo con Pietro, un amico che sta attraversando un momento difficile. Vuole stargli vicino, fargli compagnia. Lo raggiunge a Nerviano dove abita. Stanno percorrendo in sella alla moto di lui la statale del Sempione, a Parabiago, quando lo scontro frontale con un'utilitaria non lascia loro scampo. La carambola sull'asfalto. I caschi che si rivelano inutili. Pietro muore sul colpo. Bianca dopo nove giorni di coma all'ospedale di Monza.

L’inizio di un incubo
La sera del 2 agosto tutto il peso del mondo crolla addosso a Michela e Massimo. "Quel giorno è come se fossimo morti anche noi – racconta Michela –. Quando ti capita una cosa del genere ti chiedi senza tregua fino a diventare pazza "perché è successo? Perché lei, perché noi?" Che non vuol certo dire che doveva capitare a qualcun altro, però continui a farti questa domanda. Mia figlia era una ragazza buona, altruista, e non lo dico solo perché sono sua madre... Da quattro anni e mezzo sopravvivo. È come se mi avessero mutilata dentro. Vado dal parrucchiere, lavoro in una scuola, mi vesto bene perché lei non vorrebbe mai vedermi inerme, trasandata. Ma non so quante volte mi sono domandata che senso abbia continuare a vivere".

"Cercare un significato a ciò che è successo"
Un senso alla vita dopo un trauma del genere i genitori hanno provato a darlo, l'anno successivo alla scomparsa della loro unica figlia, tenendo a battesimo una fondazione che ne porta il nome. "Dopo il liceo si era iscritta alla facoltà di Medicina dell'università di Sassari con l'obiettivo di diventare chirurgo. Andava già in sala operatoria a seguire gli interventi, e i medici avevano intuito le sue capacità". Dal 2021 il sogno di Bianca si è trasformato in una serie di progetti concreti a favore dell'ospedale di Legnano e delle giovani dottoresse che dopo la laurea vogliono specializzarsi all'estero e hanno bisogno di un sostegno economico. Nel 2024 la Fondazione Bianca Ballabio – assieme ai Lions dell'Alto Milanese e alla "Fondazione 4 Ospedali" – ha raccolto grazie a centinaia di donazioni 90mila euro per dotare il reparto di Ostetricia e Ginecologia di due letti di ultima generazione per il travaglio e il parto, oltre che di due innovative docce con idromassaggio che le future mamme, in attesa dell'ora X, possono usare per rilassarsi ascoltando musica o facendo cromoterapia. Massimo e Michela hanno trovato sulla loro strada, le coincidenze non sono un caso, un primario "illuminato" come Guido Stevenazzi, che crede con forza nell'uso delle terapie contro il dolore. Col suo arrivo in reparto la partoanalgesia è stata messa a disposizione di chiunque voglia usufruirne: un anestesista è presente 24 ore su 24 sette giorni su sette.

"La paura per il dolore è sempre più diffusa fra le partorienti, soprattutto giovani – spiega Stevenazzi –. Per questo qui a Legnano ho voluto fare in modo che il parto sia sempre più "umanizzato", e il dolore minimizzato, creando delle sale parto belle, accoglienti e con un'assistenza d'eccellenza. Con questo meraviglioso regalo in memoria di Bianca, i due letti e le docce, siamo diventati il reparto più all'avanguardia del territorio". La donazione – "Il Germoglio di Bianca" è il nome del progetto – è consistita anche in un ecografo di ultima generazione, strumento diagnostico fondamentale per monitorare il feto pre, intra e post partum. E i risultati non sono mancati. All'Ostetricia e Ginecologia diretta da Stevenazzi, dopo un periodo di trend in calo durante il quale i bebè venuti alla luce erano scesi a 800 nel 2018, e l'ultima volta in cui erano arrivati a 1.000 era stato il 2013, l'anno scorso si è raggiunto il record di 1.030 fiocchi rosa e azzurri. "In un periodo di drammatico calo demografico in tutta Italia siamo fieri di questi risultati".

"Così ho potuto continuare studi e ricerche"
Ci sono poi le borse di studio, che hanno permesso a due giovani specializzande di proseguire la loro carriera medica senza assilli di carattere economico. Così è stato per Serena Gregori, che col sostegno della Fondazione si è specializzata all'Università di Mannheim. "Dopo la laurea nel 2023 avevo deciso di proseguire gli studi di Cardiologia all'estero. E avevo scelto la Germania perché ti permette di fare formazione e ricerca allo stesso tempo. Quando sei lì ti scontri però con una serie di problemi pratici. La conoscenza del tedesco, per dirne uno. Questa borsa di studio, per me, è stata una manna dal cielo: teminato l'Erasmus mi ha permesso di restare a Mannheim altri tre mesi alla fine dei quali ho ottenuto prima un contratto come ricercatrice e, da questo gennaio, come cardiologa. Non posso che essere grata, perché altrimenti sarei dovuta rientrare in Italia". Un sogno realizzato anche da Alessia Girlando, che dopo la laurea in Medicina all'Insubria di Varese con la borsa di studio ha potuto fare attività di ricerca in Chirurgia Plastica a Valencia, in Spagna, e ora sta continuando all'Università di Sassari. Anche altre due studentesse meritevoli della facoltà di Medicina, sempre dell'ateneo sassarese, sono state premiate: Aurelia Plossi e Chiara Mazzafoglia.

"Nostra figlia sarebbe entusiasta"
"Ho avuto Bianca relativamente tardi, dopo i trent'anni – dice Michela –. Fino a quel momento ero immersa nel lavoro, nella carriera. Poi mi sono dedicata a fare la mamma. Nella nostra famiglia c’era un’intesa perfetta. Amava i libri: ancora ragazza aveva letto Anna Karenina di Tolstoj. Andavamo ai concerti dei Muse, lei indossando la sua fantastica parrucca rosa. Quanti ricordi...". "Non sono mai stata una persona religiosa, eppure sono convinta che ci dev'essere "qualcosa". Io e mio marito avvertiamo spesso la sua presenza. Nostra figlia sarebbe stata un bravo medico, le era già stato detto che aveva tutte le caratteristiche per esserlo. Voleva diventarlo per aiutare chi aveva bisogno, come quella domenica in cui era corsa da Pietro per stargli accanto. Sono sicura che, là dov'è ora, sarà entusiasta di quel che stiamo facendo per i giovani medici". (www.fondazionebiancaballabio.org)