
Utilizzando tutta la forza del racconto per immagini, Roberto Grossi affronta la grande rimozione della nostra epoca: il cambiamento climatico causato dall'uomo
Sì, il clima. Ma poi, come un grande e inarrestabile domino, c’è anche dell’altro a portarci giù nel burrone: il consumismo, il capitalismo, la politica, l’economia. Tutto collegato, tutto a concorrere alla narrazione de “La grande rimozione” (Coconino Press, 2024) racconto a fumetti di una storia senza età, quella della crisi climatica, una minaccia che ci vive accanto e che fingiamo di non vedere. A imboccare la disastrata strada è Roberto Grossi, architetto e illustratore per riviste e quotidiani, già autore ancora per Coconino Press di “Il grande prato”, e “Cassadritta” che si affida sì al disegno – poetico e nudo, essenziale –, ma lo infarcisce di dati e informazioni. Così che tutto possa apparire per com’è davvero, per scatenare un meccanismo inverso alla rimozione che ci ha portati fin qui. Roberto Grossi è uno degli ospiti (22 marzo ore 12, Biblioteca San Giorgio a Pistoia) del festival Climate Fiction Days, seconda edizione pensata per parlare di clima a partire da libri e narrazioni altre (dettaglio su climatefictiondays.it).

Com’è nato ‘La grande rimozione’?
“Sono nati prima i disegni, muti. Pensavo di realizzare un instant book, un libro sull’argomento affidato alle sole immagini. Ma andando avanti mi sono reso conto che eliminare la parte testuale era impossibile. Ha richiesto tempo far convivere l’idea iniziale con la volontà di fare informazione. Nessuna lezioncina, volevo solo rivolgermi ai negazionisti. Mi sembravano il problema maggiore. Poi ho capito che tutti siamo molto poco consapevoli”.
Perché non ci sono personaggi nella storia e perché ha inserito suoi ricordi?
“Ho pensato che un racconto personale avrebbe potuto creare empatia col lettore. Un modo per dire: ‘Guarda cosa ho visto coi miei occhi’. Zero personaggi? Non proprio. Ci sono tante voci. Nella mia testa rappresentano la nostra schizofrenia: il giornalista che dissimula e cerca di distogliere l’attenzione, lo scienziato che cerca di essere capito. Voci che potrebbero essere le nostre”.
‘La grande rimozione’ ha le sembianze di un atto d’accusa… “Mi sono reso conto che tutto sommato ‘La grande rimozione’ è anche un meccanismo psicologico, per larga parte indotto. C’è un tema di cui non parla nessuno. Si pensa sempre a colpevolizzare il consumatore medio. Nessuno che punti il dito verso i super ricchi, coloro i quali sarebbero chiamati più di altri al sacrificio. Dovremmo abolire questa categoria, in questo momento storico estremamente pericolosa per il genere umano”.

A chi parla ‘La grande rimozione’?
“Ai giovani, certo, poiché i più colpiti dalla questione e perché potenzialmente i più interessati dai suoi possibili sviluppi. Ma in generale a tutti. Anche perché i giovani da soli non hanno neppure i numeri per intestarsi la battaglia: siamo un Paese anagraficamente sempre più vecchio. È un richiamo alla mobilitazione. Rivolto a tutti”.
Che stagione vive il fumetto?
“Dagli anni ’80-’90 ha cominciato ad acquistare complessità nelle tematiche. I linguaggi si sono evoluti, si sperimenta. E poi il fumetto ha dalla sua il vantaggio di essere un medium economico”.

A proposito di ‘La grande rimozione’ ha detto: “è solo un fumetto. Ma è quello che so fare, ed è qualcosa. Facciamo tutti qualcosa”. Qual è il suo invito?
“Ancora una volta: mobilitazione. Servirebbero manifestazioni come quelle di tanti anni fa, un movimento planetario, come furono i No global. Quella è stata una grossa occasione mancata. Quello era il momento giusto per correre ai ripari in tempo”.
“E così mentre il mondo brucia, accendiamo fuochi” si legge in un passaggio del fumetto. La rimozione non riguarda solo il clima...
“Trovo incredibile come l’Europa che fino a poco tempo fa si candidava a paladina della transizione ecologica oggi si dica pronta in cinque minuti a indossare l’elmetto. Non riesco a credere che possa scatenarsi una guerra di terra”.
