Il futuro della ricchezza globale è donna? Sì, lo dicono le ricerche

Secondo diversi rapporti, nei prossimi decenni le donne controlleranno la maggior parte della ricchezza globale grazie a eredità, lavoro e imprenditoria. Le conseguenze? Maggiore parità e un cambio radicale di approccio alla finanza

di DOMENICO GUARINO
24 marzo 2025
Le donne controlleranno la maggior parte della ricchezza globale

Le donne controlleranno la maggior parte della ricchezza globale

E se il futuro della ricchezza fosse donna? Se cioè il bastone del potere economico finisse in mani femminili? Cosa accadrebbe? Cosa accadrebbe se un potere da secoli, da sempre diremmo, gestito da mani maschili venisse come d'incanto trasferito alle donne? Fantascienza? Mica tanto. Secondo un rapporto McKinsey del 2020 solo negli Stati Uniti passerebbero in mani femminili 30.000 miliardi di dollari entro il 2030.

Il Centre for Economics and Business Research (Cebr) britannico è stato ancora più ottimista e aveva stimato che entro il 2025 il 60% della ricchezza del Regno Unito sarebbe stato appannaggio delle donne e, in generale, la stessa percentuale avrebbe riguardato l’intero Vecchio continente. Infine, ultima arrivata, secondo una ricerca di BCG, le donne controlleranno circa il 70% della ricchezza globale nei prossimi decenni, grazie a eredità, lavoro e imprenditoria. E mentre l’Italia è già quarta nel mondo e seconda in Europa per numero di miliardarie donne, non è un caso che negli Stati Uniti, le donne siano state identificate come il segmento in più rapida crescita per i servizi finanziari. 

I motivi: l’aspetto demografico

All'origine del fenomeno ci sarebbe innanzitutto un motivo meramente demografico: il grosso della ricchezza mondiale è nelle mani dei baby boomer (i nati tra il 1944 e il 1964), un fenomeno che arriverà a compimento tra 5-10 anni. Ma non per tutti, perché le mogli tendono ad essere più giovani dei mariti, e con un’aspettativa di vita più lunga, senza contare che le figlie femmine avute dai baby boomer sono in numero maggiore rispetto ai maschi.

Il crescente ruolo delle donne nella finanza

Infine, un dato culturale: a differenza del passato oggi le donne sono mediamente più istruite degli uomini e dunque sono in grado di prendersi cura dei patrimoni quanto e meglio di loro. Non è un caso se, già nel 2021, lo studio "Il valore della donna investitrice: il contributo della consulenza finanziaria per superare gli stereotipi di genere" realizzato da Candriam (multi-specialista europeo della gestione patrimoniale con focus su investimenti sostenibili e responsabili) e Aipb (Associazione Italiana Private Banking) con Ipsos, abbia messo in luce il crescente ruolo decisionale delle donne in finanza, ponendo in evidenza come “ il decisore finanziario donna tra il 2012 e il 2022 sia passato dal 13% al 26%” questo significa che se la percentuale continuasse a raddoppiare ogni 10 anni “a breve avremo veramente un 50% di donne che decidono, ovvero una certa parità".

Cosa comporterà questo cambiamento?

Cosa comporterà nel merito questo cambiamento? Innanzitutto la questione della parità dovrebbe essere risolta alla radice, venendo a mancare uno dei capitoli più pesanti del predominio maschile nella società, quello del controllo della ricchezza. Inoltre assisteremo, secondo gli esperti, ad un cambio radicale nella impostazione finanziaria, con investimenti più ragionati e più a lungo termine. Senza contare che uno studio condotto da un team di neuroscienziati tedeschi, svizzeri e olandesi e pubblicato da Nature Human Behaviour ha rilevato che la dopamina, l’ormone del benessere, aumenta nel cervello delle donne quando condividono il denaro della ricompensa, mentre aumenta per gli uomini quando lo tengono per sé.

Inoltre le donne tendono a non farsi prendere dall’emotività dei mercati, sono meno propense al trading speculativo e prediligono strategie di investimento orientate alla stabilità e alla crescita sostenibile. Non a caso già ora diversi studi dimostrano che i portafogli gestiti da donne hanno spesso performance migliori rispetto a quelli gestiti dagli uomini, perché le donne adottano un approccio più prudente e metodico, evitando decisioni affrettate e mantenendo un orizzonte temporale più ampio.

Tutto bene dunque? Vedremo: “c’è ancora una sfida aperta – scrive nel suo editoriale su WSI l'analista Leopoldo Gasbarro - : la consapevolezza finanziaria. Sebbene le donne siano sempre più protagoniste, molte di loro si sentono ancora poco sicure nella gestione del denaro. Serve maggiore educazione finanziaria, strumenti più accessibili e un cambio culturale che permetta loro di sentirsi pienamente padrone delle proprie scelte economiche”.

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