
Body positivity

L'autrice Giulia Blasi, 50 anni
Il tabù della menopausa, tra cambiamenti (e silenzi)
Tra i consigli pratici, che sono tanti e si dipanano nel corso di una vita, uno dei più originali è quello di parlare della menopausa. La fine della fertilità per una donna è un momento di grande cambiamento, il quale però non è, secondo l’autrice, minimamente annunciato o preparato: “La menopausa è avvolta dal silenzio più completo. Le nostre madri e nonne ci sono entrate di soppiatto, senza farcelo sapere e soprattutto senza dirci cosa sarebbe successo a noi, una volta che le ovaie avessero chiuso bottega. (…) La menopausa è una cosa terrificante”. Questo probabilmente perché la fine della fertilità dovrebbe essere un evento luttuoso, un momento che rende le donne meno donne, ma non è così. È solo un passaggio in un'altra fase della vita, che come tutti si affronta meglio quando si ha un’idea di ciò a cui si va incontro. Ma è ancora purtroppo avvolto da un tabù. Essere una donna, lo si può capire bene, non è ancora la condizione migliore in cui vivere nella nostra società, ma essere una donna brutta è di gran lunga peggiore. Se, come argomenta l’autrice, una donna oggi in Italia non gode della stessa considerazione di un uomo, può quantomeno utilizzare la propria bellezza come capitale sociale per attirare l’attenzione e la benevolenza delle controparti maschili. Una donna brutta è privata di questo capitale, e per questo fatica sempre di più ad affermare se stessa e le proprie opinioni.Bellezza e parità estetica tra generi: donne e uomini non sono uguali
A partire da Platone, la tradizione filosofica ha attribuito un effettivo valore morale alla bellezza, in una relazione che per proprietà transitiva collega il bello, il buono e il bene assoluto. Questo concetto, di sicuro affascinante, porta con sé conseguenze anche nefaste, come appunto la diffidenza che recano con se i corpi non belli, per questo stereotipicamente cattivi in una sorta di mentalità lombrosiana ante litteram.Fare complimenti a una donna è un gesto gentile o sessista?
Ma perché un libro così personale e femminile può diventare oggetto di interessante riflessione anche per il pubblico generalista e maschile? Ci sono almeno due ragioni: la prima è un tentativo di risposta alla domanda che probabilmente tutti gli uomini si pongono a più riprese ogni giorno ovvero “cosa pensano le donne?”. Giulia Blasi ci racconta la sua storia, e se è vero che dal particolare si può risalire al generale, avere orecchie per intendere potrebbe far bene a ogni lettore.