Prima dell'alba di una mattina del gennaio 1995, il telefono squillò a casa di
Michael A. Cox Sr., un agente di polizia di Boston. Rispose la moglie: l'uomo era stato ferito. Mentre due suoi colleghi la portavano al pronto soccorso, lei chiese cosa fosse successo e le fu detto: "
è scivolato su un pezzo di ghiaccio e ha battuto la testa". Era un
bugia, bella e buona. L'agente Cox, che è
afroamericano, quel giorno era in borghese ed era stato
scambiato per un sospetto omicida dopo un inseguimento: un gruppo di suoi colleghi lo aveva
picchiato ferocemente, prendendolo a calci in faccia e colpendolo alla testa con oggetti contundenti. Quando hanno capito chi era, però, non lo hanno soccorso, ma lo hanno
lasciato lì, svenuto e sanguinante.
Rompere il 'codice del silenzio'
Michael Cox, nuovo commissario di polizia di Boston, nel 1995 è stato vittima di aggressione da parte di colleghi poliziotti che lo avevano scambiato per un sospetto omicida (Associated Press)
I fatti di quella notte furono insabbiati dal
codice del silenzio (il 'muro blu'), la legge non scritta che presumeva che gli agenti di polizia si proteggessero l'un l'altro dalle responsabilità. Michael Cox ha trascorso
4 anni in solitudine a combattere in tribunale contro il suo dipartimento prima che i suoi aggressori venissero puniti. Alla fine la città lo ha risarcito per 1,25 milioni di dollari in danni e spese legali. Nel frattempo, però, è stato evitato. Gli furono tagliate le ruote. Ha ricevuto minacce di morte al telefono. non poteva passarla liscia dopo quello che aveva fatto. Perciò è stato straordinario vederlo presentare, la settimana scorsa, come
nuovo commissario della polizia di Boston. Cox, 57 anni, parla raramente del pestaggio, che gli ha provocato danni ai reni, una commozione cerebrale e conseguenze durature del trauma. Ma lo ha fatto nella conferenza stampa davanti a tutta la città, descrivendolo come "non diverso dagli '
incidenti' che sono accaduti in tutto il Paese
alle persone nere e in generale
a quelle di colore".
La polizia a servizio della comunità
"Dopo l'incidente, ho avuto la possibilità di
scegliere se licenziarmi o rimanere, e ho scelto di rimanere, perché credo che la
polizia debba essere
a servizio della comunità", ha detto. "E so che anche gli uomini e le donne con cui lavoro credono nella stessa cosa". La scelta di Cox come commissario di polizia è stata decisiva per il
sindaco Michelle Wu, che è stata eletta l'anno scorso con il mandato di imporre un cambiamento ai centri di potere più radicati della città. Nessuno di questi è più impenetrabile del Dipartimento di Polizia di Boston, che ha una lunghissima
storia di insabbiamento delle violazioni e di ostruzione delle indagini. La scelta del 57enne afroamericano, che ha lavorato nelle forze dell'ordine cittadine per 30 anni prima di diventare capo della polizia di Ann Arbor, in Michigan, nel 2019, ha colto di sorpresa molti a Boston.
Michael Cox ha giurato come commissario di polizia di Boston
La notte dell'incidente
In quella notte di gennaio del 1995 una colonna di auto della polizia entrò in un vicolo cieco del quartiere Mattapan di Boston, inseguendo i sospettati di un omicidio. Il signor Cox, che era nella macchina di testa, saltò fuori e inseguì uno dei sospetti mentre scavalcava una recinzione. Aveva appena raggiunto la rete quando sentì
un colpo secco dietro alla testa. Poi si trovò a terra, cercando di proteggersi il capo con le mani mentre gli agenti lo colpivano e lo prendevano a calci. Cox era da solo e stava cercando di rimettersi in piedi, quando altri due agenti lo trovarono. Uno di loro stava
cercando di ammanettarlo quando
vide il suo distintivo ed esclamò: "Oh, mio Dio". L'agente afroamericano a terra a quel punto svenne. Gli altri se ne andarono. È stata la
quarta aggressione subita da colleghi sulla scena del crimine mentre era in borghese, ha rivelato il signor Cox nel corso della sua causa.
James Burgio, 56 anni, ritenuto
responsabile civile di uso eccessivo della forza e licenziato dalla polizia per il suo ruolo nell'incidente, ha sempre dichiarato di essere stato falsamente identificato come l'aggressore e che altri agenti erano i veri responsabili. Non è mai stato accusato penalmente. Burgio ha descritto quella notte come una "pura bolgia", con più di 20 agenti che convergevano sul luogo dell'incidente dopo un inseguimento: in quelle circostanze
non era poi così sorprendente che un agente nero in borghese potesse essere scambiato per un sospetto. "Nessuno sapeva chi fosse – ha spiegato –. Non è così fuori luogo, se lavori in un quartiere con il
90% di minoranze,
a volte non riesci a capire chi è chi".
La battaglia contro il 'muro blu'
Michael Cox è cresciuto a Roxbury, un quartiere nero nel cuore di Boston, figlio del proprietario di un'azienda di giardinaggio che si è preso cura della sua istruzione, mandandolo in una scuola privata. Al tempo dell'aggressione era "
giovane e ingenuo", ha detto in un'intervista. Mentre si riprendeva dalle ferite, dopo un processo durato sei mesi,
si aspettava delle scuse, ma non sono arrivate. È rimasto scioccato nel constatare che nessuno degli agenti presenti sulla scena ha riferito di aver visto l'aggressione. Gli attivisti speravano che avrebbe reso pubblica la sua denuncia al dipartimento; i suoi colleghi si auguravano che lasciasse perdere la questione. Poi c'era una terza via:
rimanere e combattere. "Gli ho detto che la battaglia più difficile che avrebbe dovuto affrontare sarebbe stata quella dall'interno (della polizia) e che, se avesse scelto di farlo, saremmo stati al suo fianco", ha ricordato la sorella, Cora Davis, 75 anni.
Michael Cox con il sindaco di Boston Michelle Wu
Quasi un anno dopo l'aggressione, il signor Cox ha intentato
una causa contro la città e diversi agenti, sostenendo che i suoi diritti civili erano stati violati e che il dipartimento tollerava un uso eccessivo della forza contro le persone di colore. Quattro anni dopo,
tre agenti, tra cui Burgio, sono stati
licenziati dalla polizia e
ritenuti civilmente responsabili per alcuni elementi dell'aggressione. Uno di loro, David C. Williams, è stato reintegrato nel 2005. Non sono mai state presentate accuse penali; nel 2000, il procuratore federale ha spiegato con rammarico di essersi "
scontrato con un muro blu".
La voglia di cambiare le cose
Il nuovo commissario di polizia di Boston, dopo anni di silenzio in pubblico sull'accaduto, oggi descrive l'esperienza come un
risveglio, da cui è nato il desiderio di capire meglio perché i
dipartimenti di polizia funzionano in quel modo, che lo ha spinto anche a conseguire
due lauree specialistiche, in giustizia penale e amministrazione aziendale. "All'epoca non capivo perché mi fosse successo – ha detto Cox alla conferenza stampa di presentazione –. Mi sono sentito violato. Mi sono chiesto:
come può un essere umano fare una cosa del genere a un altro essere umano? Per me, la ricerca di risposte e il pensiero che le mie risposte, forse, avrebbero potuto
cambiare le cose, è stata una forza trainante". Di una cosa era certo: andarsene non avrebbe portato a nulla. "Il solo fatto che io sia presente", ha detto, "ricorda ad alcune persone che queste cose esistono".