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Dalle proteste delle Canarie a Minorca, l’isola delle Baleari che già applica l’eco-tassa

La piccola perla dell’arcipelago spagnolo, riconosciuta "Riserva della biosfera" dall'UNESCO, da otto anni ha introdotto l’eco-tassa e ha detto no alla cementificazione selvaggia, puntando su un turismo slow e sulla bellezza della natura

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
23 aprile 2024
Spiaggia dell'isola di Minorca

Spiaggia dell'isola di Minorca

Dalle Canarie arriva un secco no al turismo di massa al grido di “Le Canarie hanno un limite”. Una battaglia sacrosanta che nei giorni scorsi ha visto sfilare nelle piazze dell’arcipelago decine di migliaia di persone in cortei pacifici, ma determinati a portare a casa un risultato concreto. Una mobilitazione che ha tutta l’aria di essere solo la punta dell’iceberg di un movimento che, da tempo e silenziosamente, si batte per contrastare lo sfruttamento delle risorse ambientali e naturali di luoghi di assoluto pregio ormai vittime di un modello di sviluppo votato alla cementificazione e alla generazione di un’economia nelle mani di pochissimi. Stando alle informazioni diffuse dalle autorità locali, pare che i manifestanti fossero in totale sessantamila sparsi nelle otto isole dell’Atlantico. Ad aver aderito alla manifestazione anche città del continente tra cui Malaga, Granada, Madrid, Barcellona, Amsterdam e Berlino. Segnalati cortei addirittura a Londra.

La mobilitazione

Ad aver dato il via alla mobilitazione le associazioni ecologiste. Nella loro opinione, il turismo di massa non solo non rappresenta un elemento capace di accrescere la ricchezza del Paese in maniera eguale, ma rende persino difficile la convivenza tra visitatori e cittadini. Un overbooking che pare non andare giù ai residenti che, evidentemente, non trovano beneficio nel dover dividere la meraviglia naturale in cui sono nati con eserciti di turisti che, di settimana in settimana, sbarcano, si divertono, si abbronzano e se ne vanno. A giudicare dai numeri relativi all’economia interna delle Canarie, la situazione pare essere davvero complessa: i 13,9 milioni di turisti arrivati sulle isole - a fronte di 2,2 milioni di abitanti - non hanno contribuito a combattere il 33% di popolazione a rischio emarginazione.

"Basta turismo di massa". Le Canarie in rivolta
"Basta turismo di massa". Le Canarie in rivolta

L’idea dell’eco-tassa

Lotta senza quartiere anche alla cementificazione. Secondo chi alle Canarie ha visto la luce, serve mettere un freno alla costruzione selvaggia di strutture ricettive, optando per soluzioni eco-compatibili. Tra le proposte portate in piazza dai manifestanti anche l’introduzione di una eco-tassa per i turisti, una moratoria turistica e strumenti normativi attraverso cui permettere a residenti e lavoratori di poter affittare o acquistare casa sulle isole a prezzi ragionevoli.

Minorca punta sul turismo slow

Sul fronte eco-tassa e salvaguardia dell’ambiente, la ugualmente spagnola Minorca, isola dell’arcipelago delle Baleari, è letteralmente proiettata nel futuro. Ormai da anni, ha deciso di puntare su un turismo slow ed eco-sostenibile. Ciclisti, amanti del trekking o delle passeggiate a cavallo sono i benvenuti. Estremamente affezionata a culture e tradizioni locali, la cittadinanza menorchina ha saputo mettere un freno al turismo di massa e alla cementificazione, scommettendo su un incoming decisamente meno caotico e festaiolo delle vicine Ibiza e Maiorca.

Nel tempo, non sono mancati i tentativi di cementificare e costruire hotel e resort. In alcuni casi, sono andati a segno, ma per la maggior parte l’isola è riuscita a difendere la bellezza della natura che la contraddistingue.

Minorca
Minorca

Nel 1993, Minorca è stata riconosciuta dall'Unesco “Riserva della biosfera”. Un titolo che ha aperto la strada a un turismo davvero all’insegna dell’ecologia. Un percorso che ha saputo generare anche vantaggi economici sia in termini di promozione del territorio che di reperimento di risorse finalizzate allo sviluppo e alla mobilità sostenibili e all'innovazione in ambito agricolo.

Dal canto suo, il governo dell’isola da otto anni ha istituito un'imposta per il turismo sostenibile. Una eco-tassa da 1 a 4 euro al giorno - dipendentemente dalla categoria della struttura prenotata - che viene aggiunta alla tassa di soggiorno, allo scopo di finanziare progetti green. Le critiche, neanche a dirlo, non sono mancate, soprattutto da parte dei big del turismo e di chi si occupa del settore immobiliare. A fronte di ciò, i piccoli e medi operatori hanno registrato un aumento del fatturato e l’isola ha messo al sicuro vivibilità e biodiversità.

Un modello in scala (l'isola ha un diametro massimo di 50 km e appena 209 km di costa) interessante, utile e replicabile. Le isole Canarie - e pure quelle italiane - tendano le orecchie e prenotino un weekend all’insegna dell’esportazione di buone pratiche e politiche davvero green.