Caso Ilaria Salis, la lezione di La Russa: "Difendo antifascista? Non c'entra, conta la tutela dei diritti"

Il discorso del presidente del Senato, La Russa, subito dopo l'incontro con il padre di Ilaria Salis, è quello che ci aspetteremmo da ogni politico, di destra e di sinistra

di TERESA SCARCELLA
2 febbraio 2024
Roberto Salis, nessun commento, farà nota La Russa

Roberto Salis, nessun commento, farà nota La Russa

Ilaria Salis, prima ancora di essere antifascista, prima ancora di essere presunta colpevole, è una persona. "Stiamo parlando di una italiana che, al di là del giudizio che uno può dare, delle sue idee, e del modo con cui traduce le sue idee, se il fatto è vero o non è vero che lei partecipava a quella spedizione, è comunque una cittadina italiana per la quale è giusto siano tutelati i diritti della persona". Con queste parole il presidente del Senato, Ignazio La Russa, mette a tacere (o almeno si spera) quelli che sono stati in questi giorni i dibattiti ideologici, più che politici, sul caso Salis. Da entrambe le parti.
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Roberto Salis (Photo by Ferenc ISZA / AFP)

L'incontro con il padre, Roberto Salis

L'intervento arriva dopo l'incontro con il padre della 39enne detenuta in Ungheria, Roberto Salis. "Un incontro molto cortese - ha detto La Russa subito dopo - Ricordatevi che io prima di fare il politico sono avvocato penalista, di carcere. Quindi per me non è difficile immedesimarmi nel desiderio del padre, prima di tutto, che sia rispettata la dignità della figlia imputata". "Al di là del merito del processo su cui non posso dire naturalmente nulla, mi esprimo fortemente sul diritto alla dignità della ragazza nell'esposizione delle famose catene, che ci sono in tanti Paesi e in parte anche in Italia.  L'importante è che non vi sia una esibizione dei modi con cui la sicurezza viene assicurata".

La Russa: "Non conta il merito della vicenda"

E poi, inaspettatamente ma altrettanto intelligentemente, a chi gli ha domandato se difende "una militante antifascista" ha risposto: "Sì, perché non c'entra il merito della vicenda". Una risposta secca e chiara con cui La Russa dà una lezione a tutti i suoi colleghi, soprattutto quelli della Lega che, nei giorni scorsi, avevano attaccato Salis tirando fuori una storia del 2017 quando la 39enne, a loro avviso, sarebbe stata tra i protagonisti di un assalto ai danni di un gazebo della Lega a Monza. Fatto per cui, ha spiegato poi l'avvocato, è stata assolta.
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L'entrata in aula di Ilaria Salis per la prima udienza del processo (Ansa)

Domiciliari per Ilaria Salis

A mettere d'accordo tutti, o quasi, sono state le famose immagini arrivate dal tribunale ungherese il 29 gennaio scorso, quando Ilaria Salis è stata portata in aula con le catene a polsi e caviglie. La Russa si è espresso anche sulla sua detenzione e sulla possibilità dei domiciliari che "non attiene al grado di responsabilità per i fatti contestati, se possono essere concessi, e il fatto che li abbiano respinti ma esaminati significa che in teoria possono essere concessi. Io non sono contrario, anzi, sono estremamente favorevole - dice La Russa - Poi però decide liberamente la magistratura ungherese. La decisione dei domiciliari non può essere nostra. Ci può essere per esempio la disponibilità del luogo in Ungheria, in attesa di un'eventuale richiesta in Italia, e potrebbe essere l'ambasciata". Il caso Ilaria Salis sbarcherà al Parlamento europeo lunedì prossimo. La vicenda della cittadina italiana detenuta a Budapest sarà discussa nella sessione plenaria dell’Eurocamera nel pomeriggio del 5 febbraio.

L'Ue e lo stato di diritto

Al di là delle posizioni ideologiche, come ha detto anche lo stesso La Russa, e soprattutto al di là delle responsabilità di Ilaria Salis in quell'aggressione (che, ricordiamo, saranno accertate da chi di competenza, non dai giornalisti né dai politici) è su questo che, a nostro avviso, deve intervenire la politica. Non sulla colpevolezza, né sulla professionalità di Ilaria Salis come insegnante (le frizioni tra la morale personale e la carica o il ruolo ricoperto è un tema enorme nel nostro Paese, pieno zeppo di precedenti da menzionare e di conigli da estrarre dal cilindro). Ma sul rispetto o meno dello stato di diritto da parte dell'Ungheria in qualità di stato membro dell'Unione Europea. Dopotutto quello delle condizioni della detenzione carceraria è un tema su cui perfino il nostro Paese non ha sempre avuto - e non ha ancora oggi - la coscienza pulita. Basta dare una veloce occhiata ai numeri delle carceri e dei suicidi dietro le sbarre.