Festa del Papà, il congedo di paternità: come funziona e quali sono i limiti

Pur avendone diritto, un terzo dei padri italiani continua a rinunciarvi. Tra stereotipi di genere, pressioni sociali e timori lavorativi, ecco cosa ostacola una vera condivisione della genitorialità

di CLARA LATORRACA
19 marzo 2025
I dati sul congedo di paternità

I dati sul congedo di paternità

Nella giornata della Festa del Papà, che celebra la genitorialità maschile e i suoi valori, i dati continuano a dipingere un quadro in cui lo squilibrio tra i generi, nei compiti di accudimento famigliare dei e delle figlie, permane ancora con forza. È quanto afferma il report diffuso da INPS e Save the Children, proprio in occasione della Festa del Papà, riguardante la misura del congedo di paternità e il suo utilizzo in Italia. 

Come spiega Gabriele Fava, presidente INPS, promuovere il congedo di paternità produce effetti concreti: “Favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne”. Un passo fondamentale per una reale parità di genere all’interno delle famiglie italiane.

Un trend positivo 

La buona notizia è che l’utilizzo di questa misura è cresciuto nel tempo, “passando dal 19,2% dei padri aventi diritto nel 2013 al 64, 5% nel 2023”, si legge nel report, che precisa che la crescita “è stata più marcata nei primi anni e più contenuta negli ultimi, con una differenza di soli 0,5 punti percentuali tra il 2023 e il 2022”. Ad oggi, sono 3 su 5 i padri italiani che sfruttano il congedo di paternità, anche se lo Stivale è attraversato da differenze anche in questo ambito. 

Differenze territoriali e contrattuali

L’uso del congedo di paternità non è infatti omogeneo sul territorio nazionale: se al Nord, viene utilizzato dal 76% dei padri aventi diritto, al Centro la percentuale scende al 67% e al Sud e nelle Isole si dimezza, divenendo del 44%. “A livello regionale, la sua fruizione va dalla percentuale più bassa della regione Calabria a quella più alta della regione Veneto”, spiegano INPS e Save the Children. Ci sono poi differenze legate ai contratti di lavoro: ad usufruire del congedo sono maggiormente i padri che "hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70%), a fronte di quanti ne hanno uno a tempo determinato (il 40%) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20%)”. Anche il reddito conta: il tasso di utilizzo scende allo scendere del reddito annuo, dall’83% nella fascia più alta al 66% in quella più bassa.

I limiti del congedo di paternità in Italia

“Nonostante i segnali positivi che i dati sulla fruizione del congedo di paternità ci mostrano, c’è ancora molto da fare per favorire un’equa condivisione della cura tra madri e padri”, spiega Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save The Children. “La genitorialità condivisa migliora il benessere di bambini e bambine e tutela il loro diritto fondamentale a una crescita serena in un contesto affettivo ed educativo protetto”, aggiunge Fatarella, secondo cui questa misura andrebbe ulteriormente rafforzata, andando a comprendere tutti i lavoratori - non solo quelli dipendenti-, e allungando il periodo di congedo. Dal 2022, nel Bel Paese i padri lavoratori dipendenti hanno diritto a un congedo obbligatorio di 10 giorni lavorativi, retribuito al 100%. Questo periodo può essere utilizzato da due mesi prima fino a cinque mesi dopo la nascita del figlio. La durata del congedo di paternità in Italia corrisponde al minimo imposto dall’Unione Europea ai suoi Stati membri. Il confronto con altri contesti non mette il nostro Paese esattamente in buona luce: la Svezia, paese più virtuoso, non prevede differenze tra i diritti della madre e quelli del padre e prevede 480 giorni di congedo parentale fino al compimento dei 9 anni del figlio o figlia; nella più vicina Spagna, sia i padri che le madri hanno diritto a 16 settimane di congedo parentale ciascuno, retribuito al 100%; in Francia, I padri hanno diritto a 28 giorni di congedo, suddivisi in 3 giorni di "congedo di nascita" e 25 giorni di "congedo di paternità e di cura dei figli".

Perché non tutti ne usufruiscono?

Il congedo di paternità dovrebbe essere obbligatorio, ma, come abbiamo visto, non tutti ne usufruiscono. La legge non prevede sanzioni per i padri che non lo richiedono: in pratica, l'obbligatorietà è più una tutela del diritto che un vero e proprio obbligo con conseguenze legali. Se il lavoratore non fa richiesta, l’INPS e il datore di lavoro non lo forzano a usufruirne. I motivi per cui molti padri non sfruttano questa misura sono diversi. In primo luogo, c’è la questione della consapevolezza: secondo uno studio del progetto 4e-parent, realizzato nel 2024 su un campione di 1023 dipendenti di aziende private del Nord Italia, il 33% dei padri che non ha utilizzato il congedo non sapeva di poterlo fare e il 14% temeva di avere problemi sul posto di lavoro. C’è poi anche un tema culturale legato agli stereotipi di genere e alla convinzione che il ruolo genitoriale debba spettare prevalentemente alla madre: sempre secondo lo stesso studio, il 53% dei padri che non ha utilizzato il congedo ha dichiarato che la presenza della partner a casa è stata un motivo per non approfittare della misura. Entrano in gioco poi anche le pressioni esterne alla famiglia, per cui anche a livello sociale, in molti casi, non ci si aspetta che il padre svolga un grande ruolo nella crescita dei figli. Il problema non è quindi solo normativo, ma sociale: la figura paterna è ancora vista come un supporto alla madre, piuttosto che un caregiver attivo. Per cambiare quesFeta mentalità, aiuterebbero sicuramente incentivi economici che rendano il congedo più attraente e politiche aziendali che ne favoriscano l’accesso senza ripercussioni sulla carriera, ma il cambiamento passa anche dall’educazione e dalla sensibilizzazione: promuovere modelli di paternità attiva sin dalla scuola potrebbe essere la chiave per superare una mentalità che, di fatto, penalizza sia le donne che gli uomini.