In Italia sempre più donne scelgono il social freezing. Un “rimedio” all’orologio biologico, ma resta un privilegio per poche

Cresce il numero di chi decide di congelare i propri ovociti per posticipare la maternità, ma nel nostro paese l’accesso a questa tecnica è a carico della paziente e resta un lusso per poche. Il social freezing è davvero una soluzione o solo un sintomo di un problema più grande?

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
20 marzo 2025
Aumentano le donne che scelgono la crioconservazione degli ovociti

Aumentano le donne che scelgono la crioconservazione degli ovociti

Avete mai sentito parlare di social freezing? Se la risposta è no, sappiate che potrebbe essere una delle soluzioni a parte dei problemi della nostra epoca. In un'Italia che invecchia e fa sempre meno figli, il crescente ricorso alla crioconservazione degli ovociti merita attenzione non solo dal punto di vista medico, ma anche sociale ed economico.

Cos’è il social freezing

In sostanza, il social freezing permette di congelare gli ovociti per mantenerli fertili a lungo e procreare anche quando il corpo femminile non lo consentirebbe più. Un rimedio all’orologio biologico, un tentativo di fermare il tempo, freezarlo, e dimostrare che, grazie alla scienza, è possibile non solo superare i limiti biologici, ma anche contrastare gli stereotipi di genere e l’iniquità di un Paese che continua a non essere un posto per donne.

I numeri

Secondo i dati del gruppo Genera, il più grande network italiano di centri specializzati in medicina della riproduzione, tra il 2023 e il 2024 il numero di donne che hanno scelto di congelare i propri ovociti è aumentato del 50%. Un dato che racconta come posticipare la maternità sia, in molti casi, una necessità più che un desiderio. Sia chiaro, c’è anche chi, in una società malmessa come la nostra, ai figli non pensa affatto, ma il punto è un altro: ci sono donne che vorrebbero avere figli, ma poi... Il social freezing nasce proprio per rispondere a questa esigenza, anche se inizialmente era riservato alle donne che, a causa di patologie, rischiavano di perdere la fertilità. In poco tempo, però, è diventato una soluzione anche per chi sceglie di posticipare la gravidanza per motivi economici, professionali o personali. Quasi un obbligo in un Paese in cui le donne devono ancora mediare tra ambizioni e pressioni sociali, tra precarietà lavorativa e l'assenza di vere politiche familiari.

Una scelta non accessibile a tutte

Social freezing sì, dunque? Sicuramente, è un’opzione di cui si dovrebbe parlare molto di più, se non altro per consentire a tutte di valutarla consapevolmente. Il problema è che, oggi, questa scelta non è accessibile a tutte: tranne nei casi in cui patologie mettono a rischio la fertilità, il costo è interamente a carico delle pazienti, rendendolo un privilegio riservato a poche. Un’ingiustizia che sottolinea un problema più grande: le donne non dovrebbero essere costrette a scegliere tra realizzazione professionale e maternità, tra sicurezza economica e desiderio di un figlio. L’aumento delle richieste di crioconservazione ovocitaria è il segnale di una società in trasformazione, ma anche di una disuguaglianza strutturale che grava ancora sulle spalle delle donne. Se davvero vogliamo contrastare la denatalità e garantire una reale parità di genere, servono politiche concrete: rendere il social freezing più accessibile, sostenibile e inclusivo, ripensare il welfare, garantire un futuro in cui diventare genitori non sia una rinuncia forzata sono solo alcune delle priorità. Perché il diritto a costruire il proprio futuro riproduttivo non dovrebbe essere un lusso, ma una possibilità reale per tutte.