Uomini che rifiutano il privilegio maschile. “Basta machismo e sesso come performance, mi ricostruisco come uomo. E sono libero”

Fioriscono i centri di auto-aiuto per uomini che vogliono prendersi la responsabilità del cambiamento, rifiutano gli stereotipi del patriarcato e decostruiscono (per costruire) la loro identità di maschi

di MIRKO DI MEO
19 marzo 2025
Aumentano i gruppi di auto-aiuto maschile, per decostruire la mascolinità

Aumentano i gruppi di auto-aiuto maschile, per decostruire la mascolinità

Nell’economia, nella politica, nei posti di lavoro, in famiglia. Un po’ ovunque, nella nostra società, è possibile toccare con mano il privilegio maschile. Un “gender gap” che si manifesta in ogni ambito: dalle disuguaglianze salariali alla predominanza nei ruoli di comando, fino al controllo dei corpi femminili e delle minoranze che non si conformano ai modelli eteronormativi. La capacità di affermare se stessi e di scegliere è una libertà che spesso viene sottratta, non solo attraverso atti violenti, ma soprattutto tramite il controllo quotidiano di azioni e scelte altrui. E questo non è solo un problema di chi ne subisce le conseguenze (che nella forma più estrema sfociano nella violenza di genere), ma anche (e forse soprattutto) di chi esercita il privilegio maschile

Il cambiamento inizia dalla consapevolezza

Il cambiamento inizia proprio dalla consapevolezza di quanto sia radicata la cultura del possesso e del controllo, che trova espressione anche nei gesti quotidiani e nelle frasi che limitano la libertà e l’autodeterminazione delle donne. L’esercizio della responsabilità non è solo una questione di atteggiamenti, ma anche di azioni concrete per smantellare le strutture di potere che ci definiscono.

I gruppi di aiuto-aiuto maschili

Negli ultimi anni sono sorti diversi gruppi di auto-aiuto, come MicaMacho, per uomini che vogliono intraprendere un percorso di decostruzione. Si tratta di collettivi esclusivamente maschili che intendono ripensare il concetto stesso di maschile. Una voce che rappresenta gli uomini stanchi della virilità machista, che vogliono vivere modi nuovi e diversi di essere maschi, come si legge nella descrizione dei profili social dell’associazione.

La testimonianza di Giovanni

Molti uomini sono spinti “dal senso di solitudine – ha dichiarato Giovanni (nome di fantasia), uno dei partecipanti ai gruppi di MicaMacho – dall’idea di non sapere cosa significhi essere uomo. Non avere le parole, se non quelle stereotipate del dibattito sociale”. Grazie agli incontri, “si crea un confronto con gli altri uomini, in cui ci si racconta e ci si scopre insieme. Si tratta di un regalo – continua – poiché dopo ogni esperienza avviene una sorta di rinascita. Certo, sono emotivamente distruggenti, ma essenziali”.

La ricostruzione del maschile

La ricostruzione del maschile è un percorso costante che non termina mai: “Io ho capito, per esempio, che la mia idea di uomo era completamente stereotipata. Distruggerla è stato facile, più complesso è il processo di costruzione di una nuova pratica del maschile. Faccio un esempio: prima si pensava erroneamente che pagare la cena a una donna significasse automaticamente avere il suo consenso per un rapporto sessuale. Questo rituale non è più vero: il consenso non si basa sul potere economico. La difficoltà sta nell’ideare un nuovo rituale. Banalmente imparare a chiedere e parlare di consenso”.

Le insidie del patriarcato: il significato del sesso

La decostruzione è una pratica quotidiana, ma le insidie del patriarcato sono molte. “Ogni giorno mi devo confrontare con l’educazione che ho ricevuto. Difficile è stato abbandonare il significato che è stato attribuito al sesso. Sono cresciuto soffrendo per non avere avuto relazioni sessuali con donne fino all’università. Ho vissuto il sesso come una performance. L’identità maschile si costruisce sulla quantità di sesso praticato e sul racconto che se ne fa con altri uomini. È stato difficile lasciare andare l’idea che devo fare sesso per affermarmi. Prima credevo che essere uomo significasse avere sempre voglia. Ora mi sento più libero, perché decido di farlo quando voglio”.

Interrogarsi sulla propria identità

Il punto di forza di un percorso di autocoscienza “risiede nel fatto che ti conduce a riflettere sul potere che eserciti e ti costringe a chiederti se le modalità di interazione che hai con una donna siano rispettose”. “Interrogarsi sulla propria identità di uomo è faticoso e modifica anche l’assetto delle persone che ti circondano. Ho rafforzato alcuni legami: amici d’infanzia, per esempio, hanno trovato in me un alleato, una persona con cui confrontarsi e conoscersi meglio. Altri, invece, si sono spaventati, anche per le parole che utilizzo: termini come patriarcato, femminismo, responsabilità incutono timore. Io sto pagando il prezzo della mia libertà. La libertà ha un costo elevato, perché non a tutti piace. Ho scelto di rinunciare al mio privilegio. Mi è capitato di indossare abiti più femminili e di rischiare un'aggressione per strada. Ho perso consapevolmente il privilegio, preferendo la libertà di essere me stesso e di vivere la mia mascolinità come desidero io, e non come gli altri si aspettano da me”.