Lascia o raddoppia? Potremmo definire così il tragitto del corso in Teorie di genere e queer tenuto dal professor Federico Zappino che, nelle scorse settimane, è finito nel mirino dell’ex sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, già firmatario della risoluzione contro l’educazione affettiva nelle scuole. Una misura che, nel titolo, invita le scuole a ripristinare sul piano didattico l’insegnamento del rispetto delle differenze mentre, nel contenuto, afferma come le uniche differenze plausibili siano quelle tra uomo e donna, riducendo il tutto ad uno stretto binarismo di genere. Lo stesso Sasso, in precedenza, aveva definito l’educazione affettiva “una porcheria e una nefandezza” se rivolta agli istituti primari.
Una posizione che, alla luce delle ultime controversie tra il membro della Camera e l’Università di Cagliari, deve essersi profondamente radicalizzata nel tempo. Lo stesso parlamentare, eletto tra le fila della Lega, si è infatti scagliato contro il corso di studi in Teorie di gender e queer del quale il professor Zappino detiene la cattedra presso l’Università di Sassari.
Come è possibile leggere dalla scheda d’esame, inserita all’interno del percorso di studi in Scienze politiche dell’ateneo sardo, l'insegnamento “mira a introdurre nell'offerta formativa il contributo critico delle teorie di genere e queer allo studio del potere, della politica e della società. Più nello specifico, il corso si propone di offrire strumenti volti a indagare i presupposti strutturali della discriminazione, della diseguaglianza e della violenza di genere e sessuale, anche in relazione ad altre (es. razziali; abiliste; di classe); di favorire l’acquisizione di competenze teoriche di genere e queer, anche in chiave storica; di agevolare l'applicazione di tali competenze all’analisi di casi e problemi, con particolare attenzione al rapporto fra la dimensione materiale e culturale delle questioni affrontate”.
L’attacco di Sasso su X
Obiettivi formativi che hanno incontrato la totale avversione di Sasso, da sempre fantino di uno dei cavalli di battaglia più efficaci della destra conservatrice: il contrasto all’ideologia gender. Su X, neanche un mese fa, l’ex sottosegretario si è scagliato, infatti, in una profonda invettiva contro il corso di studi: “Non bastavano gli incontri nelle scuole con esperti esterni attivisti lgbtqi e proprio pochi giorni fa il laboratorio per bambini trans all'università di Roma. Oggi la scoperta di un esame universitario eclatante, addirittura un corso intero denominato "teoria queer". Zappino certifica tutto quello che noi abbiamo sempre detto e combattuto, non nasconde la mano e rivendica con orgoglio il suo operato, a differenza di altri che utilizzano la lotta alle discriminazioni come cavallo di troia per propalare l'ideologia gender”.
E ancora: “Lui l'ideologia gender la eleva a materia universitaria. Ha ragione Zappino quando dice che stiamo facendo le barricate contro il gender. Ma non mi basta. Quel corso va rimosso e che nessuno mi venga a ciarlare di libertà della ricerca. Qui per me si è davvero oltrepassato ogni limite, qui con soldi pubblici si fa espressamente e volutamente insegnamento di ideologia gender e teoria queer. Mi auguro che il Ministro Annamaria Bernini intervenga quanto prima e che tutti gli alleati di centrodestra seguano la Lega. Noi non molliamo di un centimetro”.
La risposta degli atenei sardi
Un tweet pesantissimo, che avalla possibili ingerenze politiche nella ricerca universitaria, al quale le facoltà sarde hanno deciso di rispondere in modo deciso. Massimo Arcangeli, docente, linguista e sociologo all'Università cagliaritana, ha infatti invitato Zappino al convegno “Linguaggio, identità di genere, diritti delle persone”, al quale presenziava il rettore Francesco Mola. Un incontro che, nelle parole di Arcangeli, segna solo il punto di partenza di quella che i docenti e l’ateneo sperano possa evolversi in una collaborazione ben più profonda.
Zappino, accettando l’invito di Arcangeli, ha dichiarato: “Dobbiamo augurarci sempre che la scuola, l'università, a tutti i livelli, sia sempre il luogo che incoraggi le persone più giovani a essere motori della trasformazione sociale e mai della regressione sociale, perché quando i giovani vengono messi nella condizione di non avere più strumenti critici per interpretare il cambiamento, per essere motori, agenti del cambiamento, lì si innescano le regressioni di cui forse abbiamo già troppa evidenza”.