Crisi climatica, le donne sono più a rischio: servono leadership femminili

La crisi climatica non colpisce tutti allo stesso modo. Le donne, soprattutto nei Paesi poveri, subiscono disuguaglianze economiche, rischi sanitari e violenze spesso ignorate. Per affrontare davvero questa emergenza serve il loro contributo nei luoghi decisionali.

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
2 dicembre 2024

Michelle Bachelet, ex Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani

E se vi dicessimo che a pagare il prezzo più alto della crisi climatica sono le donne? Sì, avete letto bene. Anche in questo ambito, le differenze di genere emergono con forza. Una ricerca australiana ha evidenziato che le donne sperimentano impatti sulla salute più acuti rispetto agli uomini. Particolarmente vulnerabili sono le donne in gravidanza e le madri che allattano : durante eventi estremi, accedere a una cura sanitaria adeguata diventa una sfida particolarmente ardua.

E le difficoltà non finire qui. La crisi climatica porta con sé un'altra piaga spesso taciuta: la violenza . Michelle Bachelet, ex Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha denunciato che per molte donne migranti o profughe climatiche il rischio di subire violenza sessuale è elevato. Nei rifugi di emergenza, nelle tende o nei campi, momenti come il sonno, l'igiene personale o la vestizione possono trasformarsi in situazioni di pericolo.

A questo si aggiungono le disuguaglianze economiche . In molte parti del mondo, le donne lavorano in posizioni socio-economiche svantaggiate, ei disastri climatici non fanno che aggravare queste disparità . Nei paesi poveri, ad esempio, sono spesso le donne a lavorare nei campi, esponendosi così a rischi ambientali maggiori. Inoltre, non hanno accesso a mezzi di trasporto privati, né sempre a quelli pubblici, e si fanno carico anche della cura della famiglia . Vittime invisibili, quasi sempre ignorate.

E pensare che, essendo in prima linea nell'affrontare queste sfide, le donne potrebbero proporre soluzioni pragmatiche e innovative per affrontare questa sfida epocale che non consente errori o ripensamenti. Non è un caso che le governance femminili, più sensibili alle tematiche ambientali, siano associate a una maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni di carbonio e alla tutela della biodiversità. Il dato è inconfutabile: per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030 , servire più donne nei luoghi decisionali, perché solo così si potranno garantire pari diritti, tutele e uno sguardo davvero green  e inclusivo, magari avviando percorsi di formazione specifica e mirata per costruire una leadership femminile sempre più declinata alla sostenibilità.

E se state pensando al nostro Paese, alla Commissione europea e alle timidissime politiche ambientali che le donne che alla loro guida stanno mettendo in atto, vi fermiamo subito: due rondini non fanno primavera, piuttosto, potrebbero rappresentare l'eccezione che conferma la regola.