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Ddl diffamazione, il carcere per i giornalisti è l’ennesimo attacco alla libertà di informazione

L’emendamento di Berrino (FdI) fa insorgere l’opposizione e fa spaccare la maggioranza, ma soprattutto preoccupa il mondo del giornalismo. Il presidente dell’Odg: “Grave passo indietro”

di CHIARA CARAVELLI -
14 aprile 2024
Giornalismo e libertà di informazione

Giornalismo e libertà di informazione

L’obiettivo era quello di eliminare il carcere per i giornalisti nei casi di diffamazione, ma il blitz di Fratelli d’Italia ha cambiato tutto. Nello specifico, il disegno di legge all’esame della Commissione Giustizia del Senato mirava a togliere il carcere per i cronisti, fin quando il senatore meloniano e capogruppo di Fdi in Commissione, Gianni Berrino, non ha presentato degli emendamenti al testo con i quali non solo si chiede che il carcere non sia eliminato, ma al contrario che vengano inasprite le pene per i giornalisti.

++ Diffamazione: carcere per i cronisti fino a 4 anni e mezzo ++
++ Diffamazione: carcere per i cronisti fino a 4 anni e mezzo ++

Cosa prevede l’emendamento

In particolare, la detenzione fino a 3 anni e la multa fino a 120mila euro per “condotte reiterate e coordinate” di diffusione di notizie false. Prevista anche la pena accessoria dell’interdizione dalla professione di giornalista per un periodo da tre mesi a tre anni. “Chiunque – si legge negli emendamenti – con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa o degli altri prodotti editoriali registrati di cui all’articolo 1, comma 2, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l’evento si verifica, con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 50.000 a euro 120.000”.

Inoltre, "quando le condotte di cui al primo comma consistono nell’attribuzione, a taluno che si sa innocente, di fatti costituenti reato, la pena è aumentata da un terzo alla metà”.

Le polemiche

Quindi la condanna potrebbe arrivare anche a 4 anni. Gli emendamenti presentati da Berrino hanno immediatamente scatenato le polemiche, soprattutto tra le fila dell’opposizione con Partito Democratico e Movimento 5 Stelle all’attacco. “Il carcere per i giornalisti è un retaggio barbaro – così alcuni senatori dem in una nota – condannato a più riprese da organismi europei e dalla Corte costituzionale. Una cosa gravissima, un segnale pesantissimo. Un attacco frontale che si inserisce in un testo base colpevolizzante che, anziché tutelare i giornalisti, prevede multe e sanzioni proprio nei loro confronti. La diffamazione a mezzo stampa è già tutelata da leggi. A non essere protetto è il lavoro dei cronisti che, spesso con coraggio e senza tutele, svolgono un lavoro d’inchiesta prezioso per la libertà di informazione e per la società. Questa maggioranza ogni giorno dimostra insofferenza e fastidio per i controlli, i 'contropoteri'. Per il giornalismo d’inchiesta. È un allarme che lanciamo. La nostra opposizione sarà per questo molto dura”.

Per la senatrice di Avs, Ilaria Cucchi, si tratta di una "vera e propria forma di intimidazione inaccettabile contro i giornalisti e un modo per silenziare gli organi di informazione”.

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Critiche sono piovute anche dal Movimento 5 Stelle, con la senatrice pentastellata e componente della commissione di vigilanza Rai, Dolores Bevilacqua: “Se davvero – le sue parole – la maggioranza andrà avanti e voterà gli emendamenti al ddl saremmo di fronte a una deriva pericolosissima. Sono troppi i campanelli d'allarme per la libera informazione con questo governo. Si sta superando un limite che un Paese come l'Italia non può permettersi di varcare. Faremo di tutto per impedirlo, ma confidiamo in un barlume di coscienza nella maggioranza per arginare chi sta promuovendo una norma del genere”.

Le reazioni della Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti

A puntare il dito contro Berrino e Fratelli d’Italia sono stati la Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) e l’Ordine dei giornalisti. Per la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, il carcere per i giornalisti “è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l'orbanizzazione del Paese. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L'auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all'articolo 21 della Costituzione”.

CARLO-BARTOLI-900X600
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All’attacco anche il presidente dell’Odg nazionale, Carlo Bartoli: "L'Italia – sottolinea – è stata più volta richiamata dalle istituzioni europee e dalla Cedu per avere ancora, nel codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte Costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento, nel 2021, a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie”.

Al coro di polemiche si aggiunge anche l’Usigrai: "Siamo di fronte – si legge in una nota – a un fatto gravissimo. Lo è ancora di più se si pensa che l'emendamento arriva dal partito della presidente del Consiglio, visto che la Corte Costituzionale si è espressa chiaramente contro il carcere per i giornalisti e il nostro paese è stato richiamato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e dalle istituzioni”.

Ma se la mossa di Berrino ha creato una bufera nell’opposizione, dall’altra parte ha spaccato la maggioranza. Sia la Lega che Forza Italia hanno infatti preso, anche se timidamente e con imbarazzo, le distanze. Il “no" al carcere per i giornalisti è arrivato anche da Maurizio Lupi di Noi Moderati, dal senatore forzista Pierantonio Zanettin e dalla leghista presidente della seconda Commissione del Senato, Giulia Bongiorno. Dopo la ‘legge bavaglio’, il partito di Giorgia Meloni tenta di limitare ancora di più l’operato della stampa e dei giornalisti.