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Bufera Rai, i dipendenti protestano: “Nessun diktat politico, rispondiamo alla verità e ai cittadini”

Il comunicato stampa del Cdr Rai Approfondimento con cui alcuni dipendenti del servizio pubblico prendono posizione sui fatti di questi giorni e rivendicano la libertà di pensiero e la loro autonomia

di CHIARA CARAVELLI -
16 febbraio 2024

"La Rai che sogniamo non risponde ai diktat dei governi, né quello italiano né tantomeno governi stranieri. Non è proprietà dei suoi alti dirigenti, né di ministri o partiti politici. Non accetta reprimende, censure, tirate di orecchie. Non toglie la parola a nessuno, ma la offre a chi è senza voce. Non teme i conflitti e gli scontri, ma li racconta e li rappresenta, favorendo il dialogo tra diverse idee”.

Parole forti e dure quelle contenute nel comunicato – come riportato da Repubblica – firmato dal Cdr Rai Approfondimento, il sindacato di cui fanno parte trasmissioni come Report, Agorà e Presa diretta. Il riferimento è a quanto successo il giorno dopo Sanremo, nella trasmissione ‘Domenica In’ condotta da Mara Venier, la conduttrice ha letto in diretta un comunicato dell’ad Roberto Sergio in cui esprimeva solidarietà a Israele, dopo che l’ambasciatore israeliano aveva contestato le parole pronunciate sul palco dell’Ariston da alcuni artisti (il riferimento a Ghali, seppur non esplicito, era evidente).

Sugli scontri di questi giorni

Il comunicato continua poi con i dipendenti della tv di Stato che prendono le distanze da quanto accaduto sotto le Rai di diverse città d’Italia. A Napoli, ci sono stati violenti scontri tra le persone in presidio e le forze dell’ordine. Le foto dei manifestanti con il volto coperto di sangue dopo le manganellate della polizia hanno fatto il giro del web. 

È strano come nel nostro Paese un’adunata fascista ad Acca Larentia con tanto di braccia tese e l’urlo di ‘presente’ non presupponga l’intervento delle forze dell’ordine – l’apologia di fascismo è, fino a prova contraria, anticostituzionale – mentre un presidio non violento pro Palestina presuppone che i manifestanti vengano respinti a colpi di manganello.

Scontri davanti alla Rai. Corteo pro Palestina:  i manifestanti premono,  partono le manganellate
Scontri davanti alla Rai. Corteo pro Palestina: i manifestanti premono, partono le manganellate

"Davanti alle sedi della Rai – continua il comunicato – non dovrebbero esserci scontri, ma solo incontri. La Rai che desideriamo non ha bisogno di essere difesa da un cordone di polizia in tenuta antisommossa. Apre invece le porte a tutte e tutti, ascolta, perché è permeabile a ciò che si muove nella società. La Rai che vogliamo ha solo due padroni. I cittadini italiani, tutti. E coloro che ci lavorano: professionisti, tecnici, giornalisti e autori dalla cui competenza, creatività, curiosità nasce il servizio pubblico radiotelevisivo”.

Ma le proteste non si sono fermate solo a Napoli. Ieri a Bologna, davanti alla sede della Rai regionale, si sono verificati scontri tra manifestanti (il presidio era stato indetto dai Giovani Palestinesi) e forze dell’ordine con manganellate e lancio di oggetti. A Venezia, è stata imbrattata la facciata di Palazzo Labia, sede dell’emittente televisiva, con scritte anonime e offensive legate alle polemiche sul conflitto in Medio Oriente. A Genova, i manifestanti hanno cantato Bella Ciao. A Milano, sono apparsi numerosi cartelli con la scritta ‘genocidio’ e ‘censura Rai’ accompagnati dallo slogan ‘Vergogna, siete complici’. Poi Torino e Bari e Firenze.

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Contro ogni diktat

Tornando al comunicato del Cdr Rai Approfondimento, i dipendenti precisano "la Rai che vogliamo è fatta dai suoi giornalisti, professionisti liberi e indipendenti, che rispondono solo ai telespettatori. Non si fa dettare veline dalla politica e dal governo. Neppure dall’editore, che nelle aziende editoriali non può mai decidere sui contenuti. Non prende posizione, persegue il diritto alla verità, non nasconde ciò che il potere vorrebbe celare, stimola il dibattito fornendo strumenti di conoscenza della realtà”.

E ancora: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero’, dice la Costituzione. Questo significa che non ci sono parole vietate, ma solo parole sulle quali ognuno ha diritto di dire la sua. E questo vale anche per la guerra. Il racconto della guerra non può essere dettato dalla collocazione internazionale del nostro Paese. Per questo chiediamo a tutti coloro che ritengono di poter decidere cosa ha diritto di parola nella Rai, di rinunciare alle proprie pretese. Siamo pronti a difendere la nostra autonomia e indipendenza a ogni costo”.

Quello che sta avvenendo all’interno dell’azienda concessionaria del servizio pubblico è sotto gli occhi di tutti, così come il genocidio di Gaza. Ma finché continueremo a non guardare, a girarci dall’altra parte perché ‘se non ne parlo, non esiste’, non cambierà niente. Anzi, peggiorerà e basta.