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Studentessa scomparsa, trovata morta Diana Biondi

Si ipotizza un suicidio legato al rendimento degli esami: la 27enne aveva annunciato la laurea in Lettere moderne ma sarebbe invece stata molto indietro sul piano di studi

di MARIANNA GRAZI -
2 marzo 2023
diana-biondi

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Togliersi la vita per un esame. O due, tre, tutti quelli necessari a far perdere la speranza a una giovane ragazza di 27 anni che, probabilmente, nell'insuccesso universitario ha visto il fallimento della sua intera esistenza. Scomparire per non deludere, per non dare un dispiacere alle persone care. Tanto da uscire di casa, un lunedì mattina, dicendo che sarebbe andata all'università "a ritirare la tesi" e non fare poi più ritorno. Finché il corpo di Diana Biondi non è stato ritrovato, due giorni dopo, in un dirupo a Somma Vesuviana (provincia di Napoli), la sua città. Il suo sorriso, quei bellissimi occhi verdi, spenti per sempre, in un silenzio agghiacciante che sa di insuccesso. Non suo, ma della società che perde l'ennesima studentessa, l'ennesima giovane donna, che non ha trovato il coraggio di chiedere aiuto, e si trova a fare i conti con un problema sempre più urgente.
 
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"Vado in università a ritirare la tesi"

Un suicidio, l'ipotesi più accreditata: la borsetta lasciata sull'inferriata nei pressi di un ristorante chiuso e abbandonato da tempo, "Il Canguro" in una zona isolata, magari l'ultimo sguardo al cellulare, poi spento, e il tragico lancio nel vuoto. A un primo sguardo, al gruppo di giocatori di bocce che stava passando di lì, sembrava fosse un manichino. Poi la drammatica scoperta, intorno alle 18 di mercoledì 1° marzo, quando si è capito, grazie all'intervento delle autorità, che il corpo nel burrone era quello di Diana. La sua famiglia la cercava da lunedì sera, quando non era rientrata da quella che credevano fosse una semplice uscita per sbrigare una formalità in segreteria, alla Federico II di Napoli. Nessun avviso, nessuna risposta a chiamate e sms, cellulare irraggiungibile, nessun messaggio. Il dramma della famiglia Biondi ha inizio e l'epilogo non potrebbe essere dei peggiori.

La scomparsa e le bugie sugli esami

Un silenzio che ha insospettito papà Edoardo, che lunedì sera ne ha denunciato la scomparsa ai carabinieri. Si mettono in modo le indagini e, nel frattempo, si moltiplicano gli appelli sui social per avere notizie di Diana. I genitori rivolgono persino alla trasmissione Rai "Chi l’ha visto?" per chiedere aiuto a chiunque possa fornire delle informazioni preziose per ritrovarla. È stato ancora il padre a raccontare, nel pomeriggio di mercoledì, che la figlia era prossima alla laurea in Lettere Moderne. Una bugia, a quanto pare, visto che dai primi riscontri viene fuori una storia ben diversa, che oggi si tinge di tristezza: la 27enne aveva sostenuto pochi esami all'Università, addirittura non aveva pagato l'ultima retta delle tasse, proprio perché alla famiglia aveva raccontato di essere invece al termine del percorso accademico. Tanto addirittura da aver detto che la discussione della tesi sarebbe stata il giorno successivo, martedì scorso, e di aver già pensato anche alla festa.
laurea

Diana aveva detto ai genitori di essere in procinto di laurearsi, ma in realtà dalle indagini emerge che era fuori corso e indietro con gli esami

Il sindaco: "Stringiamoci alla famiglia di Diana"

"È il momento di essere comunità e raccogliersi attorno alla famiglia di Diana e stringerli in un abbraccio forte. Non lasciamoci andare a considerazioni e giudizi. Lasciamo agli inquirenti la ricostruzione degli eventi", dice oggi Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, al Mattino. "È il momento dell'affetto, del raccoglimento. Il mio appello è a tutta la comunità di Somma Vesuviana affinché si stringa attorno alla famiglia di Diana. Lasciamo agli inquirenti la ricostruzione della dinamica degli eventi. Io come sindaco farò tutto quanto è nelle mie possibilità per far sentire alla famiglia di Diana affetto e vicinanza. Non lasciamoci andare a considerazioni e a giudizi, ma raccogliamoci con il cuore e dimostriamo il nostro essere comunità".

Il preside Lorito: "Una perdita enorme"

La morte di Diana non è un fatto isolato. Si tratta infatti del terzo suicidio – anche se saranno gli inquirenti a stabilirlo – dall'inizio dell'anno. Non sono trascorsi nemmeno tre mesi e tra giovanissime vite sono state spazzate via, spezzate. Vite comuni, morti di portata gigantesca. "Una perdita enorme" secondo Matteo Lorito, rettore dell'Università Federico II di Napoli quella di Diana Biondi. Al dolore per la sorte della ragazza, alla solidarietà e alla vicinanza alla famiglia di Somma Vesuviana, si accompagna quindi l'invito, da parte del numero uno dell'ateneo partenopeo, agli studenti, quasi una preghiera, a non avere remore a chiedere aiuto anche all'Università in caso di bisogno: "Stanotte nessuno di noi ha dormito se ci sono malesseri forti, vi chiediamo di segnalarceli. Noi non siamo solo erogatori di didattica, ma vogliamo aiutare ancora i nostri più deboli e fragili. Abbiamo gli strumenti per farlo, abbiamo delle persone che si occupano a tempo pieno di questo, ma se il malessere non si manifesta, diventa impossibile per noi intervenire".

Studenti universitari dell'Università Federico II di Napoli

Sparire per non deludere, la strada senza ritorno

Le è mancato il coraggio, forse la forza d'animo, di dire la verità. Di vedere negli occhi dei suoi familiari la delusione per una figlia fuori corso, a 27 anni. Di confidarsi con loro, ammettendo le proprie difficoltà, chiedendo aiuto. Un supporto che, siamo sicuri, non le avrebbero negato. È stata lei, invece, a negare loro la possibilità di trovare insieme una soluzione, imboccando una strada senza ritorno. Lei, come la 19enne suicida nei bagni dell'università Iulm a inizio febbraio e come tante, troppe prima di loro. Vite spente, annientate, per inseguire un modello di perfezione assurdo, che impone loro esempi di eccellenza assoluta (vedi chi si laurea in medicina in tre anni o chi, nello stesso tempo, consegue innumerevoli titoli) e rende chi invece segue il suo percorso, coi suoi tempi, coi suoi ostacoli, una persona qualunque senza meriti o peggio, un fallito. Quello che resta, ora, è un incancellabile dolore.