Le parole hanno molti poteri, e non tutti sono di tipo magico – leggi positivo -. A seconda di come vengono usate – seppur involontariamente – le parole possono infatti marcare segni di confine, separazione tra un essere umano e un altro, sottolineando quella diversità – del tutto naturale perché nessuno è uguale a un altro – che però in certi casi significa esclusione, emarginazione.
Se ne parlerà, seguendo però un approccio propositivo, nel corso di un’iniziativa gratuita online e dal vivo che intende coinvolgere un pubblico più ampio e multi settoriale possibile, dedicata al tema del linguaggio accessibile nei diversi contesti della quotidianità. Stiamo parlando della seconda edizione del DiParola Festival, in programma giovedì 3 e venerdì 4 ottobre, organizzato dall’Associazione Linguaggi Chiari ETS, fondata da Valentina Di Michele.
Partiamo con lo spiegare che Di Michele è un’esperta di comunicazione -oltreché ideatrice del festival –, laureata in Filosofia a 20 anni e in Scienze delle Amministrazioni a 40, imprenditrice dal 2014 e dal 2018 guida Officina Microtesti, unico studio di ux writing e neuro service design in Italia, nonché membro del Programma Digital Skills della Commissione Europea, che promuove progetti e strategie per migliorare le competenze digitali in Europa, umanizzando il linguaggio della tecnologia. Non a caso scopo del festival è promuovere la cultura dei linguaggi chiari, inclusivi e accessibili.
Durante la due giorni sarà presentato un osservatorio che indagherà l’applicazione del linguaggio accessibile nei siti web della Pubblica Amministrazione, con relatori di spicco come Donata Columbro, Edwige Pezzulli, Marina Pietrangelo e Shata Diallo. “Dopo il successo della prima edizione del 2023 – commenta Di Michele -, con oltre 5000 partecipanti, e con la volontà di continuare ad approfondire e stimolare la cultura dei linguaggi chiari e accessibili, torna il DiParola Festival, quest’anno sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo. La seconda edizione sarà accessibile a tutti gratuitamente online e quest’anno anche dal vivo in una location d’eccellenza: la città de L’Aquila, Capitale della Cultura Italiana 2026. Il tema di quest’anno è “la precisione” e il programma indagherà, con approfondimenti da parte degli speaker e workshop dedicati, il valore della precisione del linguaggio quale strumento democratico per raccontare la complessità con parole comprensibili e mai banali.”
Perché è così importante utilizzare un linguaggio inclusivo e cosa può accadere in caso contrario? “Includere significa portare dentro chi è fuori, ma per farlo dobbiamo prima riconoscere cos’è fuori. Dobbiamo anche capire quali sono i motivi che hanno separato i nostri spazi e come fare per creare una condizione operativa accessibile, facile da capire e da usare per qualsiasi persona. Inclusivo è ciò che compie ancora un passo ulteriore, ossia far sentire ciascuna persona rappresentata nella sua specificità di valori, esperienze, scelte. Ecco, un linguaggio inclusivo comprende tutte le persone, senza distinzione di età, scolarizzazione, etnia, genere…E riconosce la differenza di ciascun modello mentale, accogliendolo”.
La precisione, si diceva, è il tema dell’edizione 2024 del festival, ed è anche l’elemento chiave di una comunicazione efficace utile a diminuire l’ambiguità di un messaggio, qualunque sia l’argomento della conversazione. Il programma approfondirà l’importanza in diversi contesti comunicativi tra cui la scuola, la sanità, il giornalismo e l’informazione, la scienza, il mondo del lavoro e delle Risorse Umane, la Pubblica Amministrazione, i viaggi e l’etnografia, la sicurezza, la finanza e l’arte.
Dottoressa Di Michele, ma come si fa a capire se si sta usando un linguaggio inclusivo? “Bisogna chiedersi se i testi che scriviamo ci pongono in una posizione di privilegio; se la nostra visione si basa solo sulla nostra esperienza personale o se è offuscata da qualsivoglia pregiudizio; se il nostro testo è discriminatorio o offensivo per una parte della popolazione. Sono solo lacune delle domande essenziali che possiamo imparare a porci, perché è chiaro che chi scrive può facilmente commettere un inciampo e finire per costruire contesti da cui alcuni utenti possono sentirsi esclusi. Il linguaggio discriminatorio può manifestarsi attraverso molte forme: divieti di accesso, forzature sull’identità, esclusioni, esperienze psicologiche frustranti… Per esempio, per molte persone è dura dichiarare la propria età. Diversi siti però commettono l’errore di inserire fasce d’età in cui riconoscersi e che, comunque, spesso non vanno oltre i 65 anni”.
Da quest’anno il festival è prodotto da Officina Microtesti e organizzato dalla neonata Associazione Linguaggi Chiari ETS, che vanta un comitato scientifico composto da esperte del settore come Alice Orrù, Elena Panciera, Letizia Sechi e Roberta Zantedeschi. “L’Associazione intende proporre un approccio collaborativo con i suoi associati – spiega Di Michele - per migliorare la ricerca e promuovere la cultura del linguaggio chiaro, inclusivo e accessibile oltre che l’uso della parola come formativa, terapeutica, di inclusione e di promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali.” Una delle novità dell’edizione 2024 del Festival sarà l’istituzione dell’Osservatorio sui Linguaggi Chiari, i cui dati saranno presentati in occasione dell’evento e che nel suo primo anno indagherà l’applicazione del linguaggio chiaro e accessibile nei siti web della Pubblica Amministrazione. Tra i 14 relatori in programma spiccano i nomi della giornalista Donata Columbro, Edwige Pezzulli, astrofisica, divulgatrice e autrice di programmi scientifici (come Superquark e Noos), Marina Pietrangelo, ricercatrice senior del Consiglio Nazionale delle Ricerche).
È possibile iscriversi al DiParola Festival attraverso il sito. Programma completo qui.