I risultati (pur se mancano ancora quelli definitivi, ma le percentuali sono ben scandite) sono ormai chiari: da questa tornata elettorale emerge una vincitrice, Giorgia Meloni, molti sconfitti e soprattutto un dato da tenere ben presente. Si parla dell'affluenza alle urne, che si è fermata al 63,91%, minimo storico nell'era repubblicana.
I registri elettorali maschi/femmine e la denuncia di Cathy La Torre
Ma da al di là delle considerazioni statistiche e ideologiche, dalla giornata di domenica 25 settembre 2022 sale anche il preoccupante allarme lanciato da alcune personalità sia politiche sia della società civile: la persistenza di una discriminazione al seggio, con i registi elettorali divisi tra maschi e femmine. A denunciare (e farne per prima le spese) questa pratica tradizionale quanto anacronistica è stata l'avvocata e attivista Cathy La Torre, che si è sfogata sui social dopo aver votato:
"Sono appena uscita dal seggio (numero 16, Bologna, ndr) e sono davvero molto scossa: dopo aver chiesto che venisse messo a verbale che la suddivisione in liste uomini/donne è lesiva della privacy e della dignità delle persone transgender perché le costringe a fare un coming out, a raccontare a tutti quelli che sono al seggio che sono persone in transizione di genere, uno scrutatore ha chiamato le forze dell'ordine. Queste sono state impeccabili: hanno garantito che io potessi mettere a verbale tutto quanto così come sono state impeccabili la presidente del seggio e gli altri scrutatori. Ma quello scrutatore mi ha diffamata davanti a tutti urlandomi "Pazza". E questo perché? Perché io volevo esercitare il mio diritto di mettere a verbale quanto previsto dalla legge, cioè una ingiustizia".
Queste le parole della 42enne siciliana sulle sue storie, seguite poi da vari post dove racconta l'accaduto e continua a battere sul ferro della discriminazione subita da tutte quelle persone che, per esprimere un proprio diritto, sono costrette a scegliere di esporsi, sono costrette ad affrontare una platea di sconosciuti tra i quali, magari, c'è anche qualcuno/a che non accetta la loro scelta. "La presidente mi dice che lo chiedo ogni anno ma non cambia mai nulla - scrive La Torre -, io rispondo che se sono a votare è perché credo ancora che serva e così la penso per ogni singola battaglia. Uno scrutatore sentendomi insistere di mettere al verbale quanto detto chiama le forze dell'ordine. Non contento mi diffama chiamandomi ad altissima voce pazza", prosegue. "Lo scrutatore è appena stato querelato, ma che a un seggio si abusi così di potere e legge è un fatto che non possiamo accettare - conclude l'avvocata -. Le file uomini e donne sono lesive della privacy di chi sta facendo una transizione di genere e io non sono pazza se chiedo di metterlo a verbale". Ma a rendere anacronistico e discriminatorio il momento del voto che, ricordiamo, è uno dei diritti che rende reale e libera una democrazia, è anche il fatto che le donne vengano elencate nei registri elettorali non solo con il loro cognome, ma anche con quello del marito, se sposate. E questo in base a una legge che risale al 1947 mai abrogata, che stabilisce che questo avvenga anche in caso di divorzio.Visualizza questo post su Instagram