Filippo, bambino col cuore nel carrello: dopo 120 giorni esce dal reparto

Per la prima volta in Italia il piccolo paziente (6 anni) riceve al Policlinico di Sant’Orsola di Bologna un cuore artificiale più leggero. La mamma: “Siamo andati a far colazione al bar, momenti straordinari”

di LETIZIA CINI
22 aprile 2023

Filippo ha 6 anni e un paio di scarpe che si illuminano quando cammina. Oggi per la prima volta dopo 120 giorni le ha portate fuori dal reparto di Cardio Chirurgia Pediatrica, la sua casa dallo scorso 25 dicembre quando è stato necessario attaccarlo ad un cuore artificiale (Berlin Heart)

Filippo ha 6 anni e un paio di scarpe che si illuminano quando cammina. Oggi per la prima volta dopo 120 giorni le ha portate fuori dal reparto di Cardio Chirurgia Pediatrica, la sua casa dallo scorso 25 dicembre quando è stato necessario attaccarlo ad un cuore artificiale (Berlin Heart)“: recita così il post pubblicato sul profilo Fb del Policlinico di Sant’Orsola, a Bologna. A corredo tante foto di questo piccolo guerriero (il nome è di fantasia per tutelare la sua privacy, ndr), ritratto mentre spinge il ’carrellino’ nel quale viaggia il suo cuore. Impossibile? Tutt'altro... Ma andiamo avanti con il racconto.

Filippo – il nome è di fantasia – a Natale scorso è stato attaccato a un cuore artificiale nel reparto di Cardio Chirurgia Pediatrica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna

Filippo, una storia a cuor leggero

A Natale scorso il bambino è stato attaccato a un cuore artificiale nel reparto di Cardio Chirurgia Pediatrica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna: dopo 120 giorni è potuto uscire grazie a un cuore più leggero, adottato per la prima volta in Italia. Il dispositivo si chiama Driving Unit Excor e l’intervento è stato effettuato due giorni fa. I nuovi cuori artificiali sono molto più leggeri, passando dai 90 chilogrammi dei vecchi modelli agli attuali 9. Così, grazie a un semplice carrellino, i bambini riescono a essere autonomi e indipendenti. Questi cuori artificiali sono strumenti salvavita che sostituiscono completamente il cuore, costituiti da una pompa meccanica che simula le funzioni cardiache. Attualmente, nell’unità operativa di Cardiochirurgia pediatrica del Sant’Orsola diretta da Gaetano Gargiulo, ci sono 5 bambini con patologie complesse che richiedono l’utilizzo di un cuore artificiale e che riceveranno il nuovo dispositivo. L’investimento è di circa 90mila euro all’anno per ogni paziente. “Il Sant’Orsola è il primo ospedale in Italia ad adottare le nuove Drivin Gunit Excor, ultima frontiera nel campo dei cuori artificiali per i piccoli pazienti della Cardiochirurgia pediatrica diretta dal professor Gaetano Gargiulo- spiegano dall’ospedale - . Una rivoluzione (si passa dai 90 chili dei vecchi modelli agli attuali 9 chili) per la qualità della vita dei bambini con patologie cardiache molto complesse . L'obiettivo raggiunto è importantissimo: "I piccoli pazienti ora potranno finalmente muoversi più liberamente e, un domani, soggiornare in ambienti protetti anche fuori dall’Ospedale“.

La gioia dei genitori

“Oggi siamo andati al bar a fare colazione assieme Filippo, io e il suo papà. – racconta la mamma di Filippo - Momenti familiari che per i più sono banali ma che per noi sono straordinari. La prima cosa che Filippo ha detto uscendo dal reparto è stato WOW! È bellissimo vederlo autonomo e indipendente, finalmente il bambino di 6 anni che è”. Proprio in questi giorni la Regione Emilia-Romagna ha annunciato un finanziamento di 12,5 milioni di euro per la creazione di una struttura di accoglienza adiacente al Policlinico , che in questo modo garantirà la necessaria sicurezza ai bambini e contemporaneamente consentirà loro una vita più normale ‍.
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Filippo – il nome è di fantasia – a Natale scorso è stato attaccato a un cuore artificiale nel reparto di Cardio Chirurgia Pediatrica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna

Attualmente al Sant’Orsola sono 5 i bambini con patologie complesse che richiedono l’utilizzo di un cuore artificiale e ricevono adesso la nuova strumentazione La spesa per questi dispositivi è di circa 90 mila euro all’anno per ogni piccolo paziente; l’investimento è di circa 90 mila euro all’anno per ogni paziente, con una cifra complessivo annuale di 14 milioni di euro solo in alta tecnologia.

La soddisfazione del primario

“Grazie al costante miglioramento delle cure e delle possibilità terapeutiche per questi bambini, sono fortunatamente aumentati i casi di pazienti che pur con una grave patologia cardiaca riescono a sopravvivere e attendere la disponibilità di un nuovo cuore – commenta il professor Gaetano Gargiulo – e questo spiega perché non sono più casi isolati". "Solo nella nostra unità operativa, nel giro di pochi mesi, siamo passati da 2 a 5 i bambini assistiti con un ventricolo artificiale, il numero attualmente più alto in Italia" sottolinea il medico "Per un Centro di eccellenza in questo campo come l’IRCCS è fondamentale dotarsi della tecnologia più avanzata per poter assicurare e garantire le cure più appropriate e moderne ai bambini con patologie cardiache complesse che non possono più giovarsi della chirurgia tradizionale", conclude il professor Gaetano Gargiulo.
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Policlinico di Sant’Orsola, a Bologna

Le reazioni

All’IRCCS investiamo ogni anno complessivamente 14 milioni di euro solo in alta tecnologia – afferma Paride Lambertini, direttore Ingegneria Clinica dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola - sono strumenti alleati della vita, della salute e della cura. Concetti che diventano tangibili di fronte a esempi come questi. Grazie a queste innovazioni infatti possiamo offrire ai pazienti l’opportunità di vivere esperienze che gli sono state negate per troppo tempo dalla malattia”. “In quei loro sorrisi sta la nostra ricompensa. Ecco perché questa innovazione tecnologica per noi è fondamentale e siamo orgogliosi di essere i primi in Italia a usarla" commenta Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna. "La tecnologia consentirà infatti ai bambini che sono in attesa di trapianto, e che quindi devono stare in queste strutture anche per centinaia di giorni, di fare una vita di relazione al di fuori delle mura ospedaliere - conclude - . Un balzo importante verso una migliore qualità della vita, in attesa che venga risolto definitivamente il loro problema”.