La storia di
Leone ha commosso l'Italia. Il piccolo gattino trovato scuoiato ad
Angri, nel salernitano, continua a far parlare di sé. Il felino è diventato il simbolo della lotta alla
violenza contro gli animali e la sua vicenda è arrivata fino alle aule del
Parlamento. Una cosa è certa, quest'abominevole storia fa riflettere sulla necessità di adottare nuove
leggi per combattere i crimini contro gli animali, inasprendo le pene.
La fiaccolata per Leone
Una
fiaccolata per chiedere a gran voce giustizia e ricordare Leone, il gattino trovato scuoiato in una strada di
Angri, a Salerno. L'appuntamento è per domenica,
17 dicembre, alle 18. La manifestazione pacifica partirà dalla chiesa di Sant'Antonio in via Orta Loreto nel piccolo comune salernitano.
Il volantino della fiaccolata per il piccolo Leone
I
volontari dell'Ambulatorio di Cava de' Tirreni, che si sono occupati del cucciolo, hanno scritto in un post su Facebook: "
Leone é il gatto di tutti e se avete sentito sulla pelle il suo stesso dolore domenica ci sarete". "Portate con voi una candela" si legge in un altro che ha fatto il giro del web.
Cosimo Ferraioli, sindaco di
Angri, ha voluto dire la sua sulla vicenda che ha sconvolto il suo paese: "Da parte nostra, faremo tutto il possibile per rendergli giustizia e per evitare che cali l'attenzione. Chi ha infierito così chirurgicamente su Leone sapeva cosa stava facendo e ora la deve pagare per questo atto di pura brutalità e inciviltà". Intanto
Enpa, la più antica associazione animalista italiana, ha presentato
denuncia riguardo alla storia di Leone attraverso il suo ufficio legale.
Le parole del deputato Borrelli
La storia è arrivata anche nelle aule del
Parlamento: "Mai più tali violenze indicibili dovranno restare impunite. Domenica tutti ad Angri per chiedere giustizia per il povero animale. Ha commosso il web la storia di Leone, il gattino scuoiato vivo e lasciato in agonia in strada ad Angri. Era stato soccorso tempestivamente nel tentativo disperato di salvarlo, ma a nulla sono valse le cure. Il gattino diventato simbolo, in queste ultime ore, della violenza gratuita sugli animali non ce l'ha fatta". Queste le parole del deputato
Francesco Emilio Borrelli che fin da subito si è fatto portavoce della causa del cucciolo condannando il comportamento abominevole del suo carnefice. Il
deputato ha aggiunto: "Era stato chiamato
Leone perché, come il re della savana, aveva mostrato coraggio e forza e si pensava che potesse sopravvivere. Così, purtroppo, non è stato. Quello che ha subito questo gatto è un atto che non va assolutamente preso sottogamba. Chi ha commesso questa violenza di una crudeltà indicibile e ingiustificata può ripeterla verso qualsiasi altro essere vivente, anche verso esseri umani. Quasi sempre - osserva - chi commette tali azioni verso gli animali non paga per quello che dovrebbe pagare, è tempo di rivedere le normative."
Borrelli ha concluso così il suo intervento: "La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali diceva
Gandhi. Ecco, noi non li trattiamo un granché bene. Intanto domenica 17 dicembre ad Angri si svolgerà una fiaccolata per Leone. Questo povero animale deve avere giustizia e noi ci saremo".
Leone, il gattino che ha commosso l'Italia
Le leggi contro la violenza sugli animali
La
legge 189/04 è stata la prima che ha introdotto il crimine per l'uccisione di un animale, rendendo penalmente perseguibile chi compie questo delitto.
Walter Caporale, presidente di
Animalisti Italiani Onlus commenta così: "La storia di
Leone è un grido d'allarme che non può passare inosservato. Chiediamo leggi più severe e punizioni più stringenti per chi commette reati contro gli animali. Da tempo ci battiamo per una normativa che fornisca loro una tutela più incisiva: bisogna inasprire le pene detentive e le sanzioni pecuniarie". Il
presidente aggiunge: "Per combattere crudeltà e orrori contro gli animali è necessario superare la tradizionale impostazione che nega il grado di soggettività anche a loro. Per gli animali, con l'attuale dispositivo normativo, il reato di uccisione resterebbe sicuramente impunito. Giustizia non sarà mai fatta in Italia fino a quando - conclude - chi inizia torturando animali non farà un giorno di carcere". Per chiedere
l'inasprimento delle pene per le
violenze contro gli animali e che, nei casi più gravi, l'arresto non sia commutabile con una pena pecuniaria, la onlus ha diffuso una petizione sottoscrivibile al link
www.animalisti.it/petizione.