Giulia Cecchettin, quando il senso di colpa ti intrappola nel rapporto tossico

Alle amiche la studentessa racconta: "Vorrei che Filippo sparisse, ma minaccia di uccidersi. Suona come un ricatto, non so come fare. Mi sento in colpa"

di LISA GIORNI -
24 novembre 2023
'NON LO SOPPORTO PIÙ'. GIULIA CHE RIVOLEVA LA SUA LIBERTÀ

'NON LO SOPPORTO PIÙ'. GIULIA CHE RIVOLEVA LA SUA LIBERTÀ

Giulia Cecchettin voleva allontanarsi da Filippo Turetta. Lo aveva lasciato, si sa, eppure continuava ad averlo nella sua vita, pur senza volerlo. Lo diceva esplicitamente lei stessa, sfogandosi con le sue amiche come qualunque altra sua coetanea. Le scioccanti dichiarazioni della studentessa di Vigonovo sono state diffuse a distanza di sei giorni dal ritrovamento del suo corpo nei pressi del lago di Barcis, in Alto Adige. In quegli audio alle amiche più strette la 22enne veneta confessava di sentirsi oppressa dall'ex fidanzato e di non riuscire più a gestire la situazione.

Il vocale di Giulia Cecchettin

"Mi sento in una situazione in cui vorrei che sparisse, non vorrei nessun contatto con lui. Ma mi dice che è depresso, che non vuole mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto e che pensa solo ad ammazzarsi, che vuole morire", "non credo che lo farebbe, penso che mi dica queste cose per costringermi a stargli appiccicata, ma il rischio c'è nella mia testa. Il fatto che possa essere colpa mia mi uccide".
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Giulia Zecchin una carissima amica ed ex compagna di classe di Giulia Cecchettin in una foto pubblicata su Instagram

Queste le parole di Giulia Cecchettin in un vocale alle amiche 39 giorni prima della sua scomparsa, parlando dell'ex fidanzato Filippo Turetta dopo la fine della loro relazione lo scorso agosto. Il drammatico audio è stato mandato in onda durante l'edizione serale del Tg1 e poi ripreso dal programma "Chi l'ha visto?", mercoledì 22 novembre. La studentessa, emotivamente provata, continua così: "Non me le viene a dire queste cose come ricatto, ma suonano molto come ricatto. Dice che l'unica luce che vede nelle sue giornate sono le uscite con me o quando io gli scrivo. Io vorrei non vederlo più perché non lo sopporto più", " Vorrei sparire dalla sua vita ma non so come farlo perché mi sento in colpa, ho paura che possa farsi del male in qualche modo".

Il senso di colpa

Giulia è solo l'ultima delle donne uccise per aver scelto di mettere se stessa al primo posto, per aver deciso di mettere un punto ad una relazione tossica. La ragazza però confessa alle amiche di aver paura che Filippo si faccia del male a causa sua, decide quindi di non staccarsi del tutto da lui e di rivederlo, in un ultimo appuntamento. Forse è necessaria una riflessione sulle sue parole. Perché una donna che sceglie di liberarsi dalle vessazioni fisiche e psicologiche da parte di un uomo, che dice di amarla ma in realtà cerca soltanto di manipolarla e ricattarla, dovrebbe sentirsi in colpa? Ipotizziamo la stessa situazione a parti inverse, quanti uomini si sarebbero comportati allo stesso modo? È quindi d'obbligo un'ulteriore riflessione sul contesto culturale in cui viviamo oggi, dove il ruolo della donna è ancora rilegato allo stereotipo "dell'angelo del focolare". Le donne troppo spesso finiscono per rimanere incastrate in quel senso di responsabilità, talvolta soffocante, che la vede accudire la famiglia, il proprio compagno, i propri figli, a volte anche da sole, o addirittura gli ex compagni, spesso a scapito di se stesse. Nel peggiore degli scenari questa mancanza di risposta ai propri bisogni per dare spazio alle volontà degli altri e la scarsa lucidità nel riconoscere comportamenti aggressivi e manipolatori sfocia nell'ennesimo femminicidio. Non è mai colpa della donna, dobbiamo smettere di attribuire a lei la responsabilità di quello che è accaduto, rendendoci allo stesso tempo conto della difficoltà di riconoscere i comportamenti abusanti quando si è all'interno di una relazione. Giulia l'ha fatto con le amiche, parlando del disagio che stava vivendo. Dovrebbero essere la società e le istituzioni (insegnanti, psicologi, le persone che ci stanno accanto ad esempio) a dare maggior supporto, in virtù dell'estraneità da quel legame tossico, a tutte quelle donne che cercano di uscire da situazioni di violenza in ogni sua forma perché non si arrivi più all'epilogo della vicenda della 22enne veneta.

L'estradizione di Filippo Turetta

''Ho ammazzato la mia fidanzata" ha detto Filippo Turetta confessando ai poliziotti tedeschi l'omicidio della ragazza veneta: "Ho vagato questi giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello alla gola, ma non ho avuto il coraggio di farla finita''.
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Filippo Turetta, in una foto tratta da Instagram

Dopo queste parole, il 22enne è stato arrestato in Germania per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Il ragazzo dovrebbe rientrare in Italia domani 25 novembre, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Infatti mercoledì i giudici tedeschi hanno dato il via libera alla consegna alle autorità italiane del femminicida che aveva in precedenza già espresso il consenso al rimpatrio. Nell'auto usata da Turetta per percorrere mille chilometri fino in Germania gli agenti hanno trovato e sequestrato un coltello che ora dovrà essere analizzato per capire se è quello usato contro la studentessa. Inoltre, l'autopsia sul corpo di Giulia sarà eseguita il primo dicembre, alle 9, all'Istituto di anatomia patologica della clinica universitaria di Padova.

Il disegno di legge contro la violenza sulle donne

Mentre l'opinione pubblica è ancora scossa per l'efferata uccisione della 22enne veneta, mercoledì il Senato ha dato il via libera al disegno di legge contro la violenza sulle donne e poi ha approvato due ordini del giorno che accelerano i tempi per una discussione in Aula sull'introduzione di corsi antiviolenza nelle scuole. Il disegno di legge approvato a unanimità prevede pene più severe, l'arresto in flagranza differita e vie prioritarie per i processi. Nelle stesse ore, il governo ha presentato il progetto "Educare alle relazioni", dedicato agli studenti, per affrontare il tema della violenza psicologica e fisica sulle donne ha spiegato il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. È lecito chiedersi se sarà sufficiente l'approvazione di questa legge per fermare la spirale di violenza contro le donne che dura ad arrestarsi in Italia, Paese impregnato da una mentalità e cultura profondamente maschilista che ormai troppo spesso sfocia nella tragedia?