Giulia Cecchettin è l'ennesima donna uccisa e noi lo sapevamo tutte

Il corpo della 22enne è stato trovato dopo una settimana dalla scomparsa e a sette giorni esatti dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

di CHIARA CARAVELLI -
18 novembre 2023
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Ancora. Ancora una volta ci troviamo a commentare un femminicidio. L'ennesimo. Ancora una volta il nostro primo pensiero è: "Lo sapevamo già". Ancora una volta una donna è stata uccisa per mano della persona che diceva di amarla.

La scomparsa di Giulia Cecchettin

Il corpo di Giulia Cecchettin è stato trovato questa mattina dagli agenti impegnati nelle ricerche in un canalone lungo la strada che dal lago di Barcis conduce alla stazione turistica di Piancavallo, in località Pian delle More, in provincia di Pordenone. Sull'ex fidanzato Filippo Turetta pendeva un mandato di cattura internazionale prima del fermo in Germania domenica mattina. Non c’era traccia nemmeno della sua Fiat Grande Punto nera con cui si è allontanato con la ragazza il gioorno della scomparsa, nella tarda serata di sabato 11 novembre.
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La 22enne veneta si sarebbe dovuta laureare in ingegneria biomedica nei giorni scorsi

Nei giorni scorsi, Turetta era stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di tentato omicidio: a determinare una decisiva accelerazione nelle indagini è stato un video registrato quella stessa sera dalle telecamere di sicurezza dello stabilimento di Dior a Fossò (in provincia di Venezia). Nel filmato, il ventiduenne dopo aver aggredito Giulia, la caricava sanguinante sulla sua auto. Il video mostrerebbe inoltre la giovane ferita che cerca di fuggire, lui che la rincorre e la colpisce di nuovo con violenza facendola cadere e lasciandola apparentemente esanime a terra, prima di caricarla in auto e fuggire. Una fuga che ha lasciato spazio alla speranza di rivedere la ragazza viva. La speranza della sua famiglia, la speranza di tutti noi.

Lo sapevamo tutte

Anche se la verità, purtroppo, è che noi, ancora una volta, lo sapevamo già. Sapevamo che quella ragazza prossima alla laurea, con il sogno di costruirsi un futuro, non sarebbe più tornata a casa. Sapevamo che a ucciderla era stato proprio colui che diceva di amarla. E lo sapevamo perché ormai siamo abituate. E allora, oltre al dramma di una giovane studentessa morta a soli 22 anni, si aggiunge anche quello di una società che non si stupisce più davanti all’ennesimo femminicidio. Perché quello della violenza sulle donne è un problema culturale a cui assistiamo inermi da anni. A cui ancora non abbiamo trovato un rimedio. È il prodotto del patriarcato che attribuisce alla donna un ruolo minoritario, è la conseguenza di una cultura che si fonda sull’idea che il corpo della donna sia un oggetto da possedere, da sottomettere, da usare. Giulia aveva lasciato Filippo ad agosto scorso per la seconda volta ma lui, come spesso accade, non aveva accettato la fine di quella relazione.

L'amore non è controllo

Voleva continuare a vederla, a esercitare un controllo sulla sua vita come se fosse ‘cosa sua’. Le diceva che non riusciva a vivere senza di lei, che stava malissimo, che la amava. Ecco, troppo spesso sentiamo la parola ‘amore’ accostata ad atteggiamenti possessivi, controllanti e morbosi.
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Giulia aveva lasciato per la seconda volta Filippo, ma i due continuavano a frequentarsi da amici

Un uomo che ti ama, però, riconosce la tua libertà, ti rispetta e accetta che un rapporto finisca. Un uomo che ti ama non ti picchia, non ti priva, non ti limita. Non ti controlla, non ti dice cosa devi fare, chi devi vedere, con chi devi uscire. Un uomo che ti ama, soprattutto, non ti uccide. Giulia, dopo la laurea in Ingegneria Biomedica, si sarebbe trasferita a Reggio Emilia per seguire un corso di fumetti, sua altra grande passione. Questo, per Filippo, avrebbe significato perderla per sempre. E allora ha deciso lui per lei, ha deciso della sua vita, perché lei senza di lui non poteva e doveva essere niente.

Femminicidi: urgente prevenirli, non contarli

In Italia, ogni tre giorni una donna muore per mano del compagno o dell’ex. È vero, le leggi esistono, un nuovo disegno di legge, che ha avuto il via libera del Consiglio dei Ministri, implementerà il Codice Rosso del 2019 e tutte le precedenti norme contro la violenza di genere. Ma allora perché continuiamo ad assistere a tanti, troppi femminicidi? Perché le leggi che abbiamo riguardano la repressione del fenomeno, quasi mai la prevenzione. Ci sentiamo dire che non dovevamo fidarci, che non avremmo dovuto presentarci a quell’ultimo appuntamento, che se usciamo la sera non dobbiamo bere perché se ci ubriachiamo poi "c’è il rischio che il lupo lo trovi". Ma allora dove sta la nostra libertà? Fino a che punto possiamo vivere senza la paura di innamorarci di quello sbagliato, senza chiudere una storia perché lui potrebbe ucciderci, senza percorrere una strada, di giorno o di notte, e avere il timore che un uomo possa violentarci. Dove stanno i nostri diritti, in primis quello alla vita, dove sta la nostra sicurezza, le nostre scelte, i nostri sogni.

Ci sarà una prossima volta

La verità è che siamo stanche di avere paura, stanche di vivere in una società che non ci difende. Stanche, soprattutto, di sentirci dire ogni volta dagli uomini ‘not all men’. No, forse ‘not all men, but always a man’. Perché dirlo non vi rende persone migliori, non vi deresponsabilizza, non vi toglie dal problema, un problema profondo che riguarda tutti.
E siamo arrabbiate, perché dentro di noi sappiamo che la morte di Giulia non cambierà niente, che ciò che è capitato a lei poteva capitare a noi. Oggi abbiamo perso tutti. Ancora. Perché ‘lo sapevamo già’ e questo lo diremo anche la prossima volta. Perché già sappiamo che ci sarà una prossima volta. E questo fa paura, fa riflettere, fa arrabbiare. Giulia non doveva morire, suo padre non doveva rimanere senza una figlia e i suoi fratelli senza una sorella. Giulia doveva laurearsi, partire per Reggio Emilia e frequentare quel corso di fumetti. Giulia non ha colpe, nessuna di noi ne ha. E lui non ha giustificazioni, nessuno di loro ne ha.