Marisa Leo, la 39enne vittima di femminicidio da parte dell'ex compagno, "vive" in un murales realizzato in una delle pareti sotto l'arco di Porta Garibaldi, a Marsala, dall'artista Fabio Ingrassia.
La donna, uccisa nel tardo pomeriggio di mercoledì 6 settembre dal 42enne Angelo Reina (poi suicidatosi) durante un "ultimo incontro chiarificatore", appare sorridente con indosso una giacca rossa mentre tiene un cartello in mano che recita:Visualizza questo post su Instagram
"La mia essenza non è merce di scambio. Stop violenza!".
Sotto al disegno, appoggiate al muro, qualcuno ha lasciato un vaso con tre rose rosse.
Il murales: "Eri e sarai Luce #marisaleo #stopviolence"
"Sono fermamente convinto - scrive l'artista siciliano su Facebook - che l'arte cambierà il mondo, che con l'arte si può arrivare al cuore delle persone, anche le più dure. Per questo motivo ho deciso di donare gratuitamente il mio dipinto #Stopviolence perché possa arrivare a tutti. Basta andare sul mio sito e scaricare il file. Con la speranza che sia l'ultima volta che tutto questo accade". La scritta, nel cartello tenuto da Marisa Leo, 79esima vittima di femminicidio da inizio anno, è rossa, come il Codice Rosso (tra l'altro recentemente aggiornato) contro la violenza domestica e di genere, e molte installazioni (dalle panchine alle scarpe) che si trovano praticamente in ogni piazza o giardino d'Italia. Parole chiare e incisive, che Ingrassia ha voluto ribadire attraverso l'immagine - la sua voce è stata tragicamente silenziata - dell'ultima vittima di un fenomeno agghiacciante.Il femminicidio pianificato
"L'incarico peritale deve essere conferito" e "comunque la Procura non può e non vuole dare notizie sui primi esiti o su altro, trattandosi di atti di indagine". Così all'ANSA il procuratore capo di Marsala, Ferdinando Asaro, sull'autopsia sul corpo di Marisa Leo. Secondo quanto si è appreso la salma è stata già trasferita ieri sera dal cimitero di Marsala all'obitorio della medicina legale di Palermo dove si terrà l'autopsia. È un omicidio che preparava da tempo quello che ha commesso Angelo Reina, uccidendo a colpi di carabina calibro 22 l'ex compagna Marisa Leo. È quanto emerge dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Trapani. Il 42enne, nelle ultime settimane, aveva noleggiato un'auto e a bordo i poliziotti hanno trovato altri proiettili della stessa arma utilizzata per il femminicidio. È stato lo stesso titolare dell'agenzia di noleggio a presentarsi davanti gli investigatori. In precedenza, si è scoperto, Reina aveva anche fatto pedinare l'ex compagna da un investigatore privato. La donna lo aveva denunciato, nel 2020, per stalking e aveva presentato altri esposti alle forze dell'ordine contro l'uomo, con cui il rapporto si era rotto da anni, anche a causa delle continue liti. I due avevano una bambina di appena 4 anni.La figlia presa in carico dagli zii
La piccola che ora gioca coi cuginetti, nella loro casa a Salemi. È rimasta sola seppur circondata dall'affetto degli zii e dei nonni e su di lei si concentra l'attenzione dei familiari: da giovedì mattina la piccola è a casa di Mauro, unico fratello di Marisa Leo. A casa del consulente del lavoro, sposato con una impiegata di banca, la bimba si diverte come se niente fosse successo, anche perché non conosce la verità. "Alla piccola ho detto che la mamma è fuori per lavoro. Una bugia, non vedrà mai più mia sorella" ha raccontato lo zio. Davanti a lei sorride, prova a trasmetterle serenità e senso di normalità. Quella che è stata spazzata via, come testimoniano le sue lacrime lontano dagli sguardi attenti dei bambini. Anche la sua vita è cambiata di colpo in una sera, dopo la telefonata degli investigatori che non trovavano sua sorella e quella ricerca vana tra le campagne di Salemi e Marsala, fino al ritrovamento del corpo senza vita. "Io mi considero già padre e madre della mia nipotina. Non ho trovato le parole per dirle cos'è successo. È stato già faticoso trovarle per i miei genitori. Mia madre, 68 anni e mio padre, 80. Entrambi col cuore a pezzi, incapaci di reagire, inebetiti dalla violenza che si è abbattuta su di noi". "I familiari e la bambina di Marisa Leo verranno ora seguiti da un'equipe di assistenti sociali e psicologi del Centro per la famiglia al quale il Comune aderisce nell'ambito del Distretto sanitario", ha assicurato il sindaco di Salemi Domenico Venuti. Non sarà facile far sapere alla bambina che la mamma è morta uccisa dal papà.Il rapporto tra l'omicida e la vittima e la denuncia
Angelo Reina l'aveva con sé da alcuni giorni ma mercoledì sera l'ha lasciata da sua nonna a Marsala e si è diretto verso l'azienda di famiglia. Lì doveva incontrare l'ex compagna per darle la bimba. Invece si è trattato di un appuntamento con la morte. "Marisa a pranzo aveva comprato un pacco di caramelle per sua figlia - racconta il direttore delle cantine Colomba Bianca, Giuseppe Gambino - era felice che l'avrebbe riabbracciata dopo alcuni giorni". Un rapporto teso e conflittuale quello vissuto tra Angelo e Marisa che nel 2020 culminò in una denuncia per stalking da parte della donna. Il processo è andato avanti e poi, al momento della conclusione nel gennaio 2022, il 'non luogo a procedere' perché la donna aveva deciso di rimettere la querela. "Denunce ritirate perché mia sorella sperava sempre di mantenere dei rapporti civili con il padre della bimba 'per farla crescere bene' diceva", spiega Mauro Leo. "Si illudeva, ma nelle ultime settimane deve avere capito che la cosa non andava. Certo, le dicevamo di stare in guardia. Ma quello era sempre il papà della bambina. E peraltro si presentava sempre col sorriso. Anche davanti a me che, come Marisa, speravo, mi illudevo, senza potere immaginare cosa gli macinava in testa...", aggiunge desolato. A Salemi, intanto, la comunità s'è stretta intorno ai genitori della donna e alla famiglia.L'impegno per le donne
Marisa Leo, responsabile comunicazione e marketing della cantina Colomba Bianca, da anni era molto attiva nella sensibilizzazione e nel contrasto alla violenza di genere. Forse anche spinta dalla sua stessa situazione personale e relazionale, la 39enne sui social esprimeva il suo impegno a favore delle donne. Sole, vittime di abusi, in cerca di speranza, di ispirazione, mamme, forti, coraggiose ma anche quelle sottomesse al volere di uomini padroni. Si rivolgeva a tutte, semplicemente, perché niente come la sorellanza, l'alleanza tra donne, il sentire comune femminile può fare la differenza per cambiare le cose. Incinta della figlia, qualche anno fa, la 39enne aveva registrato un video come membro dell'associazione Donne del vino Sicilia contro la violenza di genere, per il progetto #tunonseisola. La ragazza aveva lanciato il suo messaggio di ottimismo e speranza accarezzando dolcemente il pancione:
"È un miracolo. Una forza così piccola, ma così dirompente e una vita che cresce al ritmo di due cuori che battono insieme. Donna, mamma, tu lavori, tu progetti, tu crei e sei fantastica per come lo fai. Tu cadi, ti rialzi, piangi ma non molli, e sei perfetta così come sei. Donna, mamma, TU, non sei sola".
Lei, invece, è stata lasciata sola. Non dalla sua famiglia, non dagli amici e dai colleghi. Ma da chi doveva proteggerla, dalle autorità che avevano raccolto la sua denuncia, certo poi ritirata, ma che non erano stati in grado di prevenire l'ennesima tragedia.Visualizza questo post su Instagram