Maysoon Majidi, l'attivista iraniana per i diritti delle donne detenute in Italia come scafista

In fuga dall'Iran per aver contestato il regime, una volta sbarcata in Calabria il 31 dicembre 2023 è stata arrestata con l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Boldrini: “Sta vivendo un incubo”

di CHIARA CARAVELLI -
20 maggio 2024
Maysoon Majidi, attivista iraniana in fuga arrestata come scafista

Maysoon Majidi, attivista iraniana in fuga arrestata come scafista

È detenuta nel carcere calabrese di Castrovillari dal 31 dicembre dello scorso anno. E da lì, almeno per il momento, non si muoverà dopo che il gip del tribunale di Crotone  ha rigittato la richiesta dei domiciliari presentata dalla difesa. Per Maysoon Majidi, regista e attivista curdo iraniana di 28 anni, l'accusa è di favoreggiamento all'immigrazione clandestina.

L'attivismo

È stata arrestata dalla Guardia di Finanza dopo lo sbarco di 77 migranti sulla spiaggia di Gabella, Crotone, una multa  anno scorso. La giovane è stata costretta a lasciare l'Iran nel 2019 dopo aver partecipato alle proteste contro il regime . È scappata nel Kurdistan iracheno continuando il suo attivismo per le donne curde e iraniane , ma ha dovuto lasciare anche l'Iraq e per questo si è imbarcata per raggiungere l'Europa.

"Se deve essere detenuta in Italia da innocente e senza riuscire a capire quali accuse le sono mosse, Maysoon Majidi preferisce affrontare il carcere o pene maggiori in Iran dove conosce la propria colpa che è quella di essere donna e di voler vivere la propria vita" , avevano detto i difensori della giovane.

Le accuso

Alla base delle accuse, secondo le Fiamme Gialle, ci sono le testimonianze di due migranti: quest'ultimi avrebbero raccontato che Maysoon distribuiva cibo e acqua agli altri compagni di viaggio e faceva mantenere la calma a bordo, ma non avrebbe guidato materialmente l'imbarcazione , condotta invece da un cittadino turco. A marzo scorso, era stato fissato l'incidente probatorio dove era prevista la presenza dei due testimoni. Prevista, ma mai arrivata, visto che i test dopo tre mesi dall'accaduto hanno lasciato l'Italia.

Parlando di uno di loro, l'avvocato Giancarlo Liberati che difende la ragazza ha sottolineato come la sua presenza “è decisiva perché a noi ha spiegato di non aver mai accusato Maysoon” così come avrebbe fatto il coimputato turco “che si è accusato di essere lo skipper e ha dal primo momento dichiarato che questa ragazza non c'entrava nulla”. Il legale aveva poi chiesto i domiciliari per l'attivista, che in carcere è dimagrita ben 14 chili, ricordando come “la ragazza non ha nessun interesse a scappare perché sarebbe come confermare la sua colpevolezza. Lei vuole rimanere in Italia, vuole essere assolta in un processo equo con le provare a suo favore e non fuggire”.

Domiciliari che, però, sono stati negati proprio in virtù del pericolo di fuga. Secondo quanto emerso finora, l'accusa contro Maysoon si basa anche su un video girato dalla stessa attivista che, secondo gli investigatori, sarebbe la conferma che lei era una scafista in quanto aveva libero accesso alla coperta della barca. Una tesi contro cui l'avvocato della giovane ha presentato al gip un altro video, girato da un migrante che era su quella barca, e nel quale si vedono decine di persone in coperta.