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Home » Attualità » Addio alla leader delle “Madres de Plaza de Mayo”: chi era Hebe de Bonafini

Addio alla leader delle “Madres de Plaza de Mayo”: chi era Hebe de Bonafini

L'attivista politica si è spenta a 93 anni dopo una vita spesa a battersi contro la 'guerra sporca' portata avanti dalla giunta militare argentina

Graziano Davoli
21 Novembre 2022
L'attivista argentina Hebe de Bonafini, leader dell'associazione delle Madri di Plaza de Mayo (ANSA)

L'attivista argentina Hebe de Bonafini, leader dell'associazione delle Madri di Plaza de Mayo (ANSA)

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Se n’è andata la scorsa domenica, a 93 anni, Hebe de Bonafini, storica leader delle “Madres de Plaza de Mayo“, movimento che tra il 1976 e il 1977 aveva denunciato la ‘guerra sporca’ della giunta militare argentina, che uccise e fece sparire circa 30.000 dissidenti. In apparenza la sua poteva essere la vita di una comune donna argentina, ma non è stato così. Anzi.

Chi era Hebe de Bonafini

L’attivista argentina Hebe de Bonafini, leader dell’associazione delle Madri di Plaza de Mayo (ANSA)

Hebe María Pastor nasce il 4 dicembre del 1928, a Ensenada, nella periferia de La Plata, da Francisco Pastor e Josefa Bogetti. Una famiglia povera, al punto che la piccola non termina la scuola elementare perché i genitori non sono in grado di pagarle i biglietti dell’autobus, ma tutto questo sembra non pesarle: “Ho avuto un’infanzia felice dove si imparava a godere delle piccole cose”. A 14 anni sposa Humberto Alfredo Bonafini dal quale avrà tre figli: Jorge Omar, Raúl Alfredo e Maria Alejandra. Quando la giunta militare arriva al potere lei è una semplice casalinga. Nel 1977 il figlio Jorge viene picchiato, torturato, incappucciato e portato via dagli uomini del generale Videla. Il 6 dicembre dello stesso anno tocca anche Raul, rapito a Berazategui nel corso di una riunione sindacale, e il 25 maggio 1978 alla nuora Maria Elena Bugnone Cepeda, moglie di Jorge Omar. Non li avrebbe più rivisti. “Ho dimenticato chi ero il giorno in cui sono scomparsi, non ho più pensato a me stessa”. Così una semplice casalinga di Buenos Aires si trasforma in un’attivista.

Le pazze della piazza

Durante la ricerca del primogenito, da un tribunale all’altro, conosce Azucena Villaflor, come lei madre di un desaparecido. Il 30 aprile del 1977 le due sono in piazza insieme ad altre tredici donne, con la testa avvolta dal velo bianco che non le avrebbe più lasciate. “Abbiamo cominciato a radunarci sempre di più. All’inizio non camminavamo, eravamo semplicemente riunite, finché un giorno è arrivata la polizia, ci ha picchiato, ci ha detto di ‘camminare’, ci siamo prese per le braccia e abbiamo iniziato ad avanzare in coppia. Ci chiamavano le pazze della piazza”. Non aveva più nulla da perdere, il regime le aveva tolto tutto. Con lei la rabbia e la disperazione di tante madri, che per 45 anni hanno chiesto verità e giustizia per i loro figli ma anche il sostegno della comunità internazionale e di numerosi artisti che l’hanno invitata sul palco a gridare la sua indignazione contro la giunta: da Sting agli U2. Ha manifestato anche con il presidente Mitterand davanti all’ambasciata argentina in Francia.

L’impegno politico e antioccidentale

L’attivista argentina Hebe de Bonafini, leader dell’associazione delle Madri di Plaza de Mayo (ANSA)

Ma Hebe è stata anche una figura controversa che non ha avuto solo alleati. L’impegno per i diritti umani è diventato sempre più politico, fino all’inevitabile rottura dell’organizzazione alla fine degli anni ‘80. La sua fazione si è mescolata con il Partito Giustizialista e la famiglia Kirchner, dalla quale ha ricevuto ingenti fondi pubblici investiti nell’istruzione e nell’edilizia per combattere l’emergenza abitativa. Nel 2017 l’accusa di frode e appropriazione indebita e due anni dopo la comparizione davanti al giudice, ma ben presto il caso si ferma. Oltre a questo, anche il profondo antioccidentalismo negli ultimi anni della sua vita. Il suo “non mi ha fatto affatto male” davanti al crollo delle torri gemelle, l’11 settembre 2001; l’attacco a papa Giovanni Paolo II, nel 2005, al quale disse che sarebbe andato all’Inferno, e contro la Francia “colonialista”, dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, nel 2015, che “non ha l’autorità morale per parlare di terrorismo criminale”. Prima di ritirarsi dalle scene Hebe ha partecipato a una lunga marcia di di 24 ore, il 30 novembre del 2019 ma non si è mai fermata continuando a promuovere numerose iniziative tra cui un’Università per i diritti umani.

La scomparsa

La notizia della sua scomparsa, all’Hospital Italiano de La Plata, è arrivata come una doccia fredda a pochi giorni dal 94esimo compleanno. Ad annunciarla la figlia Maria Alejandra, l’ultima sopravvissuta: “È con grande dolore che vi comunichiamo che oggi alle 9.20 è venuta a mancare Hebe de Bonafini. Siamo enormemente grati per le dimostrazioni di amore, sostegno e sollecitudine che mia madre ha ricevuto durante questi giorni […], come durante tutta la sua carriera di attivista. Questi sono periodi molto difficili, di profonda tristezza e comprendiamo l’amore della gente per Hebe, ma in questo momento come famiglia abbiamo bisogno di piangere la Madre di Plaza de Mayo, Hebe, in intimità, quindi informeremo da domani quali saranno gli spazi per gli omaggi e i ricordi”. “Con la scomparsa di Hebe de Bonafini abbiamo perso un’instancabile combattente. Rivendicando verità e giustizia insieme alle Madri e alle Nonne, ha affrontato i genocidi quando il senso comune collettivo andava in un’altra direzione. Con grande affetto e sincero dolore, le dico addio. Addio Hebe“.
E non è mancato il messaggio di cordoglio dell’amica Cristina Kirchner: “Carissima Hebe, Madre di Plaza de Mayo, simbolo mondiale della lotta per i Diritti Umani, orgoglio dell’Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della Sovranità Nazionale… non deve essere una coincidenza. Semplicemente grazie e a presto.”

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  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
Se n'è andata la scorsa domenica, a 93 anni, Hebe de Bonafini, storica leader delle "Madres de Plaza de Mayo", movimento che tra il 1976 e il 1977 aveva denunciato la 'guerra sporca' della giunta militare argentina, che uccise e fece sparire circa 30.000 dissidenti. In apparenza la sua poteva essere la vita di una comune donna argentina, ma non è stato così. Anzi.

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Hebe María Pastor nasce il 4 dicembre del 1928, a Ensenada, nella periferia de La Plata, da Francisco Pastor e Josefa Bogetti. Una famiglia povera, al punto che la piccola non termina la scuola elementare perché i genitori non sono in grado di pagarle i biglietti dell'autobus, ma tutto questo sembra non pesarle: "Ho avuto un'infanzia felice dove si imparava a godere delle piccole cose". A 14 anni sposa Humberto Alfredo Bonafini dal quale avrà tre figli: Jorge Omar, Raúl Alfredo e Maria Alejandra. Quando la giunta militare arriva al potere lei è una semplice casalinga. Nel 1977 il figlio Jorge viene picchiato, torturato, incappucciato e portato via dagli uomini del generale Videla. Il 6 dicembre dello stesso anno tocca anche Raul, rapito a Berazategui nel corso di una riunione sindacale, e il 25 maggio 1978 alla nuora Maria Elena Bugnone Cepeda, moglie di Jorge Omar. Non li avrebbe più rivisti. "Ho dimenticato chi ero il giorno in cui sono scomparsi, non ho più pensato a me stessa". Così una semplice casalinga di Buenos Aires si trasforma in un’attivista.

Le pazze della piazza

Durante la ricerca del primogenito, da un tribunale all’altro, conosce Azucena Villaflor, come lei madre di un desaparecido. Il 30 aprile del 1977 le due sono in piazza insieme ad altre tredici donne, con la testa avvolta dal velo bianco che non le avrebbe più lasciate. “Abbiamo cominciato a radunarci sempre di più. All'inizio non camminavamo, eravamo semplicemente riunite, finché un giorno è arrivata la polizia, ci ha picchiato, ci ha detto di 'camminare', ci siamo prese per le braccia e abbiamo iniziato ad avanzare in coppia. Ci chiamavano le pazze della piazza”. Non aveva più nulla da perdere, il regime le aveva tolto tutto. Con lei la rabbia e la disperazione di tante madri, che per 45 anni hanno chiesto verità e giustizia per i loro figli ma anche il sostegno della comunità internazionale e di numerosi artisti che l’hanno invitata sul palco a gridare la sua indignazione contro la giunta: da Sting agli U2. Ha manifestato anche con il presidente Mitterand davanti all’ambasciata argentina in Francia.

L'impegno politico e antioccidentale

L'attivista argentina Hebe de Bonafini, leader dell'associazione delle Madri di Plaza de Mayo (ANSA)
Ma Hebe è stata anche una figura controversa che non ha avuto solo alleati. L’impegno per i diritti umani è diventato sempre più politico, fino all’inevitabile rottura dell’organizzazione alla fine degli anni ‘80. La sua fazione si è mescolata con il Partito Giustizialista e la famiglia Kirchner, dalla quale ha ricevuto ingenti fondi pubblici investiti nell’istruzione e nell’edilizia per combattere l’emergenza abitativa. Nel 2017 l’accusa di frode e appropriazione indebita e due anni dopo la comparizione davanti al giudice, ma ben presto il caso si ferma. Oltre a questo, anche il profondo antioccidentalismo negli ultimi anni della sua vita. Il suo "non mi ha fatto affatto male" davanti al crollo delle torri gemelle, l’11 settembre 2001; l’attacco a papa Giovanni Paolo II, nel 2005, al quale disse che sarebbe andato all’Inferno, e contro la Francia “colonialista”, dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, nel 2015, che “non ha l'autorità morale per parlare di terrorismo criminale”. Prima di ritirarsi dalle scene Hebe ha partecipato a una lunga marcia di di 24 ore, il 30 novembre del 2019 ma non si è mai fermata continuando a promuovere numerose iniziative tra cui un’Università per i diritti umani.

La scomparsa

La notizia della sua scomparsa, all’Hospital Italiano de La Plata, è arrivata come una doccia fredda a pochi giorni dal 94esimo compleanno. Ad annunciarla la figlia Maria Alejandra, l’ultima sopravvissuta: "È con grande dolore che vi comunichiamo che oggi alle 9.20 è venuta a mancare Hebe de Bonafini. Siamo enormemente grati per le dimostrazioni di amore, sostegno e sollecitudine che mia madre ha ricevuto durante questi giorni [...], come durante tutta la sua carriera di attivista. Questi sono periodi molto difficili, di profonda tristezza e comprendiamo l'amore della gente per Hebe, ma in questo momento come famiglia abbiamo bisogno di piangere la Madre di Plaza de Mayo, Hebe, in intimità, quindi informeremo da domani quali saranno gli spazi per gli omaggi e i ricordi". "Con la scomparsa di Hebe de Bonafini abbiamo perso un'instancabile combattente. Rivendicando verità e giustizia insieme alle Madri e alle Nonne, ha affrontato i genocidi quando il senso comune collettivo andava in un'altra direzione. Con grande affetto e sincero dolore, le dico addio. Addio Hebe". E non è mancato il messaggio di cordoglio dell’amica Cristina Kirchner: “Carissima Hebe, Madre di Plaza de Mayo, simbolo mondiale della lotta per i Diritti Umani, orgoglio dell'Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della Sovranità Nazionale... non deve essere una coincidenza. Semplicemente grazie e a presto.”
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