Il Gruppo Prada e UNFPA creano il primo programma di formazione sulla moda in Ghana e Kenya

"Fashion Expressions: The Stories She Wears" mira a guidare il percorso formativo di aspiranti professioniste nella moda e a promuovere la prevenzione in materia di salute sessuale e riproduttiva

di CATERINA CECCUTI
6 luglio 2023

Courtesy of UNFPA_Ghana (9)

Portare le giovani donne che vivono in contesti socio culturali di vulnerabilità a conquistare il diritto ad una professionalità e ad una femminilità complete, laddove per femminilità si intende prima di tutto la piena consapevolezza di sé stesse e dei propri diritti, soprattutto nell'ambito della salute sessuale e riproduttiva di quante vivono situazioni di pericolo.

Fashion Expressions: The Stories She Wears

È il programma "Fashion Expressions: The Stories She Wears", pensato da UNFPA - Agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva -, in stretta collaborazione con il Gruppo Prada.
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Un gruppo di giovani tirocinanti in Kenya

Lo scopo è quello di promuovere l'uguaglianza di genere sfruttando il potere sociale ed economico della moda come veicolo di emancipazione femminile e conquista della salute sessuale e riproduttiva, attraverso un piano di formazione e di esperienza sul campo di dodici mesi per giovani donne in Ghana e in Kenya. Nello specifico, il progetto pilota attualmente in essere coinvolge 43 giovani donne, cui viene offerto un periodo di formazione teorica e pratica al termine del quale avranno la possibilità di continuare a collaborare con aziende locali, generando opportunità di lavoro a lungo termine per persone che, altrimenti, non sarebbero nelle condizioni di trovarle. Aspetto non di meno importante è la promozione di una più profonda comprensione dei diritti sessuali e riproduttivi, che intende ridurre la vulnerabilità a disuguaglianze di genere e a pratiche potenzialmente rischiose per la salute delle donne.

La partnership

Per rendere operativo un progetto simile, già nel 2021 UNFPA e il Gruppo Prada hanno formalmente avviato una partnership con International Needs di Ghana, con il Governo della Contea di Kitui e con il Centro Tessile della Contea di Kitui in Kenya.
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Mariarosa Cutillo, Chief of Strategic Partnerships di UNFPA

"UNFPA sta lavorando con l’industria creativa per cercare soluzioni innovative, volte a sostenere le giovani donne in difficoltà consentendo loro di prendere piena coscienza dei propri diritti e liberare il loro pieno potenziale – spiega a Luce! Mariarosa Cutillo, Chief of Strategic Partnerships di UNFPA -. La moda è una ‘piattaforma globale’ che garantisce formazione e sviluppo sostenibile a lungo termine. Siamo orgogliosi di lanciare la nostra partnership con il Gruppo Prada attraverso questo programma d'impatto, che si concentra sull'inclusione economica delle donne, ampliando i confini per le soluzioni di sviluppo sostenibile e che rappresenta un trampolino di lancio per nuove collaborazioni negli anni a venire. Grazie a questo programma, 30 giovani donne in Ghana e 13 in Kenya stanno acquisendo preziose esperienze e conoscenze in diversi settori, tra cui il design e la produzione di capi, con particolare attenzione alle tradizioni e agli stili locali, alla moda sostenibile, al design di tessuti tradizionali e all'alfabetizzazione finanziaria, tra cui la contabilità, il budgeting e la gestione aziendale. Il programma prevede anche sessioni educative complete sulla salute sessuale e riproduttiva, che coprono argomenti come la gestione della salute mestruale, la pubertà e la prevenzione delle gravidanze adolescenziali. Inoltre, le partecipanti ricevono una formazione sulla prevenzione e la risposta alla violenza di genere, acquisendo competenze preziose per contribuire a combattere pratiche dannose, tra cui le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni infantili. A fine anno, le tirocinanti presenteranno i loro lavori in un evento conclusivo in Ghana o in Kenya”.
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Alle partecipanti del programma di Gruppo Prada e Unpfa vengono offerti tirocini lavorativi e corsi di formazione che permettano loro di arrivare all'emancipazione attraverso la moda

Dottoressa Cutillo, come nasce il programma “Fashion Expressions: The Stories She Wears”? "Nasce nell'ambito di una collaborazione più ampia tra l’UNFPA e Prada Group, riferita al Diversity and Inclusion Advisory Council del Gruppo Prada, nel quale rappresento appunto l’UNFPA. Uno dei pilastri del nostro lavoro è la generazione di programmi concreti, non solo advisory su attività di inclusione e diversità. Ecco perché abbiamo scelto di mettere in gioco il valore aggiunto di ciascuno dei promotori, ossia l'eccellenza nella moda di Prada ed il mandato di UNFPA, per realizzare il programma 'Fashion Expressions: The Stories She Wears'. Una delle principali mission di UNFPA, infatti, è proprio quella di rafforzare le giovani donne che si trovano in situazioni di vulnerabilità, soprattutto in quei Paesi dove i loro diritti vengono negati. Tra i 150 Paesi del mondo in cui siamo presenti, infatti, abbiamo identificato il Ghana e il Kenya e abbiamo selezionato un gruppo di giovani che versavano in condizioni di particolare vulnerabilità: per esempio, provenienti da situazioni di emarginazione, vittime di matrimoni forzati o violenze di genere. Ovviamente le ragazze dovevano dimostrare fin dal primo approccio un interesse verso la moda, e in effetti di solito in questi Paesi c'è un fermento molto forte in tal senso. Renderle socialmente ed economicamente indipendenti, questo il primo step del programma, che è stato avviato a marzo del 2021. Per noi si tratta di un cammino particolarmente importante perché uno dei principi fondanti dell'Onu è proprio il non lasciare nessun essere umano indietro”.
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Il programma prevede anche sessioni educative complete sulla salute sessuale e riproduttiva

In cosa consiste il programma? "I training comprendono una parte teorica ed esperienze pratiche legate alla moda, durante le quali le giovani imparano a cucire, tagliare, realizzare i loro prodotti e presentare le proprie creazioni, ottenendo una formazione a tutto tondo il cui traguardo finale significa empowerment. Esiste infatti anche una parte di sensibilizzazione sui diritti riproduttivi, che permette loro di prendere consapevolezza di sé stesse e dei propri diritti di donna. Abbiamo visto che già questa prima esperienza sta producendo una restituzione nelle comunità da dove provengono le ragazze, una sorta di elemento moltiplicatore che rende il progetto più ampio e sostenibile. Abbiamo riscontrato anche un cambiamento nei comportamenti delle partecipanti, che hanno confermato come il progetto abbia prodotto una grande trasformazione nella loro vita, facendole sentire più forti e dando loro una ragione”. In che modo ciò che nel progetto definite “il potere sociale ed economico della moda” può trasformarsi in un veicolo di promozione dell'emancipazione femminile, della salute sessuale e di quella riproduttiva delle giovani donne in Paesi come il Ghana e il Kenya? "A livello locale, l'idea è quella di promuovere la sostenibilità economica e sociale di queste ragazze e fare in modo che la teoria appresa abbia la possibilità di essere messa in pratica, per esempio aprendo un proprio business o iniziando a lavorare per le aziende presso cui è stato fatto il tirocinio a livello locale. Il progetto non deve fermarsi con il corso vocazionale ma proseguire nel tempo, rispettando una prima fase di formazione e una seconda di industrial attachment, ovvero un tirocinio in aziende che si occupano di moda.
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Ai corsi teorici si affiancano tirocini pratici che permettano a queste donne, che vivono in situazioni di vulnerabilità, di acquisire competenze indispensabili per la loro sostenibilità economica

Il risultato concreto più interessante che abbiamo raggiunto è che tutte le ragazze hanno sostenuto l'esame finale e ottenuto una certificazione nazionale sulle competenze acquisite che permette loro di avere un titolo utile per essere inserite nel mondo della moda. E non è tutto: alle ragazze sono stati anche forniti in dotazione gli strumenti necessari per portare avanti il proprio lavoro in autonomia, per esempio macchine da cucire e strumenti da taglio che altrimenti non avrebbero potuto permettersi. In questo modo, se decidono di tornare nei loro villaggi di origine, avranno la possibilità di aprire un piccolo atelier”. Insegnate loro anche a promuoversi nel mondo digitale? "Se ne è parlato durante i training, che sono sempre seguiti in loco da una persona del posto esperta di moda. È stata sottolineata proprio la necessità per le ragazze di essere visibili online, però in questo momento sarebbe un passo prematuro, visto che ancora stanno finendo la formazione pratica in azienda, dove comunque, certamente, vengono esposte ai canali di visibilità delle aziende stesse”. Il vostro progetto ha anche lo scopo di ridurre la vulnerabilità a disuguaglianze di genere e a pratiche potenzialmente rischiose per la salute. Di quali pratiche potenzialmente rischiose stiamo parlando nello specifico? “Mutilazioni genitali, matrimoni precoci, gravidanze nelle adolescenti e violenza di genere. Esiste la necessità concreta di sensibilizzare le comunità locali rispetto ai diritti delle donne. UNFPA lavora già attivamente in questo senso all'interno delle comunità ed è presente con programmi per il miglioramento della salute sessuale riproduttiva per il rafforzamento delle donne e della comunità tutta.
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"Il potere sociale ed economico della moda” può trasformarsi in un veicolo di promozione dell'emancipazione femminile

A stimolare il nostro entusiasmo e le nostre speranze rispetto agli effetti del programma 'Fashion Expressions: The Stories She Wears' è stato anche il fatto che, una volta tornate nel proprio villaggio di origine, le ragazze cercano di coinvolgere la parte di popolazione maschile e, a quanto ci hanno riferito, attraverso l'idea della moda anche gli uomini si sono dimostrati più interessati ad ascoltarle. Una parte del successo, dunque, è rappresentato dall'avere anche la popolazione maschile dalla propria parte”. In cosa consisterà l'evento conclusivo in Ghana o in Kenya, nel quale le tirocinanti potranno presentare i propri lavori e quando si svolgerà? "Si pensa a fine agosto o inizio settembre e sarà articolato in due momenti, uno in Ghana e uno in Kenya, durante i quali le ragazze potranno mostrare i propri prodotti anche ai business locali dove si sono svolti i tirocini. All’evento saranno presenti le autorità locali e i rappresentanti delle comunità originarie da cui provengono le nostre giovani, in modo che prendano coscienza del senso e dell'importanza che il programma ha avuto per loro. Come ulteriore elemento moltiplicatore, il nostro team in Ghana sta pensando a piccole iniziative di impatto sociale che coinvolgano in maniera diretta le comunità, grazie all'aiuto delle ragazze che hanno partecipato al progetto, per esempio un momento di formazione condivisa o di sensibilizzazione”.
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Al termine del progetto annuale le donne e le ragazze presentano le loro creazioni

Come evolverà il programma nei prossimi anni? “L'idea è di espanderlo ad altre realtà, in primis il Messico, dove è già attualmente in corso uno studio di fattibilità. La cadenza, comunque, resterà annuale”.