Appena
adolescenti, spesso
poco più che bambine, alcune hanno avuto il primo menarca da pochissimo. Eppure
aspettano un bambino, o hanno già un figlio. Sono le 'madri precoci', quelle piccole donne che spesso ci immaginiamo provenire da
contesti di povertà, da Paesi in via di sviluppo. Oppure, ancora peggio se possibile, sono quelle che raccontano i media associandole ad orrendi
casi di violenza sessuale: ne abbiamo raccontati due, recentemente, anche su Luce!, di due bimbe di appena 10 e 11 anni stuprate e rimaste incinta, costrette a lottare per ottenere l'aborto che gli Stati Uniti (l'Ohio in particolare) e il Brasile negavano loro.
Lo studio dell'Istituto Negri di Milano: gravidanze precoci in aumento
Ma se vi dicessimo invece che le mamme bambine
esistono anche in Italia? Che effetto vi fa questa notizia? Un fenomeno sommerso e poco conosciuto, ma in preoccupante crescita anche in Italia. È uno studio condotto alla fine dello scorso anno dal Laboratorio per la Salute materno infantile del Dipartimento di Salute pubblica dell’
Istituto Mario Negri di Milano a raccontare che nel capoluogo lombardo e in tutta la Lombardia il numero delle gravidanze precoci è in crescita. Un aumento preoccupante perché
ogni anno "almeno una studentessa rimane incinta: una per ogni Istituto di scuola superiore, una ragazza ogni 400 della stessa età", fanno sapere i ricercatori.
Negli ultimi 10 anni sono calate del 20% le gravidanze tra minorenni. Ora la tendenza è di nuovo in aumento
Se il numero di madri bambine o adolescenti nella regione preoccupa, una precisazione è assolutamente necessaria: il fenomeno, nel nostro Paese, è comunque ancora oggi piuttosto
contenuto, ed è più diffuso nel Mezzogiorno che in Lombardia. Per intenderci, le gravidanze precoci interessano "
1.3 parti ogni mille", un dato nettamente inferiore a quello che si verifica nelle
nazioni dell’Est Europa, ad esempio, dove i tassi sono anche 20 volte superiori, come accade in Bulgaria. Tuttavia non si può far finta di niente davanti al fatto che i numeri stanno salendo: il dato fa segnare un allarmante
inversione di rotta rispetto a quanto registrato
negli ultimi dieci anni, in cui si è assistito a una
riduzione del 20% del numero di parti tra minorenni. Nel
2019, in Lombardia hanno partorito
110 ragazze tra i 14 e i 17 anni d’età, 317 hanno interrotto volontariamente la gravidanza e 7 sono andate incontro ad aborti spontanei. Ad aggravare la situazione potrebbe però esserci l'impatto a lungo termine della pandemia. L'aumento si registra in particolare nella
fascia d’età tra i 14 e i 15 anni e alcune zone della regione sembrano essere più colpite da questo fenomeno, secondo Massimo Cartabia, statistico demografico dell'Istituto milanese: le province di
Cremona e Pavia a sud e
Sondrio al nord, infatti, presentano tassi di parti tra le giovanissime superiori a quelli delle altre fasce d’età della popolazione in età fertile.
Bonati: "Madri straniere in condizioni di deprivazione sociale ed economica"
Metà delle giovanissime ragazze incinta o partorienti prima della maggiore età sono straniere e provengono spesso da contesti di disagio economico e sociale
Circa la
metà delle giovanissime madri sono straniere, un terzo delle coppie di genitori è straniera, la quasi totalità delle madri non è sposata e
non ha un’occupazione lavorativa stabile. "Il livello di autostima è spesso basso, fenomeni di depressione sono frequenti, così come i
disturbi alimentari o
l’abuso di sostanze, più spesso nelle giovani madri che vivono in condizioni di deprivazione sociale ed economica. Condizioni che
coinvolgono anche i bambini sin dai primi mesi di vita per un aumentato rischio di abuso, trascuratezza e disturbi cognitivi", spiega
Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica. Già alla nascita questi neonati generalmente
pesano di meno rispetto a quelli nati da madre adulta, con un rischio quasi doppio di dover essere trattenuti in ospedale per i controlli della crescita.
Cosa fare: dall'educazione sessuale a scuola alla parità di genere
A fronte di un aumento di questo fenomeno, seppur minoritario, è necessario intervenire quanto prima per ripristinare la tendenza al ribasso come accaduto finora. Che si tratti di giovani milanesi o straniere che però risiedono a Milano o in regione, poco importa. È fondamentale dar loro la possibilità di
crescere e di realizzarsi prima come persone e poi, eventualmente se lo vorranno, come madri. Secondo l'Istituto è importante quindi programmare
interventi educativi precoci che puntano a migliorare la conoscenza sessuale e la consapevolezza dei rischi legati alle gravidanze indesiderate, così come incoraggiare e sostenere la contraccezione e "una sessualità divertente e consapevole". Ma la sola
educazione sessuale non basta. Per i ricercatori e gli scienziati milanesi
la parità di genere in ogni contesto sociale – che sia la famiglia, la scuola o il lavoro – "
è la migliore strategia anche per proteggere le gravidanze precoci e le altre violazioni dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza".