Il ministero della Salute ha pubblicato
l'ultima relazione sull'interruzione volontaria di gravidanza in Italia. I dati si riferiscono al 2020 ma sono "incompleti, parcellizzati, parziali" e restituiscono un'immagine sfocata di quanto avviene nel Paese, dove abortire rimane un
percorso a ostacoli. L'onda delle reazioni, annunciata già dall’indagine “Mai Dati!” della docente Chiara Lalli e della giornalista Sonia Montegiove per chiedere di rendere accessibili a tutti i dati sull’Ivg, infatti non si fa attendere.
Cosa dice la relazione 2020 del Ministero della Salute
Dice il Ministero: nel 2020, in Italia, le ivg sono state
66.413, un numero in costante diminuzione (erano 73mila nel 2019) a partire dal 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto (
234.801). Il tasso di abortività, ovvero il numero di Ivg per 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia, rimane tra i valori più bassi a livello internazionale. Le Igv diminuiscono soprattutto tra le giovanissime, mentre i tassi più elevati restano nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Per il rilascio della certificazione necessaria alla richiesta di Ivg, anche nel 2020, il ricorso al
consultorio familiare si conferma l’opzione più scelta (43,1%), rispetto agli altri servizi (medico di fiducia, servizio ostetrico, altra struttura). Mentre i ginecologi obiettori di coscienza restano il 64,6% (valore in diminuzione rispetto al 67,0% del 2019), gli anestesisti il 44,6% e il personale non medico il 36,2%.
Il tipo di intervento scelto per l'Ivg
Per eseguire una Ivg esistono due tecniche: il metodo farmacologico e il metodo chirurgico. Nel 2020, secondo la relazione, il 35,1% degli interventi sono stati effettuati con metodo farmacologico: la pillola (RU486) è stata adoperata nel 31,9% dei casi, rispetto al 24,9% del 2019 e al 20,8% del 2018. Riguardo al metodo, persistono ampie differenze regionali: si passa, infatti, dall’1,9% di aborti farmacologici in Molise a oltre il 50% in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Basilicata.
Le reazioni
"Questo report è imbarazzante. L'unico scopo è continuare a dire che va tutto bene, quando niente è andato bene", sentenzia Rebecca Clementi della pagina Instagram @ivgestobenissimo. "Quella che ci offre il ministero è una narrazione distante dalla realtà della pandemia".
Ivg, ho abortito e sto benissimo!, un gruppo di donne e persone Lgbtq+ italiane, insieme all'associazione
Obiezione respinta e
Non una di meno durante la pandemia hanno creato su Telegram il canale
Sos aborto-Covid19 e hanno realizzato una mappa in continuo aggiornamento delle strutture antiabortiste in Italia. "Ogni anno ci troviamo a leggere sempre la stessa zolfa, questo significa solo una cosa: la volontà politica di non cambiare niente".
Legge 194, Mai dati
La docente di storia della medicina Sonia Montegiove e la giornalista e informatica Chiara Lalli
A Maggio alla camera dei deputati è stata presentata una ricerca condotta da Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina e Sonia Montegiove, informatica e giornalista, che sull'aborto
mostra dati molto più allarmanti di quelli presentati nella relazione del ministero della Salute. Dalla loro mappa “
Obiezione 100” risulta infatti che sono 72 gli ospedali che in Italia hanno tra l’80 e il 100% di obiettori di coscienza: 22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiezione tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e Oss e 18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori. Mentre sono 46 le strutture che hanno una percentuale di obiettori superiore all’80%. A livello regionale, sono 11 le regioni in cui c’è almeno un ospedale con il 100% di obiettori: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Le promotrici dell'indagini, insieme all'Associazione Luca Coscioni, chiedono che le strutture ospedaliere italiane forniscano
dati aperti sull'ivg. "Solo se i dati sono aperti sono utili e ci offrono informazione e conoscenza. Solo se i dati sono aperti hanno davvero un significato e permettono alle donne di scegliere in quale ospedale andare, sapendo prima qual è la percentuale di obiettori nella struttura scelta", concludono.