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Aborto in Italia, perché la legge 194 ha bisogno di una revisione: ecco le proposte e che cosa serve oggi

di SOFIA FRANCIONI -
23 maggio 2022
Interruzione volontaria di gravidanza

Interruzione volontaria di gravidanza

La 194 ha 44 anni e in occasione dell'anniversario mostra il bisogno di un aggiornamento. Fin dal suo titolo, Norme sulla tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, la legge del '78 tradisce la duplice volontà di promuovere la natalità, garantendo in contemporanea la libertà di scelta e l'autodeterminazione. Due punti critici, anche se guardati singolarmente: lo dimostrano i dati dell'inverno demografico italiano, che fanno dell'Italia il paese con il più basso indice di natalità europeo. E quelli (insufficienti) che stiamo per presentarvi sull'interruzione volontaria della gravidanza. Un duplice intento che si riflette anche nelle strutture-cardine per l'ivg: i cosiddetti consultori familiari, dove tra le tante attività a sostegno della maternità e della famiglia, a margine si sostiene (o si dovrebbe sostenere) anche le donne che decidono di abortire. In occasione del suo anniversario, due i dati da cui vogliamo partire: al 2019 i medici che si dichiarano obiettori di coscienza sono quasi il 70%. Nel 2017 gli aborti clandestini il 15% sul totale.

Come funzione la legge 194/78

Dal 22 maggio del 1978, da quando porta la firma del presidente del consiglio della Democrazia cristiana Giulio Andreotti - che 23 anni dopo al meeting di Rimini definì quella giornata "la più nera della mia vita" - l'applicazione della 194 viene ostacolata in nome dell’obiezione di coscienza. In alcuni ospedali e consultori italiani infatti il diritto all'aborto ancora non esiste. Mentre le tecniche più innovative come la pillola abortiva (RU-486), a differenza di quanto accade in altre branche della medicina, non sono ancora acquisite. La legge impone l'obbligo di riflessione di 7 giorni per poter accedere all'aborto dopo il rilascio del certificato e non si richiama mai all'autodeterminazione fra i motivi della scelta. "Il vecchio adagio del nessuno tocchi la 194 non convince più. A furia di mantenere questa legge obsoleta da 44 anni i nostri diritti continuano a venire sottratti senza poter fare niente. Una legge in cui non si parla di diritto di scelta, in cui l'aborto è legittimato unicamente da disagi sociali, economici, in cui il mio corpo e la mia autodeterminazione non hanno un valore, perché quello che posso o non posso fare lo decidono gli altri, valutando quanto sia legittimata ad accedere a questa pratica", scrive la pagina Instagram @Ivgstobenissimo.

Ivg, in Italia il numero di casi è fra i più bassi al mondo

La vignetta dell'illustratrice e autrice Anarkikka

Secondo i dati dell'ultima relazione parlamentare, nel 2019 sono state poco più di 73mila le interruzioni volontarie di gravidanza. In Italia sempre meno donne scelgono questa strada almeno dal 1983, quando gli aborti erano quasi 236mila l’anno. La diminuzione al ricorso ha toccato trasversalmente tutte le classi d’età, mantenendo il dato italiano tra i valori più bassi a livello internazionale. Nonostante questo, come riferisce l’Associazione Luca Coscioni che insieme ad altre ha dato vita alla campagna Aborto Sicuro: “In Italia ci sono 72 ospedali che hanno tra l'80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza. Ci sono 22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiezione tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e operatori socio sanitari, 18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori, 46 strutture che hanno una percentuale di obiettori superiore all`80%" e "in 11 regioni c`è almeno un ospedale con il 100% di obiettori: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria, Veneto e Toscana".

Obiettrice coordina i consultori: il caso toscano

In Toscana la recente nomina di una ginecologa obiettrice di coscienza a coordinatrice delle attività dei consultori della Valdera (Asl Toscana Nord Ovest) ha fatto scoppiare un’accesa protesta. Le associazioni Libere Tutte, associazione Luca Coscioni, Medicina Democratica, Cobas, Cub Sanità, il sindacato Flc Cgil dell’Università di Firenze, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Non una di meno e Aduc hanno dato vita a un partecipato sit-in chiedendo di rimuovere la dottoressa dall’incarico. "Avremmo messo mai un medico no vax a coordinare le attività di un centro vaccinale?" ha chiesto l'Aduc. " Lo sconcerto è ancora più grande se consideriamo che il presidio ospedaliero di Pontedera è stato, nel 2005, il primo in Italia a introdurre l'aborto farmacologico facendo della Valdera, e dell'ospedale Felice Lotti, un centro pioniere nell'utilizzo della RU-486", ha continua in una nota il Coordinamento Regionale 194, che da diversi anni chiede alla Regione Toscana impegnarsi sulla gestione dell'obiezione di coscienza.

La manifestazione "Scegliamo la Vita" del 22 maggio in piazza San Giovanni a Roma

Mentre in provincia di Pisa si protestava per garantire la libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne, a Roma il 22 maggio si manifestava per il motivo opposto. L’adunanza Scegliamo la Vita, prima Marcia della vita, ha visto 110 associazioni prevalentemente di ispirazione cattolica ma non solo, di quartiere e internazionali, radunarsi per ribadire - sotto le note della band veneta The Sun che ha realizzato l'Inno - "il diritto dei bambini di venire al mondo" a prescindere da tutto. A pochi giorni dalla manifestazione, la bozza diffusa da Politico che ha visto la Corte Suprema Usa intenzionata a ribaltare la sentenza "Roe v. Wade" sull'accesso all'ivg ha rappresentato un allarme transnazionale: un monito al Mondo.

Aborto farmacologico e dati in chiaro: le richieste

Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni

In occasione dei 44 anni dall’entrata in vigore della legge 194, il 22 maggio è stata presentata alla Camera dei Deputati l'indagine dall'eloquente titolo "Mai Dati!" di Chiara Lalli, docente di Storia della medicina e di Sonia Montegiove, informatica e giornalista per chiedere di rendere accessibili a tutti i dati sull'Ivg. L'indagine ha infatti evidenziato come l’ultima relazione sulla 194 del ministero della salute restituisca una fotografia poco utile, sfocata, parziale di quanto avviene nelle strutture ospedaliere del nostro Paese. "Vogliamo sapere quanti sono i non obiettori che eseguono le ivg e gli operatori che le eseguono dopo il primo trimestre; vogliamo che tutte le regioni offrano realmente la possibilità di eseguire le ivg farmacologiche in regime ambulatoriale. Chiediamo che venga inserito nei livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti Lea) un indicatore rappresentativo della effettiva possibilità di accedere alla ivg in ciascuna regione e che la relazione ministeriale venga presentata ogni anno nel rispetto dell’articolo 16 della stessa 194", ha dichiarato l'avvocato e segretario nazionale dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo. L'Aduc chiede invece che le Ausl regionali rifiutino le assunzioni di medici obiettori di coscienza: "Il non impiego di medici obiettori di coscienza in strutture che applicano il diritto ad abortire sarebbe una conseguenza logica" si legge in una nota "ma visto l’andazzo di ospedali e regioni inadempienti perché pieni di medici obiettori, sarebbe opportuno che il legislatore modificasse la legge e chiarisse questo aspetto".