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Home » Attualità » Jen Psaki, la portavoce della Casa Bianca piange per la “crudeltà” delle leggi anti-Lgbtq negli Usa

Jen Psaki, la portavoce della Casa Bianca piange per la “crudeltà” delle leggi anti-Lgbtq negli Usa

In un'intervista la democratica 43enne non è riuscita a trattenere le lacrime ricordando la legge "Don't Say Gay" approvata in Florida: "Sono misure orribili, dure e crudeli, che colpiscono soprattutto i bambini"

Remy Morandi
20 Aprile 2022
Jen Psaki

Jen Psaki

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Jen Psaki, 43 anni, è la portavoce della Casa Bianca. In un’intervista è scoppiata a piangere per la “crudeltà” delle leggi anti-Lgbtq approvate negli Usa (Foto Ansa)

La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, 43 anni, è scoppiata a piangere durante un’intervista nella quale ha condannato la “crudeltà” delle leggi anti-Lgbtq negli Usa, in particolare negli Stati controllati dai repubblicani, come la Florida, che da poco ha approvato la legge “Don’t Say Gay“, con la quale è stato vietato di parlare di orientamenti sessuali e di identità di genere nelle scuole.

Nota per la sua compostezza e calma durante le conferenze stampa alla Casa Bianca, la democratica Jen Psaki non è riuscita a trattenere le lacrime nel podcast News Not Noise di Jessica Yellin, nell’intervista pubblicata martedì 19 aprile. “Queste misure sono orribili, dure e crudeli, soprattutto nei confronti dei bambini”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca riferendosi in particolare alle leggi anti-Lgbtq approvate negli Stati Usa governati dai repubblicani.

 

Legge ‘Don’t Say Gay’ in Florida, cos’è e che cosa prevede

“Mi commuovo per questo problema perché è orribile. Sono i bambini i primi ad essere vittime di bullismo e tutti questi leader stanno prendendo provvedimenti per ferirli, per ferire le loro vite e le loro famiglie. È completamente oltraggioso”, ha commentato la portavoce della Casa Bianca. In particolare, Jen Psaki si è soffermata a commentare la legge sui “Diritti dei genitori nell’istruzione” recentemente appovata in Florida e soprannominata “Don’t Say Gay” dai suoi oppositori. La legge vieta l’istruzione in classe “sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” dalla scuola materna alla terza elementare, in quanto educare su questi temi non è “appropriato all’età o allo sviluppo degli studenti in conformità con gli standard statali”.

La protesta dei cittadini della Florida per l’approvazione della legge “Don’t Say Gay”

Nel podcast di Jessica Yellin, la portavoce della Casa Bianca ha affermato che la legge della Florida potrebbe impedire a ragazze e ragazzi di parlare di temi Lgbtq con famiglie e amici, in quanto potrebbero sentirsi minacciati da potenziali azioni legali nei loro confronti. “Questo sta penalizzando insegnanti ed educatori – ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca -. Spero solo che le persone continuino a istruirsi su questi temi, perché questo lato della politica non è altro che qualcosa di negativo”. “In Florida – ha aggiunto Psaki – se un alunno ha due papà o due mamme io vorrei che l’insegnante gli dicesse: ‘È meraviglioso’. Invece questa legge penalizza tutti gli educatori a scuola”.

Il sondaggio: 8 americani su 10 favorevoli alle leggi che proteggono la comunità Lgbtq

La portavoce ha anche affermato che l’ondata di leggi anti-Lgbtq approvate negli Stati Uniti vanno contro quella che è l’opinione pubblica. Secondo un sondaggio del Public Religion Research Institute, in effetti, risulta che quasi 8 americani su 10 sono a favore delle leggi che proteggono la comunità Lgbtq dalle discriminazioni sul posto di lavoro, a casa e negli uffici pubblici. Sempre secondo quel sondaggio, pubblicato lo scorso 17 marzo, il 68% dei cittadini americani sostiene il matrimonio egualitario, dato in forte aumento rispetto al 54% registrato nel 2014.

florida-manifestazioni-studenti
Una manifestazione degli studenti contro la legge “Don’t Say Gay” in Florida

Un altro sondaggio, condotto a metà marzo da Ipsos in collaborazione con ABC News, ha confermato quanto detto dalla portavoce della Casa Bianca sul fatto che le leggi anti-Lgbtq non siano apprezzate dalla maggior parte dei cittadini statunitensi. In base al sondaggio di Ipsos-ABC News, infatti, il 62% degli americani si oppone alla legge “Don’t Say Gay” della Florida, mentre il 37% la sostiene.

Jen Psaki, chi è la portavoce della Casa Bianca

Jen Psaki, classe 1978, oltre a essere la portavoce della Casa Bianca nell’amministrazione del presidente Joe Biden, è anche una giornalista. Di origini greche e polacche – il nome completo è Jennifer Rene Psaki -, la 43enne fu scelta nel 2015 dal presidente Barack Obama come direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca. Due anni dopo Psaki iniziò a lavorare come commentatrice politica sulla CNN. Nel novembre del 2020 Jennifer Rene Psaki lasciò la CNN, in quanto nominata portavoce della Casa Bianca per l’amministrazione Biden. Lo scorso febbraio, dopo che venne approvata la legge sui “Diritti dei genitori nell’istruzione” nello Stato della Florida, Jen Psaki commentò così a nome della Casa Bianca: “È certamente qualcosa che non aiuta i giovani membri della comunità LGBTQ che sono già vulnerabili, già vittime di bullismo”.

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Instagram

  • Bebe Vio “torna subito" a colpire con il suo ormai proverbiale (auto)sarcasmo.

Sul suo profilo Instagram pubblica una foto delle protesi lasciate sul lettino, prima di fare un tuffo in mare. Libera. 🏊‍♀️

#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Jen Psaki, 43 anni, è la portavoce della Casa Bianca. In un'intervista è scoppiata a piangere per la "crudeltà" delle leggi anti-Lgbtq approvate negli Usa (Foto Ansa)
La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, 43 anni, è scoppiata a piangere durante un'intervista nella quale ha condannato la "crudeltà" delle leggi anti-Lgbtq negli Usa, in particolare negli Stati controllati dai repubblicani, come la Florida, che da poco ha approvato la legge "Don't Say Gay", con la quale è stato vietato di parlare di orientamenti sessuali e di identità di genere nelle scuole. Nota per la sua compostezza e calma durante le conferenze stampa alla Casa Bianca, la democratica Jen Psaki non è riuscita a trattenere le lacrime nel podcast News Not Noise di Jessica Yellin, nell'intervista pubblicata martedì 19 aprile. "Queste misure sono orribili, dure e crudeli, soprattutto nei confronti dei bambini", ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca riferendosi in particolare alle leggi anti-Lgbtq approvate negli Stati Usa governati dai repubblicani.

 

Legge 'Don't Say Gay' in Florida, cos'è e che cosa prevede

"Mi commuovo per questo problema perché è orribile. Sono i bambini i primi ad essere vittime di bullismo e tutti questi leader stanno prendendo provvedimenti per ferirli, per ferire le loro vite e le loro famiglie. È completamente oltraggioso", ha commentato la portavoce della Casa Bianca. In particolare, Jen Psaki si è soffermata a commentare la legge sui "Diritti dei genitori nell'istruzione" recentemente appovata in Florida e soprannominata "Don't Say Gay" dai suoi oppositori. La legge vieta l'istruzione in classe "sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere" dalla scuola materna alla terza elementare, in quanto educare su questi temi non è "appropriato all'età o allo sviluppo degli studenti in conformità con gli standard statali".
La protesta dei cittadini della Florida per l'approvazione della legge "Don't Say Gay"
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Il sondaggio: 8 americani su 10 favorevoli alle leggi che proteggono la comunità Lgbtq

La portavoce ha anche affermato che l'ondata di leggi anti-Lgbtq approvate negli Stati Uniti vanno contro quella che è l'opinione pubblica. Secondo un sondaggio del Public Religion Research Institute, in effetti, risulta che quasi 8 americani su 10 sono a favore delle leggi che proteggono la comunità Lgbtq dalle discriminazioni sul posto di lavoro, a casa e negli uffici pubblici. Sempre secondo quel sondaggio, pubblicato lo scorso 17 marzo, il 68% dei cittadini americani sostiene il matrimonio egualitario, dato in forte aumento rispetto al 54% registrato nel 2014.
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Una manifestazione degli studenti contro la legge "Don't Say Gay" in Florida
Un altro sondaggio, condotto a metà marzo da Ipsos in collaborazione con ABC News, ha confermato quanto detto dalla portavoce della Casa Bianca sul fatto che le leggi anti-Lgbtq non siano apprezzate dalla maggior parte dei cittadini statunitensi. In base al sondaggio di Ipsos-ABC News, infatti, il 62% degli americani si oppone alla legge "Don't Say Gay" della Florida, mentre il 37% la sostiene.

Jen Psaki, chi è la portavoce della Casa Bianca

Jen Psaki, classe 1978, oltre a essere la portavoce della Casa Bianca nell'amministrazione del presidente Joe Biden, è anche una giornalista. Di origini greche e polacche - il nome completo è Jennifer Rene Psaki -, la 43enne fu scelta nel 2015 dal presidente Barack Obama come direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca. Due anni dopo Psaki iniziò a lavorare come commentatrice politica sulla CNN. Nel novembre del 2020 Jennifer Rene Psaki lasciò la CNN, in quanto nominata portavoce della Casa Bianca per l'amministrazione Biden. Lo scorso febbraio, dopo che venne approvata la legge sui "Diritti dei genitori nell'istruzione" nello Stato della Florida, Jen Psaki commentò così a nome della Casa Bianca: "È certamente qualcosa che non aiuta i giovani membri della comunità LGBTQ che sono già vulnerabili, già vittime di bullismo".
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