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Fratelli tutti" ha invitato e scritto il
Papa il 3 ottobre 2020: un documento che propone
strade letteralmente tangibili, con i materiali offerti alle mani e alla fantasia di tutti. Ma com'è che, dopo poco più di un anno, è scoppiata
una guerra che per certi versi, ha osservato Andrea Riccardi, fa sentire in tanti come se fossero "
tutti nemici". Chi è spettatore o partecipa in modo superficiale alla liturgia mediatica, istantanea e vanificata dal momento successivo, arriva addirittura a pensare che la parola "pace" sia una trappola putiniana.
"Il grido di pace" riparte da Roma
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a "Il grido della pace" a Roma
Ma la guerra, purtroppo, è anche più larga:
Siria,
Corno d'Africa, il Nord del
Mozambico, l'insieme dei
56 conflitti di cui si perdono le coordinate e la memoria. È un mondo facile all'oblio, spiega ancora Riccardi, storico fondatore di
Sant'Egidio che promuove
dal 23 al 25 ottobre a Roma "Il grido della pace": esplorare vie di incontro per non lasciare ai conflitti l'ultima parola. È l'invito a a una "immaginazione alternativa", altrimenti si subisce la prepotenza degli altri. Sì, "è una responsabilità esigente – ha detto il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella – altrimenti subiremo
l'effetto domino delle guerre e quella in corso in Ucraina rappresenta la linea di faglia che attraversa il mondo".
"Non lasciamo la pace in mano russa"
Il presidente francese Emmanuel Macron a Roma per "Il grido della pace"
Si può ricomporre questa frattura? Per
Emmanuel Macron serve certamente un approccio multilaterale: "Sentire parlare di pace può risultare insopportabile per chi combatte per la propria libertà", tuttavia "non lasciamo che
la parola pace sia catturata dal potere russo", potere di una Russia a sua volta posseduta da un nazionalismo esasperato, nutrito da un senso di umiliazione scaturito dalla dissoluzione dell'impero sovietico. Macron osserva, acutamente, che la pandemia ha rafforzato l'isolamento sigillando in modo bellico il revisionisimo storico. Possiamo tutti "lavorare sotto traccia" anche per
parlare al popolo russo, dissociarlo anche dalla manipolazione della fede operata dal potere politico. È un lavoro "lento, quotidiano, ma so che ne siamo capaci". Questo comporta uno squilibrio positivo:
la pace, dice Macron, "
è impura, ontologicamente impura", al contrario di chi cerca nella sua presunta purezza la legittimazione della propria violenza.
"Trovare una lingua comune per il dialogo"
Il Cardinale Zuppi, presidente della Cei, invoca un dialogo per la soluzione dei conflitti nel mondo
A Roma, riprendendo le parole del
cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, si tesse una tela di
dialogo nel "mondo lacerato e così poco capace di pensarsi insieme". Ma gli uomini di pace "non sono ingenui, sono realisti. La logica non può essere solo quella militare". L'inventore dell'
esperanto (la lingua di "colui che spera")
puntava a trovare una lingua comune nell'Europa per avvicinare i popoli. "Fratelli tutti è il nostro esperanto", sottolinea Zuppi. È la strada che cerca chi non rassegna, sottolineata dalla presenza di
Haïm Korsia, rabbino capo di Francia, e di
Shaykh Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, Segretario Generale della Muslim World League ("Non c'è contrasto che non abbia una soluzione se si adoperano il dialogo e il buon senso").
Shaykh Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, Segretario Generale della Muslim World League
Papa Francesco sarà presente alla preghiera finale al Colosseo, come lui stesso ha annunciato all'Angelus: "Mi recherò al Colosseo a pregare
per la pace in Ucraina e nel mondo, insieme ai rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle Religioni mondiali, riuniti a Roma per l’incontro 'Il grido della pace'. Vi invito ad unirvi spiritualmente a questa grande invocazione a Dio: la preghiera è la forza della pace. Preghiamo, continuiamo a pregare per l’Ucraina così martoriata".