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Home » Attualità » Lavoratrici agricole invisibili: “Sfruttate, vessate e molestate sessualmente”

Lavoratrici agricole invisibili: “Sfruttate, vessate e molestate sessualmente”

Ricatti, liste nere, paghe da fame: il rapporto realizzato da Actionaid evidenzia l’agghiaccianti situazioni delle le braccianti nel metapontino, spesso straniere: “Molte si ribellano, ma quando rispondono ai tentativi di abuso con il rifiuto, restano disoccupate“

Domenico Guarino
9 Maggio 2022
Lavoratrici agricole 'invisibili', sfruttate e anche molestate

Lavoratrici agricole 'invisibili', sfruttate e anche molestate

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Molestie sessuali, ricatti,  liste nere , paghe da fame: spesso, quando mangiamo frutta, ortaggi e vegetali,  nel piatto, inconsapevolmente, mettiamo anche una serie di ingredienti tossici, che rendono difficile e spesso disumana la vita delle lavoratrici agricole, soggette alle violenze ed alle coercizioni dei caporali cui è affidato il reclutamento ed il controllo della manodopera.

A raccontarlo il  rapporto “CAMBIA TERRA. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura” realizzato da Actionaid nell’ambito del programma che dal 2016 si occupa di indagare e intervenire sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne in agricoltura in Puglia, Basilicata e Calabria per tutelare i loro diritti.

Il rapporto

Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40
Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40

Siamo nell’Arco Ionico, tra le provincie di Matera, Taranto e Cosenza. Una delle zone più fertili e generose della Penisola, favorita dal clima e dalle caratteristiche del suolo. In questa ampia regione le donne sono particolarmente richieste per garantire maggiore cura per le stagioni di raccolta e lavorazione della frutta più delicata, dalle fragole all’uva da tavola fino agli agrumi. Donne  soprattutto  straniere, originarie della Romania e Bulgaria.

Nei loro confronti la vita è spesso spietata, ed altrettanto spesso, dietro il lavor0 si nascondono le forme più umilianti di sfruttamento e discriminazione.

Si parte dalle condizioni salariali, che  sono incomparabilmente peggiori di quelle riservate ai ‘colleghi’ maschi.  Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40. “Inoltre, la pratica dei datori di lavoro sleali di dichiarare in busta paga un numero inferiore di giornate rispetto a quelle lavorate impedisce alle donne non solo di accedere all’indennità di infortunio, malattia e disoccupazione agricola, ma anche a quella di maternità” denuncia  il rapporto.

La testimonianza

“Guadagno trentotto euro al giorno. Chi riesce lavora senza interruzioni, dal lunedì alla domenica. Gli uomini ricevono due euro in più all’ora perché hanno compiti più pesanti. Stamattina mi sono alzata presto, cominciamo alle sei: prepariamo il terreno per piantare le fragole, lo concimiamo. Devo stare sempre piegata e adesso che sono incinta è faticoso. Mi sento sfiancata, però sono obbligata ad andarci, ho bisogno di soldi”, racconta Catalina, lavoratrice rumena in Basilicata, una delle 119 donne impiegate in agricoltura di origine rumena e bulgara intervistate e incontrate per il  rapporto.

Catalina racconta anche delle molestie. Un fatto consueto, tra le braccianti

Gli abusi sessuali

Lavoratrici agricole, le molestie sessuali e i ricatti sono un fenomeno ben radicato nel metapontino e nelle aree limitrofe di Puglia e Calabria
Lavoratrici agricole, secondo il rapporto realizzato da Actionaid le molestie sessuali e i ricatti sono un fenomeno ben radicato nel metapontino e nelle aree limitrofe di Puglia e Calabria

Nel report si legge che “Da quanto emerge dalle venticinque  interviste realizzate a operaie agricole, operatrici e operatori, ricercatori e ricercatrici, psicologhe, sindacaliste e imprenditrici, le molestie sessuali e i ricatti sono un fenomeno ben radicato nel metapontino e nelle aree limitrofe di Puglia e Calabria” .  Secondo  Annarita Del Vecchio, psicologa e collaboratrice di  ActionAid in Puglia: «Le comunitarie, le rumene in particolar modo, sono considerate donne facili, delle poco  di buono, pericolose perché si crede che vengano a rubare i mariti delle italiane. Molte si ribellano, ma quando  rispondono ai tentativi di abuso con il rifiuto, restano disoccupate. I molestatori sono soprattutto caporali e rimangono impuniti perché non ci sono denunce”.

Nel barese, da anni va avanti un metodo collaudato. “La mattina, quando nelle piazze arrivano i furgoni per portare le operaie agricole nei campi, la “prescelta” viene fatta salire davanti, nello spazio accanto al guidatore. Sul cruscotto vengono messi un cornetto e un caffè caldo, comprati al bar. Mangiare la colazione significa accettare l’avances sessuale e quindi ottenere l’ingaggio. Rifiutando, invece, il giorno dopo si viene lasciate a casa».

Simonetta Bonadies, psicologa e collaboratrice di ActionAid in Calabria sottolinea che tutte le donne con cui ha parlato “hanno subito la minaccia di perdere il posto se non si prestavano sessualmente”.

Secondo Maurizio Alfano, ricercatore nell’Arco ionico calabrese, autore di diversi saggi, “in quanto alle molestie sessuali, qui ci sono situazioni di omertà ancora più radicate rispetto ad altri territori. Le donne non denunciano perché hanno paura di ritorsioni a vari livelli. Qualcuna si vede sottrarre i documenti. Altre ricevono minacce contro i familiari rimasti in Romania o in Bulgaria. Chi continua a lavorare è piena di cicatrici e di ferite nell’animo: c’è un carico eccessivo da sopportare”.

Le liste nere per chi dice ‘no’

Chi reagisce di solito finisce  nelle “liste nere”: i caporali si telefonano l’uno con l’altro per segnalare le piantagrane. C’è uno scambio di manodopera e quindi di informazioni.

“Il sistema è sofisticato” racconta ancora il rapporto di Action Aid  perché “è come se fossimo di fronte a un ufficio di collocamento totalmente irregolare e criminoso, in grado di gestire la manovalanza non soltanto nell’area ma anche fuori. Ad esempio, quando finisce la stagione dei mandaranci e inizia la semina delle fragole, i caporali organizzano i trasporti fino alla Basilicata. Vengono preferite le donne perché sono più prostrate e obbligate a sopportare con rassegnazione”.

agricoltura
Il modello agricolo attuale non è sostenibile, né per le lavoratrici in condizioni di sfruttamento, né per le imprese che rispettano le regole

“Il modello agricolo attuale non è sostenibile, né per le lavoratrici a rischio o in condizioni di sfruttamento, né per le tante imprese che rispettano le regole nonostante le molte difficoltà che il mercato e la concorrenza sleale impone loro” spiega Grazia Moschetti, responsabile dei nostri progetti nell’Arco Ionico. Che aggiunge “abbiamo bisogno di cambiare prospettiva, mettendo al centro i bisogni delle lavoratrici agricole come cittadine e come persone che ad oggi sono escluse dai più basilari servizi di welfare e più in generale dai processi democratici delle comunità di appartenenza.  Le operaie agricole non possono più essere escluse o lasciate ai margini degli interventi delle istituzioni, ad oggi attuati senza una chiara prospettiva di genere. Continuare a farlo significa non mettere fine deliberatamente alle violazioni dei diritti e alle violenze che subiscono” .

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Molestie sessuali, ricatti,  liste nere , paghe da fame: spesso, quando mangiamo frutta, ortaggi e vegetali,  nel piatto, inconsapevolmente, mettiamo anche una serie di ingredienti tossici, che rendono difficile e spesso disumana la vita delle lavoratrici agricole, soggette alle violenze ed alle coercizioni dei caporali cui è affidato il reclutamento ed il controllo della manodopera. A raccontarlo il  rapporto “CAMBIA TERRA. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura” realizzato da Actionaid nell’ambito del programma che dal 2016 si occupa di indagare e intervenire sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne in agricoltura in Puglia, Basilicata e Calabria per tutelare i loro diritti.

Il rapporto

Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40
Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40
Siamo nell’Arco Ionico, tra le provincie di Matera, Taranto e Cosenza. Una delle zone più fertili e generose della Penisola, favorita dal clima e dalle caratteristiche del suolo. In questa ampia regione le donne sono particolarmente richieste per garantire maggiore cura per le stagioni di raccolta e lavorazione della frutta più delicata, dalle fragole all’uva da tavola fino agli agrumi. Donne  soprattutto  straniere, originarie della Romania e Bulgaria. Nei loro confronti la vita è spesso spietata, ed altrettanto spesso, dietro il lavor0 si nascondono le forme più umilianti di sfruttamento e discriminazione. Si parte dalle condizioni salariali, che  sono incomparabilmente peggiori di quelle riservate ai ‘colleghi’ maschi.  Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40. “Inoltre, la pratica dei datori di lavoro sleali di dichiarare in busta paga un numero inferiore di giornate rispetto a quelle lavorate impedisce alle donne non solo di accedere all’indennità di infortunio, malattia e disoccupazione agricola, ma anche a quella di maternità” denuncia  il rapporto.

La testimonianza

“Guadagno trentotto euro al giorno. Chi riesce lavora senza interruzioni, dal lunedì alla domenica. Gli uomini ricevono due euro in più all’ora perché hanno compiti più pesanti. Stamattina mi sono alzata presto, cominciamo alle sei: prepariamo il terreno per piantare le fragole, lo concimiamo. Devo stare sempre piegata e adesso che sono incinta è faticoso. Mi sento sfiancata, però sono obbligata ad andarci, ho bisogno di soldi”, racconta Catalina, lavoratrice rumena in Basilicata, una delle 119 donne impiegate in agricoltura di origine rumena e bulgara intervistate e incontrate per il  rapporto. Catalina racconta anche delle molestie. Un fatto consueto, tra le braccianti

Gli abusi sessuali

Lavoratrici agricole, le molestie sessuali e i ricatti sono un fenomeno ben radicato nel metapontino e nelle aree limitrofe di Puglia e Calabria
Lavoratrici agricole, secondo il rapporto realizzato da Actionaid le molestie sessuali e i ricatti sono un fenomeno ben radicato nel metapontino e nelle aree limitrofe di Puglia e Calabria
Nel report si legge che “Da quanto emerge dalle venticinque  interviste realizzate a operaie agricole, operatrici e operatori, ricercatori e ricercatrici, psicologhe, sindacaliste e imprenditrici, le molestie sessuali e i ricatti sono un fenomeno ben radicato nel metapontino e nelle aree limitrofe di Puglia e Calabria” .  Secondo  Annarita Del Vecchio, psicologa e collaboratrice di  ActionAid in Puglia: «Le comunitarie, le rumene in particolar modo, sono considerate donne facili, delle poco  di buono, pericolose perché si crede che vengano a rubare i mariti delle italiane. Molte si ribellano, ma quando  rispondono ai tentativi di abuso con il rifiuto, restano disoccupate. I molestatori sono soprattutto caporali e rimangono impuniti perché non ci sono denunce”. Nel barese, da anni va avanti un metodo collaudato. “La mattina, quando nelle piazze arrivano i furgoni per portare le operaie agricole nei campi, la “prescelta” viene fatta salire davanti, nello spazio accanto al guidatore. Sul cruscotto vengono messi un cornetto e un caffè caldo, comprati al bar. Mangiare la colazione significa accettare l’avances sessuale e quindi ottenere l’ingaggio. Rifiutando, invece, il giorno dopo si viene lasciate a casa». Simonetta Bonadies, psicologa e collaboratrice di ActionAid in Calabria sottolinea che tutte le donne con cui ha parlato “hanno subito la minaccia di perdere il posto se non si prestavano sessualmente”. Secondo Maurizio Alfano, ricercatore nell’Arco ionico calabrese, autore di diversi saggi, “in quanto alle molestie sessuali, qui ci sono situazioni di omertà ancora più radicate rispetto ad altri territori. Le donne non denunciano perché hanno paura di ritorsioni a vari livelli. Qualcuna si vede sottrarre i documenti. Altre ricevono minacce contro i familiari rimasti in Romania o in Bulgaria. Chi continua a lavorare è piena di cicatrici e di ferite nell’animo: c’è un carico eccessivo da sopportare”.

Le liste nere per chi dice 'no'

Chi reagisce di solito finisce  nelle “liste nere”: i caporali si telefonano l’uno con l’altro per segnalare le piantagrane. C’è uno scambio di manodopera e quindi di informazioni. “Il sistema è sofisticato” racconta ancora il rapporto di Action Aid  perché “è come se fossimo di fronte a un ufficio di collocamento totalmente irregolare e criminoso, in grado di gestire la manovalanza non soltanto nell’area ma anche fuori. Ad esempio, quando finisce la stagione dei mandaranci e inizia la semina delle fragole, i caporali organizzano i trasporti fino alla Basilicata. Vengono preferite le donne perché sono più prostrate e obbligate a sopportare con rassegnazione”.
agricoltura
Il modello agricolo attuale non è sostenibile, né per le lavoratrici in condizioni di sfruttamento, né per le imprese che rispettano le regole
“Il modello agricolo attuale non è sostenibile, né per le lavoratrici a rischio o in condizioni di sfruttamento, né per le tante imprese che rispettano le regole nonostante le molte difficoltà che il mercato e la concorrenza sleale impone loro” spiega Grazia Moschetti, responsabile dei nostri progetti nell’Arco Ionico. Che aggiunge “abbiamo bisogno di cambiare prospettiva, mettendo al centro i bisogni delle lavoratrici agricole come cittadine e come persone che ad oggi sono escluse dai più basilari servizi di welfare e più in generale dai processi democratici delle comunità di appartenenza.  Le operaie agricole non possono più essere escluse o lasciate ai margini degli interventi delle istituzioni, ad oggi attuati senza una chiara prospettiva di genere. Continuare a farlo significa non mettere fine deliberatamente alle violazioni dei diritti e alle violenze che subiscono” .
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