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Home » Attualità » “Le persone diventano più cattive: educhiamo i giovani alla sensibilità verso gli altri. Orlando è vittima di una società che non pesa le parole e si volta dall’altra parte”

“Le persone diventano più cattive: educhiamo i giovani alla sensibilità verso gli altri. Orlando è vittima di una società che non pesa le parole e si volta dall’altra parte”

Luca Paladini, fondatore dei "Sentinelli", commenta la vicenda del 18enne che domenica 20 giugno si è tolto la vita a Torino. "Per mesi sono stato insultato e minacciato di morte. Io sono stato forte, ma chi è più giovane o più vulnerabile magari non regge questa violenza. Proprio come è successo a lui". E sull'aumento dei casi di omofobia in Italia: "Approvare il Ddl Zan è fondamentale, per il futuro dei ragazzi, per far sì che le cose possano cambiare"

Domenico Guarino
29 Giugno 2021
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La vicenda di Orlando Merenda, il giovane diciottenne che si è tolto la vita a Torino, gettandosi sotto ad un treno, ha riaperto il dibattito sull’omofobia nel nostro Paese. È aumentata? Come si può contrastare? Che strumenti servono? È più importante la repressione o l’educazione?
Ne abbiamo parlato con Luca Paladini, portavoce de ‘I Sentinelli’.

 

Come valuta la vicenda del suicidio di Orlando Merenda, il giovane diciottenne suicida dopo anni di vessazioni e bullismo a causa della sua omosessualità?

“Io parto dalla mia vicenda personale, non perché sia ‘importante’, ma perché è in qualche modo emblematica. Per mesi io e il mio compagno abbiamo subito minacce ed offese pesanti attraverso i social: sono state diffuse foto di me con il triangolo rosa, con la testa mozzata, siamo stati oggetto di diffamazioni (“Paladini ha l’AIDS” o “Paladini o pedofilo”) etc. Quando mi sono trovato al centro di questa vicenda ho sempre pensato: ok, io questa cosa la sto reggendo, ma se fosse capitata ha una persona che, per mille ragioni, ha meno forza perché magari, appunto, è più giovane, cosa potrebbe succedere? Ecco, quello che è successo ad Orlando per me sta dentro questa riflessione. Le parole sono importanti e certe parole sono anche da punire, nella misura in cui si voglia contenere o arrestare un fenomeno che poi può provocare queste conseguenze”.

È il discorso del DDL Zan…

“Esatto: il peso delle parole che può essere decisivo. Il concetto è chiaro. La libertà di pensiero è sacra ma deve avere una linea di confine che non può essere sorpassata dall’incitamento alla violenza, dall’insulto e dall’umiliazione (ne avevamo parlato su Luce qui). Ci sono persone che non hanno spalle abbastanza forti da reggere l’urto della violenza verbale. Vanno tutelate per evitare che accadano le tragedie cui stiamo assistendo”.

Colpisce il fatto che il profilo Instagram del ragazzo sia stato preso di mira anche dopo la sua morte con messaggi d’odio e parole irripetibili. Sono i social il problema?

“L’ultima settimana è stato un vero e proprio bollettino di guerra. Solo a Milano potrei contare 3/4 episodi di violenza e nemmeno marginali: è stato picchiato un ragazzino di 13 anni, è stato malmenato un ragazzo in un locale gay. Stanno succedendo cose inenarrabili. Nel caso dei social, poi, c’è ovviamente lo scudo dell’anonimato, che ancora di più favorisce l’uso distorto del mezzo. Al punto che anche la pietas umana sembra addirittura morta, come dimostrano i messaggi sul profilo di Orlando. Ma la questione è nella società ed è lì che va combattuta”.

L’omofobia è in aumento secondo lei?

“Io non sono così sicuro che siano in aumento le persone omofobe. Credo piuttosto che siano diventate più cattive, che sia aumentato il tasso di violenza. Nelle piazze che organizziamo come Sentinelli vedo una marea di giovani e questa cosa mi apre il cuore. Piazze piene di sedicenni, diciottenni. Questo mi fa pensare che tra qualche anno il DDL Zan sarà addirittura una roba preistorica rispetto a come ragionano i giovani di oggi. La società sta andando avanti. Fortunatamente. Ma è vero che da parte di chi avversa c’è tantissima cattiveria e tantissimo odio. Forse perché si sentono accerchiati, e questo li sconvolge portandoli ad avere reazioni sconsiderate. Probabilmente stanno capendo che la società, o buona parte di essa, sta maturando e sentono venir meno il terreno sotto i loro piedi”.

La scuola deve fare di più?

“Di sicuro. È vero che ci sono tante esperienze, con docenti preparati e sensibili. Ma è necessario mettere a sistema questa cosa. Non a caso il DDL Zan prevede l’istituzione annuale, ogni 17 maggio, di una giornata di sensibilizzazione sui temi della diversità e dell’intolleranza. Una cosa del genere avrebbe un grande valore”.

Vi accusano di voler portare nelle scuole la ‘teoria gender’

“Nulla di più falso. È un’accusa pretestuosa. Quello che si vuole fare è aumentare la consapevolezza. Noi spesso siamo invitati, come Sentinelli, nelle scuole per raccontare le nostre esperienze ed abbiamo intercettato tanti casi di omofobia. Il quadro che si prospetta è sempre lo stesso: la vittima, 4 o 5 che bullizzano, il resto è la zona grigia dei compagni di classe che non intervengono, si girano dall’altra parte, pensando che non siano affari loro. Ecco, il lavoro deve essere fatto su chi pensa che non sia affare suo provare a difendere un ragazzo o una ragazza affinché non sia bullizzato. Ed è in questo senso che l’istituzione della giornata contro la discriminazione è di fondamentale importanza”.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
La vicenda di Orlando Merenda, il giovane diciottenne che si è tolto la vita a Torino, gettandosi sotto ad un treno, ha riaperto il dibattito sull'omofobia nel nostro Paese. È aumentata? Come si può contrastare? Che strumenti servono? È più importante la repressione o l'educazione? Ne abbiamo parlato con Luca Paladini, portavoce de 'I Sentinelli'.   Come valuta la vicenda del suicidio di Orlando Merenda, il giovane diciottenne suicida dopo anni di vessazioni e bullismo a causa della sua omosessualità? "Io parto dalla mia vicenda personale, non perché sia 'importante', ma perché è in qualche modo emblematica. Per mesi io e il mio compagno abbiamo subito minacce ed offese pesanti attraverso i social: sono state diffuse foto di me con il triangolo rosa, con la testa mozzata, siamo stati oggetto di diffamazioni ("Paladini ha l’AIDS" o "Paladini o pedofilo") etc. Quando mi sono trovato al centro di questa vicenda ho sempre pensato: ok, io questa cosa la sto reggendo, ma se fosse capitata ha una persona che, per mille ragioni, ha meno forza perché magari, appunto, è più giovane, cosa potrebbe succedere? Ecco, quello che è successo ad Orlando per me sta dentro questa riflessione. Le parole sono importanti e certe parole sono anche da punire, nella misura in cui si voglia contenere o arrestare un fenomeno che poi può provocare queste conseguenze". È il discorso del DDL Zan… "Esatto: il peso delle parole che può essere decisivo. Il concetto è chiaro. La libertà di pensiero è sacra ma deve avere una linea di confine che non può essere sorpassata dall’incitamento alla violenza, dall'insulto e dall’umiliazione (ne avevamo parlato su Luce qui). Ci sono persone che non hanno spalle abbastanza forti da reggere l'urto della violenza verbale. Vanno tutelate per evitare che accadano le tragedie cui stiamo assistendo". Colpisce il fatto che il profilo Instagram del ragazzo sia stato preso di mira anche dopo la sua morte con messaggi d'odio e parole irripetibili. Sono i social il problema? "L'ultima settimana è stato un vero e proprio bollettino di guerra. Solo a Milano potrei contare 3/4 episodi di violenza e nemmeno marginali: è stato picchiato un ragazzino di 13 anni, è stato malmenato un ragazzo in un locale gay. Stanno succedendo cose inenarrabili. Nel caso dei social, poi, c'è ovviamente lo scudo dell'anonimato, che ancora di più favorisce l'uso distorto del mezzo. Al punto che anche la pietas umana sembra addirittura morta, come dimostrano i messaggi sul profilo di Orlando. Ma la questione è nella società ed è lì che va combattuta". L'omofobia è in aumento secondo lei? "Io non sono così sicuro che siano in aumento le persone omofobe. Credo piuttosto che siano diventate più cattive, che sia aumentato il tasso di violenza. Nelle piazze che organizziamo come Sentinelli vedo una marea di giovani e questa cosa mi apre il cuore. Piazze piene di sedicenni, diciottenni. Questo mi fa pensare che tra qualche anno il DDL Zan sarà addirittura una roba preistorica rispetto a come ragionano i giovani di oggi. La società sta andando avanti. Fortunatamente. Ma è vero che da parte di chi avversa c’è tantissima cattiveria e tantissimo odio. Forse perché si sentono accerchiati, e questo li sconvolge portandoli ad avere reazioni sconsiderate. Probabilmente stanno capendo che la società, o buona parte di essa, sta maturando e sentono venir meno il terreno sotto i loro piedi". La scuola deve fare di più? "Di sicuro. È vero che ci sono tante esperienze, con docenti preparati e sensibili. Ma è necessario mettere a sistema questa cosa. Non a caso il DDL Zan prevede l'istituzione annuale, ogni 17 maggio, di una giornata di sensibilizzazione sui temi della diversità e dell’intolleranza. Una cosa del genere avrebbe un grande valore". Vi accusano di voler portare nelle scuole la 'teoria gender' "Nulla di più falso. È un'accusa pretestuosa. Quello che si vuole fare è aumentare la consapevolezza. Noi spesso siamo invitati, come Sentinelli, nelle scuole per raccontare le nostre esperienze ed abbiamo intercettato tanti casi di omofobia. Il quadro che si prospetta è sempre lo stesso: la vittima, 4 o 5 che bullizzano, il resto è la zona grigia dei compagni di classe che non intervengono, si girano dall'altra parte, pensando che non siano affari loro. Ecco, il lavoro deve essere fatto su chi pensa che non sia affare suo provare a difendere un ragazzo o una ragazza affinché non sia bullizzato. Ed è in questo senso che l’istituzione della giornata contro la discriminazione è di fondamentale importanza".
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