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"Le persone diventano più cattive: educhiamo i giovani alla sensibilità verso gli altri. Orlando è vittima di una società che non pesa le parole e si volta dall'altra parte"

di DOMENICO GUARINO -
29 giugno 2021
PaladiniApertura

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La vicenda di Orlando Merenda, il giovane diciottenne che si è tolto la vita a Torino, gettandosi sotto ad un treno, ha riaperto il dibattito sull'omofobia nel nostro Paese. È aumentata? Come si può contrastare? Che strumenti servono? È più importante la repressione o l'educazione? Ne abbiamo parlato con Luca Paladini, portavoce de 'I Sentinelli'.   Come valuta la vicenda del suicidio di Orlando Merenda, il giovane diciottenne suicida dopo anni di vessazioni e bullismo a causa della sua omosessualità? "Io parto dalla mia vicenda personale, non perché sia 'importante', ma perché è in qualche modo emblematica. Per mesi io e il mio compagno abbiamo subito minacce ed offese pesanti attraverso i social: sono state diffuse foto di me con il triangolo rosa, con la testa mozzata, siamo stati oggetto di diffamazioni ("Paladini ha l’AIDS" o "Paladini o pedofilo") etc. Quando mi sono trovato al centro di questa vicenda ho sempre pensato: ok, io questa cosa la sto reggendo, ma se fosse capitata ha una persona che, per mille ragioni, ha meno forza perché magari, appunto, è più giovane, cosa potrebbe succedere? Ecco, quello che è successo ad Orlando per me sta dentro questa riflessione. Le parole sono importanti e certe parole sono anche da punire, nella misura in cui si voglia contenere o arrestare un fenomeno che poi può provocare queste conseguenze". È il discorso del DDL Zan… "Esatto: il peso delle parole che può essere decisivo. Il concetto è chiaro. La libertà di pensiero è sacra ma deve avere una linea di confine che non può essere sorpassata dall’incitamento alla violenza, dall'insulto e dall’umiliazione (ne avevamo parlato su Luce qui). Ci sono persone che non hanno spalle abbastanza forti da reggere l'urto della violenza verbale. Vanno tutelate per evitare che accadano le tragedie cui stiamo assistendo". Colpisce il fatto che il profilo Instagram del ragazzo sia stato preso di mira anche dopo la sua morte con messaggi d'odio e parole irripetibili. Sono i social il problema? "L'ultima settimana è stato un vero e proprio bollettino di guerra. Solo a Milano potrei contare 3/4 episodi di violenza e nemmeno marginali: è stato picchiato un ragazzino di 13 anni, è stato malmenato un ragazzo in un locale gay. Stanno succedendo cose inenarrabili. Nel caso dei social, poi, c'è ovviamente lo scudo dell'anonimato, che ancora di più favorisce l'uso distorto del mezzo. Al punto che anche la pietas umana sembra addirittura morta, come dimostrano i messaggi sul profilo di Orlando. Ma la questione è nella società ed è lì che va combattuta". L'omofobia è in aumento secondo lei? "Io non sono così sicuro che siano in aumento le persone omofobe. Credo piuttosto che siano diventate più cattive, che sia aumentato il tasso di violenza. Nelle piazze che organizziamo come Sentinelli vedo una marea di giovani e questa cosa mi apre il cuore. Piazze piene di sedicenni, diciottenni. Questo mi fa pensare che tra qualche anno il DDL Zan sarà addirittura una roba preistorica rispetto a come ragionano i giovani di oggi. La società sta andando avanti. Fortunatamente. Ma è vero che da parte di chi avversa c’è tantissima cattiveria e tantissimo odio. Forse perché si sentono accerchiati, e questo li sconvolge portandoli ad avere reazioni sconsiderate. Probabilmente stanno capendo che la società, o buona parte di essa, sta maturando e sentono venir meno il terreno sotto i loro piedi". La scuola deve fare di più? "Di sicuro. È vero che ci sono tante esperienze, con docenti preparati e sensibili. Ma è necessario mettere a sistema questa cosa. Non a caso il DDL Zan prevede l'istituzione annuale, ogni 17 maggio, di una giornata di sensibilizzazione sui temi della diversità e dell’intolleranza. Una cosa del genere avrebbe un grande valore". Vi accusano di voler portare nelle scuole la 'teoria gender' "Nulla di più falso. È un'accusa pretestuosa. Quello che si vuole fare è aumentare la consapevolezza. Noi spesso siamo invitati, come Sentinelli, nelle scuole per raccontare le nostre esperienze ed abbiamo intercettato tanti casi di omofobia. Il quadro che si prospetta è sempre lo stesso: la vittima, 4 o 5 che bullizzano, il resto è la zona grigia dei compagni di classe che non intervengono, si girano dall'altra parte, pensando che non siano affari loro. Ecco, il lavoro deve essere fatto su chi pensa che non sia affare suo provare a difendere un ragazzo o una ragazza affinché non sia bullizzato. Ed è in questo senso che l’istituzione della giornata contro la discriminazione è di fondamentale importanza".