Lo spiegone sul divario di genere: indici, dimensioni, dati e zone critiche delle pari opportunità in Italia

di SOFIA FRANCIONI
27 aprile 2022
gendergap

gendergap

Un distacco, una lente, uno squilibrio, un indice quantitativo. Il divario di genere, in inglese gender gap, misura la condizione e la qualità della vita delle donne. Interrogando la realtà, restituisce la distanza che in tv, come denunciato dal #NoWomanNoPanel, nelle piazze, nelle strade, nei libri e nei programmi scolastici, nei luoghi del potere e in altre dimensioni divide le donne dagli uomini.

Chi lo misura?

GLOBAL INDEX - Mondialmente sono due gli indici che misurano il divario di genere nel mondo. Il Global gender gap index, sviluppato dal World economic forum, stima paese per paese l'ampiezza del divario tra uomini e donne nelle quattro dimensioni-chiave della Sanità, dell'Istruzione, del Lavoro e della Politica. La fondazione no profit nata dall'iniziativa privata dell'economista Klaus Schwab, monitora la presenza delle donne nel mercato del lavoro, guarda alla parità salariale, esamina la differenza tra il modo in cui uomini e donne sono rappresentati negli organi decisionali e se queste ultime sono ostacolate nell'accesso alle cure e all'istruzione. SIGI - Il Social institution and gender index (Sigi), elaborato dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), misura invece la condizione delle donne nella vita sociale di 180 Paesi. Per determinarlo, il Sigi esamina istituzioni, norme, codici, leggi di famiglia e diritti sull'autonomia fisica. Fotografa a più latitudini la predilezione per il figlio maschio e osserva l'accesso a risorse e competenze e le libertà garantite dai Paesi. EIGE - L'Unione Europea si è dotata dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, guardando non al divario ma all'equilibrio di genere. L'indice Eige nasce come strumento politico dell'Unione per fornire ausilio alle presidenze del Consiglio europeo, guardando al raggiungimento dell'uguaglianza di genere in sei domini: Lavoro, Denaro, Conoscenza, Tempo, Disuguaglianze intersezionali, Potere, Salute.

I paesi-modello delle Pari Opportunità

Storicamente, nel saliscendi dell'indice che misura il divario di genere la politica è stata in grado di fare la differenza quando ha messo in campo leggi e politiche mirate. Non è  un caso che i migliori paesi per parità di genere o divario di genere colmato siano proprio quelli scandinavi. Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia, dove i governi hanno adottato la parità di genere e l'emancipazione femminile come politiche esplicite. 

Il divario di genere in Italia

Politica- In Italia né l'istruzione, né la sanità rappresentano un problema per divario di genere. La dimensione politica è quella più critica: le donne sono ancora sotto la soglia minima delle Quote Rosa (40%). Presidenze della Repubblica e del Consiglio a parte, le consigliere regionali al 2021 sono appena il 21.8% del totale, poco meno delle assessore regionali ferme al 24,7%. Donatella Tesei, presidente della regione Umbria, è l'unica governatrice donna d'Italia. Cinque su 20 le vicepresidenti mentre si contano sulle dita di una mano le donne leader di partito. Lavoro - Anche il lavoro è una dimensione del divario che preoccupa: in busta paga la discriminazione non trova giustificazione se non in se stessa. Secondo l'Eurostat, che misura il divario salariale o gender pay gap sulla base della paga oraria/h netta, in Italia le donne in quanto donne vengono pagate il 5% rispetto agli uomini. Mentre per Jobpricing la differenza salariale fra i generi è dell'11,5%, basandosi sul reddito annuale netto. Dal punto di vista delle carriere, le donne capo d'azienda sono il 12% del totale (dal recente report La donna in azienda di Ansa); il 18% le alte dirigenti, il 42% le amministratrici delegate secondo la Consob. Mentre riguardo all'occupazione, lo studio della Fondazione Moressa sui primi dati 2021 diffusi dall’Istat, ci dice che in Italia lavorano 4 donne su 10 uomini.

Le leggi dell'uguaglianza fra i generi

La Costituzione - Partendo dall'articolo 3 della Costituzione Italiana, il principio di uguaglianza sancisce che "i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di Sesso, ...". L'articolo 51 garantisce le Pari Opportunità. Il 117 chiede alle Regioni, tramite legge, di rimuovere ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica, promuovendo la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. L'articolo 37, infine, decreta che la donna lavoratrice abbia gli stessi diritti e a parità di mansioni le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore uomo. Citando testualmente: "Le condizioni di lavoro" dovrebbero consentire "l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione".