Marco Andriano, disabilità e social network: "L'ironia ci salverà"

Per la Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, il content creator ha aderito alla campagna "showREAL" promossa da Valore D, Fondazione Diversity, OBE e YAM112003

di CATERINA CECCUTI
3 dicembre 2023
Marco-Andriano_ShowREAL2

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Cosa serve per combattere la discriminazione nei confronti della disabilità? "Un pizzico di ironia", risponde senza esitare Marco Andriano, classe 1998, co-fondatore di una start up che ha come obiettivo quello di rendere accessibili i videogiochi a persone cieche. Che è uno dei tre content creator con disabilità che ha partecipato all’iniziativa “showREAL: il progetto per cambiare la rappresentazione della disabilità in pubblicità”. Ma occorrono anche coraggio, determinazione e creatività, potremmo aggiungere noi dopo averlo incontrato e aver avuto la possibilità di prendere un po’ di confidenza con il suo modo di vivere, di porsi nei confronti del mondo e, soprattutto, di gestire una cecità parziale che si porta fin dall’età di quattro anni.

Marco Andriano

Signor Andriano, cosa secondo lei può davvero abbattere il muro delle discriminazioni? “Stiamo parlando di un percorso lungo, prima di tutto culturale. Per percorrerlo è giusto che ognuno utilizzi i propri strumenti e il proprio linguaggio. Io sono una persona alla mano, l’ironia è sempre stato il mio modo di comunicare con gli altri e di raccontare me stesso, compresa la mia disabilità.
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Marco Andriano, content creator cieco

Cerco sempre di rendere i miei messaggi un gioco, anche sui social. Sento che così riesco ad avvicinare le persone alla tematica della disabilità facendole sorridere, abbattendo la paura di accostarsi o di fare gaffe; se sono io il primo a fare dell’ironia, la tensione si smorza e le persone tendono ad aprirsi. A questo punto il dialogo diventa semplice ed il risultato è che io mi diverto e i messaggi che voglio mandare arrivano forti e chiari; insomma direi che per ora la strategia risulta vincente". Il suo impegno sui social è importante. In quanti la seguono e qual è il suo target? "Dal 2022 racconto la mia disabilità e la mia vita sui social: partendo da Instagram, TikTok e YouTube ho iniziato a parlare della mia quotidianità, avventure e disavventure, mostrando come supero ogni singola sfida delle mie giornate, dal fare il letto al cucinare, dallo studiare al distinguere i prodotti al supermercato e quant’altro. Ogni piattaforma ha un pubblico di circa 30.000 persone.
 
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Anche se chiaramente non ho accesso ai dati ufficiali, recentemente ho fatto un sondaggio nelle mie stories e, considerando anche commenti e messaggi ricevuti, ho stimato un pubblico composto da persone con disabilità per il 10-15%, una parte da persone vicine al nostro mondo (familiari, caregiver, educatori ecc.), ed circa il 60/70% composto da persone senza legami con quel mondo, che mi seguono per il modo di fare. Il mio cavallo di troia è proprio la risata, attraverso la quale - inconsapevolmente – la gente impara qualcosa in più sulla disabilità". Qual è stata la sua esperienza professionale? “Dopo aver lavorato per anni in un’associazione di persone cieche e ipovedenti per portare testimonianze ai ragazzi con la mia stessa disabilità, nel 2019 ho fondato Novis Games, una startup innovativa ad impatto sociale che si occupa di rendere i videogiochi accessibili. Collaboro direttamente con brand, società o enti per aumentare la loro accessibilità rispetto ad esigenze più specifiche, e questo mi permette di produrre anche dei risultati concreti e tangibili a favore della causa.” Qual è la cosa che le dà più fastidio? “Non sopporto l’ignoranza delle persone (intesa come assenza di conoscenza) sul tema della disabilità, perché porta ad atteggiamenti discriminatori cui tutte le persone con disabilità sono purtroppo ormai abituate. Parlo di esclusione e isolamento, ad esempio.
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Andriano racconta con leggerezza sui social la sua vita quotidiana

Spero di combattere questa tendenza facendo informazione, nel modo migliore in cui riesco a farla, ossia essendo leggero. Essere seri rispetto alla tematica è altrettanto importante, ma non fa per me e lascio questo modus operandi agli altri. La possibilità di far conoscere la disabilità alle persone raccontandola in chiave ironica mi permette ogni giorno di raggiungere nuove persone e i messaggi che spesso ricevo sono di gratitudine per aver 'fatto aprire gli occhi' a quanti prima erano totalmente lontani dalla tematica o, ancor meglio, genitori, amici, parenti".

La campagna showREAL

Parliamo del progetto “showREAL”, la campagna sociale digital, ideata e promossa da Valore D, Fondazione Diversity, OBE e YAM112003, con la partecipazione di tre creator: Arianna Talamona, Ludovica Billi e proprio Marco Andriano. Lo scopo è appunto quello di sensibilizzare le aziende e il mondo della comunicazione portandole ad adottare una rappresentazione autentica delle persone con disabilità  e accelerando di conseguenza il processo di inclusione.

I dati raccolti negli Stati Uniti da Nielsen Ad Intel dimostrano infatti che su quasi 450.000 pubblicità in prima serata trasmesse dalla TV via cavo e via etere nel febbraio 2021 negli USA, solo l’1% includeva la rappresentazione di temi, immagini o argomenti legati a questo tema. Eppure, le persone con disabilità rappresentano circa il 26% della popolazione americana e il 24% dell’Unione Europea (dati Eurostat, 2019 e Nielsen Ad Intel). Un quadro desolante di sottorappresentazione, dunque, cui si somma il fatto che la disabilità è stata a lungo raccontata male: narrazioni stereotipate, eroiche o pietistiche, non rappresentative o scorrette contribuiscono a un immaginario sociale che marginalizza un determinato gruppo di persone. È dimostrato invece che un approccio più inclusivo porti significativi vantaggi alle aziende: il Diversity Brand Index 2023 mostra che in Italia il 69% della popolazione è maggiormente propensa verso i brand più inclusivi e addirittura 7 persone su 10 li consigliano, con un impatto sul fatturato del +21%.
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Arianna Talamona, nuotatrice paralimpica e testimonial della campagna "showREAL"

Signor Andriano, perché ha scelto di aderire al progetto “showREAL” e quale impatto pensa potrà avere? “Una delle battaglie che maggiormente sento di dover portare avanti è quella legata alla presenza delle persone con disabilità nel mondo della comunicazione. Solitamente non veniamo considerati e questo contribuisce alla scarsa informazione e al nostro isolamento. Ecco perché rappresentarci è un grande passo per far entrare nella mente delle aziende un concetto fondamentale: anche noi siamo clienti e consumatori a tutti gli effetti". Secondo lei l’impiego di persone con disabilità negli spot potrebbe essere percepito dalle aziende come un modo per sviare l’attenzione dal prodotto? “Considerando che ci troviamo ancora nella prima fase di quello che potremmo considerare un processo di cambiamento importante, il fatto che un’azienda rappresenti la disabilità può essere un fattore di attrazione per lo spettatore, soprattutto a livello psicologico. Ma si tratta di una fase di passaggio, perché in futuro dobbiamo arrivare all’obiettivo del non accorgerci proprio se il protagonista sia o meno una persona disabile. Sarà un percorso lento, indubbiamente, ma sono certo che alla fine verrà percepita come un qualsiasi consumatore, e la sua disabilità considerata semplicemente una caratteristica, come il fatto di essere alti, bassi, biondi o mori ecc...”.
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Ludovica Billi, formatrice esperta in accessibilità, inclusione e sordità, è testimonial della campagna "showREAL"

Essere una persona disabile nel 2023: come sta cambiando, se sta cambiando, la percezione che la gente ha delle varie forme di disabilità? Stiamo davvero andando verso una società più inclusiva? “Come le dicevo, il cambiamento attraversa molte fasi. Noto diversi parallelismi tra tutte le battaglie che si stanno combattendo in questi decenni: dalla lotta a favore dell’ambiente ai diritti di genere e a quelli della disabilità. Indubbiamente molti si riempiono la bocca sfruttando il trend, ma non credo sia tutta fuffa. Mi impegno, ci credo e lavoro tutti i giorni nella promozione di una nuova cultura sociale, e penso che comunque ce la stiamo facendo. Avverto già dei cambiamenti nel linguaggio, nell’approccio e nella mentalità. E se questo coinvolgesse anche il mondo pubblicitario sarebbe importantissimo".