Severini, lei è scrittrice, giornalista, produttrice televisiva, ma quanto è difficile parlare al giorno d’oggi d’inclusione?
"Non sarebbe difficile perché comunque ormai va di moda. Il problema è la competenza di chi lo fa perché tutti improvvisano. Ogni cosa pretende di avere un pochino di preparazione e al giorno d'oggi sono tutti opinionisti e soprattutto influencer che sono arrivati alla follia non essendo neanche qualificati. Da una parte c'è un grande movimento di opinione che ci aiuta a parlarne riuscendo a far passare i contenuti, ma dall'altra c'è tanta improvvisazione che genera un effetto boomerang. L'esempio lampante è quello del signor Fedez che tempo fa disse cose sulla disabilità. Io l'ho denunciato all'Agcom e sicuramente andrò alla polizia postale perché non mi risponde. Quando c'è grande potenza e grande seguito sui social bisogna stare attenti alle proprie affermazioni".
Come è nata l’idea del programma "O Anche No"?
"Da una scommessa che ha fatto su di me Carlo Freccero, a cui sono molto grata perché ha rischiato veramente tanto. Quasi 4 anni fa, nel settembre 2019, non esisteva un format di questo genere e non esiste ancora neanche a livello internazionale. Noi abbiamo avuto come ospite Marlee Matlin e ci ha detto che in America non c’è un formato di questo tipo e questo ci riempie di orgoglio. E’ stato lavoro lungo, difficile e complesso ma i risultati ci consolano perché nonostante la crisi di Raidue noi abbiamo sempre tenuto una media del 3% che è una media altissima considerando gli orari impossibili. Credo che inizialmente fosse partito come un docureality mentre adesso è una via di mezzo tra un talk, uno show e qualcosa che dà soprattutto un servizio perché con questa trasmissione riusciamo a cambiare delle situazioni territoriali e ad aiutare veramente la gente. Riceviamo centinaia di mail e in questi tre anni e mezzo abbiamo avuto tantissime associazioni e persone singole, abbiamo lanciato delle realtà e poi c’è il fatto che comunque c’è sempre una parte divertente insieme alla parte di riflessione dove nessuno si piange addosso".
Com’è lavorare con un pluricampione come Daniele Cassioli?
"E’ speciale non solo dal punto di visto fisico. E' speciale dentro, è un uomo che sa vedere oltre. E’ come quello che è scritto nel Piccolo Principe: l’essenziale è invisibile agli occhi e Daniele ne è la prova provata. Attraverso le orecchie di Daniele, attraverso il cuore di Daniele, non solo lui vede oltre ma fa vedere oltre pure a noi e questo spazio che è una finestra all’Interno di 'O Anche No' è stato quasi uno spazio miracoloso. 5/6 minuti con grandi personaggi dove si prova a vedere oltre. Abbiamo fatto dei piccoli grandi miracoli come quello del 3 dicembre con il 'Diritto alla Bellezza' a Palazzo Labbia, che non viene mai valorizzato dalla Rai, e me ne vergogno tanto di questo come quello che è accaduto a Sanremo. L’ho trovato una porcheria assoluta. Io ho portato Ezio Bosso a Sanremo e posso dire che è un’altra cosa? Il mio primo Sanremo l’ho fatto con Modugno e stiamo parlando di un’altra storia, non stiamo scherzando. Non scherziamo, non mi dite queste buffonate sul fatto che uno si spogli. E’ questo il modo di parlare di integrazione, di inclusione, di battaglie sociale? Ci sono mille modi per cambiare l’ottica, ma non questo. Non si deve mai offendere la dignità e la suscettibilità di chi parla".
Quali sono i prossimi obiettivi?
"Abbiamo i primi d’aprile la giornata internazionale della consapevolezza delle persone con spettro autistico che in Italia sono più di 600mila a cui dobbiamo una risposta e un racconto e non le solite narrazioni perché la Rai questo lo ha sempre fatto, i supereroi li ha sempre raccontati. A noi ci interessano le persone normali cioè l’handicappato normale, il genitore normale a cui noi dobbiamo dare delle risposte. Poi il 21 marzo abbiamo la giornata della sindrome di Down e poi c’è la preparazione dell’estate. Sono due anni che non ci interrompiamo mai perché la disabilità non va in vacanza e questo è possibile soprattutto grazie al nostro pubblico che è meraviglioso, che ci segue, che ci sostiene, che crede in noi".