
Installazione contro le morti sul lavoro in edilizia (Foto: ANSA)
Dai cantieri alle fabbriche, dagli agricoltori agli operai in appalto, sono 1.090 i lavoratori e le lavoratrici che, nel solo 2024, sono usciti di casa per andare al lavoro e non vi hanno più fatto ritorno. Una vera emergenza, spesso messa al centro dell’attenzione dai media solo quando il tam-tam si fa incessante a causa di un evento eccezionale, “fuori dal normale”. Perché è così che, ormai, vengono considerate le morti sul lavoro.
Una normalità, un fatto che può accadere, dietro al quale ognuno di noi si rifugia perseguendo un senso di presunta ineluttabilità che, troppo spesso, guida le nostre decisioni, e che impedisce la comprensione della reale diffusione del problema. Ben tre lavoratrici e lavoratori, infatti, muoiono ogni giorno lungo tutta la penisola nella più totale indifferenza, chi durante l’orario lavorativo e chi durante il tragitto per recarsi in un luogo in cui, su carta, il diritto ad esercitare la propria professione con dignità è sancito costituzionalmente.
E con dignità si intende, ovviamente, anche il diritto a non incappare nella morte. Nonostante le misure di prevenzione e di sicurezza sui luoghi di lavoro siano aumentate esponenzialmente nel corso degli ultimi anni, sono molti i settori in cui si continua a morire con più frequenza rispetto ad altri. Al contrario, invece, la rielaborazione statistica dei dati Inail di Vega Engineering ci racconta che il divario nord-sud, in questo ambito, non è poi così rilevante, a differenza di altri fattori come, ad esempio, la nazionalità.
La metodologia d’analisi
Occorre, innanzitutto, fare una premessa metodologica. Il valore tenuto in considerazione da Osservatorio Vega riguarda l’incidenza dei decessi in ambito lavorativo (escludendo quelli in itinere) in relazione al numero di occupati di provincia in provincia. Il tutto è stato poi normalizzato su un milione di lavoratori al fine di favorire la comparabilità dei dati. In seguito, il team di analisi ha confrontato l’incidenza delle singole regioni con la media nazionale la quale, tristemente, si attesta a 42 morti l’anno ogni milione di occupati e occupate.
Le province con più decessi
Le città nei pressi delle quali, nell’interno 2024, si sono verificati il maggior numero di incidenti mortali sono Roma, Napoli e Brescia. Se guardiamo i dati normalizzati in funzione degli occupati, invece, le province più colpite risultano Potenza, Caltanissetta e Terni, seguite da Aosta, Isernia e Pavia. Inoltre, ripartendo le province al di sopra della media nazionale in funzione del loro posizionamento geografico, è possibile osservare un fatto peculiare. La canonica logica della suddivisione tra nord e sud Italia, infatti, non viene rispettata da questa triste statistica. Un dato che ci deve spingere a considerare un cambio di paradigma nell’analisi del problema.
Le regioni più sicure e i settori più a rischio
L’emergenza, infatti, è estremamente diffusa sul territorio, e deve essere affrontata con particolare riguardo nei confronti di specifici settori lavorativi. Un’analisi più approfondita dei dati, infatti, pone tra le regioni con maggiore incidenza Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino-Alto Adige, Campania e le due isole principali, Sardegna e Sicilia. Le più sicure, invece, risultano Veneto e Marche.
Settore lavorativo, genere e nazionalità
In merito ai settori lavorativi più a rischio, invece, le luci continuano a rimanere puntate, di anno in anno, sulle “Costruzioni”, seguite da “Trasporto e magazzinaggio”, “Attività manifatturiere” e “Commercio”. L’edilizia, dunque, si conferma ancora una volta uno degli ambiti ai quali prestare più attenzione.
Relativamente a età, nazionalità e genere, invece, i più colpiti risultano i lavoratori oltre i 65 anni. Anche la nazionalità, così come il genere, rappresentano infine dati che sanciscono una pesante divisione tra chi ha o meno cittadinanza italiana, così come tra uomini e donne. In merito a quest’ultima statistica, infatti, il 92.1% dei decessi in ambito lavorativo riguarda gli uomini. Relativamente alla cittadinanza, invece, i cittadini stranieri fronteggiano un’incidenza più che doppia rispetto agli italiani, con un valore di 74.2 decessi l’anno per milione di occupati contro 29.7. Numeri che, ancora una volta, dimostrano quanto l’impegno profuso per rendere i luoghi di lavoro più sicuri non sia ancora sufficiente.