L’Oms ha dichiarato l’Mpox – quello che comunemente viene definito “vaiolo delle scimmie” ma preferiamo utilizzare questa dicitura scientificamente più corretta e meno discriminatoria in chiave razzista, ndr – un’emergenza sanitaria mondiale e ovunque sono spuntate circolari, direttive, nuove regole da seguire per prevenire il contagio e sapere come comportarsi in caso di infezione.
Peccato che non ci siano anche nuove regole per prevenire le discriminazioni e prendere provvedimenti per chi offende determinate categorie di persone, almeno nel nostro Paese. Sarebbero servite per evitare che accadesse quello che è invece recentemente successo in Piemonte, proprio in tema Monkeypox.
Regione Piemonte: “Gay, transgender, bisessuali” a rischio contagio
La Regione ha infatti diffuso una circolare contenente le indicazioni per proteggersi dalla malattia infettiva virale e fin qui nulla di strano, se non fosse che nel documento trasmesso alle direzioni generali delle Asl tra le categorie a rischio contagio sono stati inseriti esplicitamente omosessuali, bisessuali e transgender.
Un fatto che non è passato inosservato e ha fatto infuriare la comunità Lgbtqia+. Nel testo si legge infatti che i soggetti che potrebbero contrarre il virus con più facilità di altri sono “persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione trasmessa; abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe”.
La circolare di due anni fa
La direzione sanitaria regionale, viste le polemiche immediatamente nate dopo la diffusione del documento, si è giustificata sostenendo di essersi attenuta alle indicazioni date dal ministero della Salute, nella circolare sul Vaiolo delle scimmie trasmessa nei giorni scorsi alle direzioni delle Asl del territorio. Peccato che questa circolare non fosse quella più aggiornata, inviata il 19 agosto 2024, ma quella del 5 agosto 2022, “Indicazioni ad interim nella strategia vaccinale contro il vaiolo delle scimmie”. In essa si faceva riferimento a determinati orientamenti e comportamenti sessuali perché i casi fino ad allora riconosciuti di questa infezione venivano per la gran parte dalla comunità gay e in generale da soggetti maschi che avevano avuto rapporti sessuali con altri uomini.
Peccato che da allora le cose si siano evolute, ma la Regione Piemonte è rimasta indietro e si sarebbe riferita a un documento vecchio e non più al passo con gli studi e gli aggiornamenti sull’Mpox. E così facendo alimenta la credenza – sbagliata – che gli esponenti della comunità Lgbtq+ siano tra i più esposti ai rischi di un eventuale contagio, un po’ come accadeva con l’Hiv. E sappiamo che conseguenze ha avuto e ha tuttora questo pregiudizio.
L’ira della comunità Lgbtq+
“Un’assurdità che alimenta le discriminazioni: inammissibile – tuona Lara Vodani, presidente di Arcigay Torino –. Si tratta dell’ennesimo tentativo di attaccare la comunità Lgbtqia+, oltretutto senza alcuna prova scientifica. Questa è una incitazione all’odio indiretta attuata nei nostri confronti da parte del Ministero della Salute e da parte di Regione Piemonte”, aggiunge.
“Ancora una volta si rischia una ghettizzazione: si punta il dito contro la nostra comunità con il conseguente isolamento delle persone che ne fanno parte. Abbiamo vissuto una pandemia due anni fa, è fisiologico che le persone siano spaventate dall’idea che tutto ciò si ripeta – attacca la presidente –. E, in una situazione del genere, la nostra comunità viene messa sotto i riflettori. Una persona etero Cisgender può riscontrare il Vaiolo delle Scimmie tanto quanto una persona Lgbtqia+”.
Lo scambio di fluidi veicolo del virus
Ma non sono solo i diretti interessati a scagliarsi contro la circolare della Regione. Intervistato da La Stampa il professor Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento regionale malattie ed emergenze infettiva, ha dichiarato di disapprovarla “in modo pesante” e ha giustificato questya affermazione spiegando che “L’atto sessuale in sé non è la sola scriminante. Lo scambio di umori potrebbe fare da veicolo al virus”. Ma gli umori sono anche la saliva, il sudore e altri fluidi corporei, che si possono fare veicolo dell’infezione quanto il liquido seminale. Insomma secondo Perri elencare le categorie a rischio è una semplificazione scivolosa, in particolare perché i soggetti più a rischio sono i bambini e non dipende tutto, come sembra far credere la direttiva regionale, dall’atto sessuale.