Nano plastiche, sos dei medici italiani: “Pericoli per i più piccoli”

A rischio intossicazione sono bambini e adolescenti, ma anche i feti non ancora venuti alla luce. Il medico internista Antonio Cambi denuncia: “Le conseguenze possono essere gravissime”

di CATERINA CECCUTI
8 luglio 2024
I rischi della contaminazione da nanoplastiche per i più piccoli

I rischi della contaminazione da nanoplastiche per i più piccoli

Se pensavamo che il pericolo arrivasse solo dalle microplastiche, dovremmo iniziare seriamente a guardare più a fondo, con lenti ancora più potenti. Gardiamo quindi alle nano plastiche, visto che la loro diffusione negli oggetti di uso comune può comportare potenziali – gravi – rischi per la nostra salute, soprattutto per quella di giovani e giovanissimi, che possono andare incontro a subdole intossicazioni in grado di generare interferenza endocrina ed infertilità.

Le sentinelle contro la contaminazione 

Di questo si stanno occupando l’associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) e la rete italiana Medici Sentinella (RIMSA), con la collaborazione ed il patrocinio di numerose istituzioni mediche nazionali, oltre che del ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica. A muovere una campagna di sensibilizzazione che coinvolge e coinvolgerà nei prossimi anni studenti di tutte le fasce di età, famiglie e medici di base, è la vera e propria urgenza rappresentata dai rischi legati alla presenza della plastica nell’ambiente, comprese le conseguenze per la salute umana.

Il medico internista Antonio Cambi
Il medico internista Antonio Cambi

Da dove arrivano le micro e nano plastiche

Si stima che, semplicemente attraverso le proprie attività quotidiane, le famiglie italiane generino circa tre quarti (77%) dei rilasci di microplastiche nell’ambiente, mentre il resto deriva dalle attività economiche. “La maggior parte di questi rilasci domestici – spiega il dottor Antonio Cambi, medico internista aderente all'ISDE – si verifica durante la fase di utilizzo dei prodotti (49%) e il resto (28%) durante la manutenzione. L’informazione dei cittadini diventa dunque fondamentale per promuovere la salute di adulti e bambini, ma anche del pianeta stesso. In questo senso, i medici di medicina generale, i pediatri e tutti gli specialisti che operano sul territorio o in ambito ospedaliero, rappresentano una formidabile rete in grado di raggiungere tutti i cittadini e di fornire loro informazioni e consigli su come ridurre il contatto con la plastica, specialmente nei primi anni di vita”. È qui, in effetti, che nasce il problema più grave: la contaminazione da nano plastiche nelle fasi prenatali della vita.

Dottor Cambi, perché la questione delle nano plastiche è diventata così urgente? “Perché nasconde insidie che riguardano tutti, a cominciare dai primi elementi della vita. La plastica può avere varie dimensioni, quando si parla di nano plastiche si parla di particelle minuscole che possono occupare addirittura siti ormonali presenti nella vita fetale e far sì che il neurosviluppo rischi di essere colpito, con varie problematiche conseguenti.”  

Per esempio? “Alcune patologie dovute ad un’intossicazione che avviene in maniera lenta e subdola, disturbi del comportamento, della parola o del movimento, disadattamento sociale. Penso alla dislessia, per esempio, o all’autismo, che potrebbero avere anche una causa intossicante. Dal 2020 ad oggi, dal punto di vista statistico, questi disturbi vengono correlati all’aumento dei prodotti legati al petrolio. Dobbiamo perciò prendere coscienza della situazione e attivarci tempestivamente per evitarne la diffusione.”

Quali possono essere i sintomi all’intossicazione da nano plastiche? “Non si verificano episodi acuti, piuttosto – come dicevo –l’intossicazione è lenta e perciò difficile da identificare. Fra le varie ipotesi però, un medico che si trova davanti a determinati comportamenti da parte del paziente dovrebbe porsi anche il problema dell’origine del disturbo, per coglierlo alla radice. Ma, soprattutto, quel che si rivela determinante è un intervento preventivo, che si ottiene consigliando al paziente uno stile di vita sano. Nella Regione Toscana è stato proposto di monitorare regolarmente le acque degli acquedotti comunali, nelle quali le nanoparticelle cominciano purtroppo ad essere presenti. Dunque il medico non dovrebbe limitarsi a dare indicazioni sulla terapia in caso di contaminazione, piuttosto ad insegnare ai pazienti come limitare l’uso di plastiche e come riconoscere comportamenti potenzialmente dannosi.”

Dottore in quali oggetti di uso comune rischiamo di trovare un’alta concentrazione di nano plastiche? “Intanto in alcuni tipi di abiti, di cosmetici e di attrezzi sportivi, quando vengono realizzati con plastiche non autorizzate o in quantità maggiori rispetto a quelle indicate dalla Comunità Europea. Ma la plastica può essere impiegata in infiniti ambiti di produzione; esistono per esempio elementi plastici che impermeabilizzano i tessuti sportivi o che vengono impiegati nella fabbricazione di giocattoli. Nei cosmetici, per esempio, sono state individuate in alcuni casi irregolarità, con contenuti di plastiche non autorizzati. È dunque sempre utile dare un occhio all’etichetta e scegliere cosmetici che presentano indicazioni di controlli specifici, perché il danno prodotto dalle plastiche è una vera e propria intossicazione capace di alterare il segnale tra una cellula e l’altra, tra un determinato ormone e l’organo bersaglio, finendo per alterare anche alcune funzioni fondamentali del corpo umano.”

Le minuscole particelle sono presenti in gran parte degli oggetti di uso quotidiano
Le minuscole particelle sono presenti in gran parte degli oggetti di uso quotidiano

Esiste la possibilità di disintossicarsi, una volta stabilita l’esistenza di un’intossicazione da nano plastiche? “Non è semplice darle una risposta. Intanto l’intossicazione va identificata con certezza, e già questa fase è problematica perché, come le dicevo, si tratta di un fenomeno subdolo che, soprattutto, può interessare diversi apparati del nostro organismo. Per esempio, recentemente è stato trovato un piccolo pezzo di plastica all’interno di una placca che ostruiva la carotide di un paziente. In questo caso è stato possibile rimuoverla, ma quando si parla di nanoparticelle diventa assai difficile individuare in maniera rapida ed efficace i siti bersaglio. L’unica arma è la prevenzione. Un domani, probabilmente, si potrà pensare ad una ultrafiltrazione del plasma e dei liquidi organici, ma per ora il mondo della scienza non è pronto a fronteggiare una situazione simile.”

Insieme a colleghi di varie associazioni e dipartimenti medici state infatti portando avanti un’intensa campagna di sensibilizzazione… “Abbiamo cominciato osservando il bene primario per eccellenza: l’acqua. Distribuiamo e consigliamo l’uso di borracce in alluminio o comunque in materiali differenti rispetto alla plastica, possibilmente ricambiabili. Suggeriamo l’uso dell’acqua di acquedotti o sorgenti, laddove si abbia la certezza della sua purezza. Per conservare e trasportare l’acqua è meglio utilizzare carta o vetro. Stiamo cercando di promuovere soprattutto la sensibilizzazione nei giovani in età scolastica, per far loro capire che stiamo parlando di un problema reale, che li interessa da vicino e con cui dovranno convivere in futuro. ISDE Italia (International Society of Doctors for the Environment) sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione tra i medici di base, con l’appoggio delle Farmacie Apoteca Nature - che promuovono temi legati alla salute -, attraverso la distribuzione di libretti da diffondere nelle scuole che aderiranno al progetto.

Anche alcuni Rotary Club della Toscana si faranno promotori della distribuzione dei libretti tra i ragazzi, di modo da fornire loro le giuste informazioni attraverso schemi e comics, per generare cittadini consapevoli, in grado di contrastare la commercializzazione di prodotti fuori regola. Allo stesso tempo la nostra azione si rivolge ai tutor che hanno in custodia questi giovani con la speranza di generare una rete attiva, un circolo virtuoso.

È stata poi creata una pagina dedicata alla Campagna sul sito di ISDE-Italia, sono stati redatti poster specifici destinati agli studi medici, alla farmacie, alle scuole ed alle strutture sportive. Su tutti i poster sono riportati sia un QR code sia un link per accedere alla pagina. Dal sito tutti i cittadini possono liberamente scaricare anche gli altri materiali informativi disponibili. Mensilmente, inoltre, vengono prodotte delle schede di approfondimento su vari argomenti, sempre collegate alla presenza della plastica o microplastica negli oggetti di uso comune. A gennaio 2024 è stato promosso un corso di formazione FAD con crediti ECM rivolto ai medici che avranno aderito attivamente alla campagna e ad altro personale sanitario.”

Il vostro proposito sta dando buoni frutti dottore?

“Comincia a farlo. Prendiamo l’esempio della prevenzione della plastica in mare. Mentre i pesci portano tracce di plastica sia nell’apparato respiratorio che digerente, varie organizzazioni di carattere internazionale ma anche nazionale come Wwf o l’Acquario di Livorno, studiano e rilevano l’entità e l’origine del problema. C’è poi l’esempio di EndPlasticSoup, un progetto promosso in toscana da Nunzia Costantini del Rotary Club Orbetello Costa di Argento, che fino al 2027 si impegna a ripulire alcune spiagge della costa e dell’arcipelago toscano, oltre ad istruire i pescatori su come individuare, raccogliere o comunque denunciare alla Guardia costiera gli agglomerati di plastica che incontrano. Davanti all’isola di Cerboli – situata nel canale di Piombino - usando l’ecoscandaglio i pescatori hanno segnalato per esempio la presenza di plastiche in mare. Insomma, serve un’azione collettiva: è questa la call to action che stiamo promuovendo”.