“Ci sono follie che impattano drammaticamente, come l'ammissione dei trans biologicamente maschi nei reparti femminili delle carceri”. Una frase che definirla transfobica è poca roba, pronunciata nell'intervista che Luca Ricolfi ha rilasciato oggi a Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano per pubblicizzare il suo nuovo volume “Il follemente corretto”, appena uscito in libreria per la Nave di Teseo.
Contro le istanze progressiste di sinistra
Una crociata lunga anni, quella di Ricolfi, contro il politicamente corretto, che definisce degenerato in quanto capace di un “potere intimidatorio” in cui tutti possono essere vittime e carnefici. Un problema anche politico perché proprio della sinistra occidentale, che continua a sostenere temi divisivi di cui “la gente si infischia” o che non approva. tipo i nostri di Luce!, insomma: argomenti scomodi, non convenzionali, che non rispecchiano la mentalità comune, piatta e bidimensionale della società.
Per questo i partiti progressisti non dovrebbero difendere “l'utero in affitto, la difesa degli spazi femminili, le istanze Lgbtq+". Temi che, per Ricolfi, hanno portato Trump alla presidenza degli Stati Uniti e che anche oggi sembrano confermare la tendenza perché Kamala Harris, per vincere, dovrebbe prendere le distanze da “utero in affitto e terapie precoci di cambio di sesso/genere”.
Una crociata, quindi, non solo e non tanto contro il “follemente corretto”, come lo definisce, ma anche e soprattutto contro le istanze femministe e Lgbtq+ che fanno storcere il naso a molti. Per questo la sua sembra diventare una lotta contro i movimenti progressisti che chiedono un maggior riconoscimento di quei diritti che le istituzioni non hanno ancora ampliato alle minoranze e che lui chiama élite.
Le nuove élite
Per il sociologo il politicamente corretto creerebbe tre nuove élite: “le vestali della Neolingua” (da notare l'utilizzo del femminile sovraesteso) che rappresentano "l'esercito di comunicatori che si occupa di ripulire il linguaggio", ma anche “le lobby del Bene, le potentissime organizzazioni Lgbtq+ che interferiscono quotidianamente con le attività di aziende e istituzioni”, e infine “le guardie rosse della diversity, gli staff che nelle università e nelle aziende si occupano di sensibilizzare dipendenti e opinione pubblica, di garantire che le politiche siano inclusive, attente alle diversità eccetera”.
E sul Foglio, invece, Ricolfi auspica che il follemente corretto si “esaurisca da sé, come una moda superata, ma non è probabile” perché “grazie all'esibizione della propria virtù, si amplifica l'autostima e alla gente piace da matti”, ma questo non è altro che “una forma di bullismo etico” che i social amplificano. Insomma, Luca Ricolfi in queste due interviste sembra voler attaccare i progressisti da sinistra, dando corda ad alcune associazioni e gruppi minoritari come le femministe transescludenti e i detrattori delle istanze Lgbtq+.