Figline Valdarno, 23 ottobre 2024 – Col borsone da palestra sulla spalla, il velo in testa e un grande sorriso sul giovane viso, Latifa arriva alla piscina comunale di Figline Valdarno a piedi intorno alle 8,30, pronta per la sua seconda lezione di nuoto. Non le importano le polemiche che si sono sollevate da Bruxelles a Roma dopo la notizia del corso “dedicato alle donne musulmane”, come si legge ancora sul sito della Uisp Firenze che gestisce l’impianto. Una notizia che ha smosso gli animi di Lega e FdI dall’europarlamento ai ministeri, con la protesta tra gli altri dei ministri Salvini e Santanchè e poi a scendere su tutti i livelli della politica locale di destra; dall’altra parte della barricata c’è la difesa a spada tratta del Pd, a partire dal sindaco Valerio Pianigiani.
C’è chi la definisce “segregazione”, chi “integrazione”. Ma per Latifa tutte queste polemiche “sono solo una bischerata”. Originaria del Marocco, ormai da tempo a tutti gli effetti felicemente una cittadina italiana, racconta sul cancello di ingresso di via Morandi che fa sport da anni. “Ho frequentato tanti corsi in palestra con altre donne di nazionalità ed etnie diverse. Ci divertiamo e stiamo bene, condividendo una bella esperienza”.
Tutto il resto sono “bischerate”. Le altre sei atlete che hanno cominciato il corso da una settimana arrivano in momenti diversi, nel giro di una decina di minuti: il fastidio del clamore mediatico e politico non ha preso il sopravvento sulla voglia di fare attività motoria in piscina. Al momento non si sono iscritte altre donne al corso che, solo ben 48 ore dopo il suo “lancio”, la Uisp e il Comune di Figline e Incisa hanno assicurato essere aperto non solo alle donne musulmane, a cui è “dedicato”, ma a tutte le atlete di genere femminile al di là del credo religioso, della nazionalità e dell’etnia.
Solo gli uomini sono off limits in quell’ora settimanale del martedì mattina, quando la piscina normalmente sarebbe chiusa (sul sito è specificato che apre alle 13.30), ma che si accende appositamente per lasciare spazio a chi non vuole presenze maschili nei dintorni, per viversi un momento di libertà tutta al femminile. Durante l’ora, le due allenatrici (ovviamente donne) mandano via chiunque (maschio o femmina che sia) si avvicini anche solo per chiedere informazioni: “Torni nel pomeriggio, questo è un corso dedicato” dicono affacciandosi velocemente alla finestra. Alla fine dell’ora, le 7 nuotatrici escono tutte insieme. “Siamo un gruppo di amiche che fanno attività fisica – ci dicono -. Abbiamo fatto basket, palestra e ora la piscina insieme. Che problema c’è?”. Se nelle precedenti esperienze sportive c’erano donne di altre nazionalità oltre a loro, per ora non si è iscritta nessuna aspirante nuotatrice non di religione islamica.
“Io ho bisogno di fare acquagym, perché ho un problema al collo - ci racconta una delle signore -. Con le altre amiche, abbiamo chiesto la disponibilità di un corso adatto a noi alla piscina e ci hanno accontentato. Ne siamo molto contente”. E se arrivano altre partecipanti di altre culture? “Ben vengano, siamo felici di condividere questo sport al femminile. Le aspettiamo”.