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Home » Attualità » Piemonte, via libera al fondo Pro-Vita da 400mila euro per le donne. Proteste dei favorevoli all’aborto

Piemonte, via libera al fondo Pro-Vita da 400mila euro per le donne. Proteste dei favorevoli all’aborto

Esulta l'assessore regionale alle Politiche Sociali Marrone (FdI): "Sostegno alla libera scelta delle famiglie vulnerabili". L'opposizione: "Lottiamo contro chi vuole smantellare la 194"

Marianna Grazi
11 Ottobre 2022
Manifesto pro aborto

Manifesto pro aborto

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Non sono trascorse nemmeno 24 ore dalle manifestazioni pro aborto “libero, sicuro, gratuito” del 28 settembre scorso, in moltissime piazze italiane, che, all’indomani, la Regione Piemonte aveva pronta sul tavolo la “delibera attuativa sul fondo vita nascente per il sostegno sociale alla libera scelta di dare la vita”.

Da un lato, quindi, centinaia, migliaia di donne che, insieme all’associazione Non una di meno, hanno gridato per rivendicare un diritto sancito per legge 44 anni fa e messo sempre più in discussione negli anni. Dall’altra l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone (FdI), che esulta invece per la vittoria ottenuta con la nuova misura, che garantirà lo stanziamento di 400 mila euro alle cosiddette associazioni pro vita. Si tratta, in pratica di una revisione dei criteri sulle modalità di accesso e di assegnazione dei finanziamenti per la promozione e realizzazione di progetti di accompagnamento individualizzati. L’obiettivo, com’è evidente, è la promozione del valore sociale della maternità e alla tutela della vita nascente contro la scelta dell’interruzione di gravidanza.

“La Regione Piemonte – spiega Marrone – pagherà alle famiglie socialmente vulnerabili e alle donne in difficoltà economica, magari perché abbandonate da genitori e partner, tutto ciò che serve per non dover rinunciare alla gravidanza che desiderano: canoni di locazione, rate di mutuo, bollette di utenze, abbigliamento, alimenti, farmaci, pannolini, carrozzine, lettini eccetera. Mentre noi realizziamo un passo alla volta la rivoluzione sociale delle culle, attuando finalmente la parte preventiva della legge 194 che tutela in concreto il valore sociale della maternità, le sinistre si radicalizzano ulteriormente inseguendo una piazza estremista che oltraggia cartelli con su scritte le parole ‘Dio’ e ‘famiglia’: non si meraviglino se il Paese reale e in particolare le periferie voltano loro le spalle”. “I 400.000 euro già stanziati a bilancio – aggiunge l’assessore – serviranno a sostenere le attività di ascolto e consulenza, attraverso la presenza a sportello programmato nei presidi sanitari, progetti di sostegno alle mamme per almeno i primi mille giorni dei neonati, anche attraverso sostegno economico e gli aiuti materiali e fornitura beni di prima necessità, percorsi di sostegno psicologico sia individuali che di gruppo, attraverso figure professionali adeguatamente formate e accompagnamento ai gruppi di auto mutuo aiuto tra gestanti e neomamme” ha rimarcato Marrone.

Le polemiche: “Contributi agli anti abortisti, sarebbe questa la rivoluzione sociale?”

Manifesto di un’associazione pro-vita

L’annuncio, accolto con favore dagli esponenti della destra, ha suscitato invece parecchie polemiche nell’opposizione. La neo eletta deputata del Movimento 5Stelle ed ex sindaca di Torino Chiara Appendino, con Sarah Disabato, capogruppo regionale del M5S, sostengono con forza che “dietro alle dichiarazioni dell’Assessore Marrone – che sostiene di voler aiutare le donne che scelgono di abortire per difficoltà economiche – si nasconda null’altro che un’elargizione di contributi alle associazioni antiabortiste” e aggiungono che se “volesse davvero aiutare le donne e le famiglie, la Giunta Regionale dovrebbe fare tutto ciò che non ha fatto in questi anni sul capitolo welfare e sanità: dall’abbattimento delle rette degli asili nidi all’incremento dei servizi per la prima infanzia, dai sostegni all’occupazione femminile agli interventi per garantire la presenza di medici non obiettori nelle strutture sanitarie”.

“La ‘rivoluzione sociale delle culle‘ è un’espressione che da sola mi fa accapponare la pelle – rincara Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi e neoeletto alla Camera -. Marrone e Fratelli d’Italia cercano già di alzare il livello dello scontro. Non c’è problema: lo alzeremo anche noi. Intanto l’opposizione a questa destra è già cominciata, proprio ieri, da tutte quelle piazze in cui i movimenti femministi hanno fatto sapere che smantellare la 194 non sarà facile. Meloni e Marrone non hanno il coraggio di dire che lo farebbero, parlano di voler tutelare il ‘diritto a non abortire’, dicono di voler creare percorsi di accompagnamento alla ‘vita nascente’ mentre di fatto foraggiano le associazioni antiabortiste. Non arretreremo di un passo”, puntualizza, perché “In Piemonte Fratelli d’Italia è da anni in campagna permanente sulla pelle delle donne. Qui e in tutta Italia l’obiezione di coscienza è ormai endemica, fino ai picchi del Molise (83%) e della Sicilia (86%). L’unico diritto negato da tutelare è quello a un aborto libero, gratuito e sicuro”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Non sono trascorse nemmeno 24 ore dalle manifestazioni pro aborto "libero, sicuro, gratuito" del 28 settembre scorso, in moltissime piazze italiane, che, all'indomani, la Regione Piemonte aveva pronta sul tavolo la "delibera attuativa sul fondo vita nascente per il sostegno sociale alla libera scelta di dare la vita". Da un lato, quindi, centinaia, migliaia di donne che, insieme all'associazione Non una di meno, hanno gridato per rivendicare un diritto sancito per legge 44 anni fa e messo sempre più in discussione negli anni. Dall'altra l'assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone (FdI), che esulta invece per la vittoria ottenuta con la nuova misura, che garantirà lo stanziamento di 400 mila euro alle cosiddette associazioni pro vita. Si tratta, in pratica di una revisione dei criteri sulle modalità di accesso e di assegnazione dei finanziamenti per la promozione e realizzazione di progetti di accompagnamento individualizzati. L'obiettivo, com'è evidente, è la promozione del valore sociale della maternità e alla tutela della vita nascente contro la scelta dell'interruzione di gravidanza. "La Regione Piemonte - spiega Marrone - pagherà alle famiglie socialmente vulnerabili e alle donne in difficoltà economica, magari perché abbandonate da genitori e partner, tutto ciò che serve per non dover rinunciare alla gravidanza che desiderano: canoni di locazione, rate di mutuo, bollette di utenze, abbigliamento, alimenti, farmaci, pannolini, carrozzine, lettini eccetera. Mentre noi realizziamo un passo alla volta la rivoluzione sociale delle culle, attuando finalmente la parte preventiva della legge 194 che tutela in concreto il valore sociale della maternità, le sinistre si radicalizzano ulteriormente inseguendo una piazza estremista che oltraggia cartelli con su scritte le parole 'Dio' e 'famiglia': non si meraviglino se il Paese reale e in particolare le periferie voltano loro le spalle". "I 400.000 euro già stanziati a bilancio - aggiunge l'assessore - serviranno a sostenere le attività di ascolto e consulenza, attraverso la presenza a sportello programmato nei presidi sanitari, progetti di sostegno alle mamme per almeno i primi mille giorni dei neonati, anche attraverso sostegno economico e gli aiuti materiali e fornitura beni di prima necessità, percorsi di sostegno psicologico sia individuali che di gruppo, attraverso figure professionali adeguatamente formate e accompagnamento ai gruppi di auto mutuo aiuto tra gestanti e neomamme" ha rimarcato Marrone.

Le polemiche: "Contributi agli anti abortisti, sarebbe questa la rivoluzione sociale?"

Manifesto di un'associazione pro-vita
L'annuncio, accolto con favore dagli esponenti della destra, ha suscitato invece parecchie polemiche nell'opposizione. La neo eletta deputata del Movimento 5Stelle ed ex sindaca di Torino Chiara Appendino, con Sarah Disabato, capogruppo regionale del M5S, sostengono con forza che "dietro alle dichiarazioni dell’Assessore Marrone – che sostiene di voler aiutare le donne che scelgono di abortire per difficoltà economiche – si nasconda null’altro che un’elargizione di contributi alle associazioni antiabortiste" e aggiungono che se "volesse davvero aiutare le donne e le famiglie, la Giunta Regionale dovrebbe fare tutto ciò che non ha fatto in questi anni sul capitolo welfare e sanità: dall’abbattimento delle rette degli asili nidi all’incremento dei servizi per la prima infanzia, dai sostegni all’occupazione femminile agli interventi per garantire la presenza di medici non obiettori nelle strutture sanitarie". "La 'rivoluzione sociale delle culle' è un’espressione che da sola mi fa accapponare la pelle - rincara Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi e neoeletto alla Camera -. Marrone e Fratelli d’Italia cercano già di alzare il livello dello scontro. Non c’è problema: lo alzeremo anche noi. Intanto l’opposizione a questa destra è già cominciata, proprio ieri, da tutte quelle piazze in cui i movimenti femministi hanno fatto sapere che smantellare la 194 non sarà facile. Meloni e Marrone non hanno il coraggio di dire che lo farebbero, parlano di voler tutelare il 'diritto a non abortire', dicono di voler creare percorsi di accompagnamento alla ‘vita nascente’ mentre di fatto foraggiano le associazioni antiabortiste. Non arretreremo di un passo", puntualizza, perché "In Piemonte Fratelli d’Italia è da anni in campagna permanente sulla pelle delle donne. Qui e in tutta Italia l’obiezione di coscienza è ormai endemica, fino ai picchi del Molise (83%) e della Sicilia (86%). L’unico diritto negato da tutelare è quello a un aborto libero, gratuito e sicuro".
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