Polizia penitenziaria, concorso riservato per l’80% agli uomini: il Tar annulla la graduatoria

Il bando prevedeva 378 posti per gli uomini e 33 per le donne: in tre, idonee ma escluse per il genere, hanno fatto ricorso e sono rientrate

di Redazione Luce!
15 gennaio 2025
Un agente di polizia penitenziaria del carcere di Sollicciano, Firenze

Un agente di polizia penitenziaria del carcere di Sollicciano, Firenze

Rivista la graduatoria del concorso pubblico per allievi vice ispettori della polizia penitenziaria. Il motivo? L'80% dei posti era riservato agli uomini, il 20% alle donne. Secondo il bando dovevano essere assunti 378 uomini e 33 donne. Contro questa disparità di genere i giudici del Tar Lazio hanno accolto il ricorso presentato da alcune candidate, tre siciliane, ritenute idonee ma escluse per l'ingiustificata riserva di posti basata sul genere.

Gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell hanno impugnato la graduatoria finale, il bando di concorso e sollevato la questione di legittimità costituzionale del quadro normativo alla base della ripartizione di genere. La corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di questa ripartizione. Alla luce di questa pronuncia, il Tribunale amministrativo ha accolto integralmente le richieste dello studio legale, annullando gli atti impugnati e dichiarando le ricorrenti vincitrici del concorso. Questa decisione obbliga l'amministrazione a rideterminare le graduatorie e a procedere con l'assunzione delle ricorrenti, senza alcuna ulteriore ripartizione basata sul genere.

"Questa vittoria non è solo un traguardo per le nostre assistite - spiegano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell & C. - ma anche un passo fondamentale verso l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei concorsi pubblici. La decisione del Tar, in linea con la Corte Costituzionale, sancisce il diritto delle donne a essere giudicate solo in base al merito. Questo caso rappresenta un precedente importante per garantire pari opportunità in tutti i settori pubblici”.

"Siamo lieti che le nostre assistite abbiano ottenuto ciò che spettava loro di diritto - aggiunge Raimonda Riolo, responsabile del dipartimento Forze armate e di polizia dello studio - ovvero il riconoscimento del merito e l'accesso a un ruolo per cui avevano dimostrato piena idoneità”.