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Donne della comunità Mosuo (fonte: Wikimedia Commons)
E se a decidere fossero le donne? Cosa accadrebbe se il matrimonio non esistesse e la società fosse impostata su libere unioni in base matrilineare? E ancora: le norme di genere e la struttura sociale influenzano direttamente la salute? La risposta a questi quesiti può venire dall’esperienza dei Mosuo, un gruppo etnico di quasi 40.000 persone, la maggior parte dei quali vive nei pressi del lago Lugu al confine tra Yunnan e Sichuan in Cina, a 2.685 metri sopra il livello del mare.
I Mosuo si considerano un gruppo etnico autonomo, ma lo stato cinese li classifica come un sottogruppo dei Naxi (纳西), una delle 56 minoranze etniche che popolano il Paese. La loro caratteristica è di essere, appunto, una delle poche (al mondo se ne contano al massimo un centinaio) società matrilineari, ovvero una società in cui il legame di parentela ascendente e discendente riconosce solo la linea materna ed esclude il gruppo a cui appartiene il padre.
I Mosuo e il “matrimonio itinerante”
Il ruolo di capofamiglia detto “dabu”, viene assegnato generalmente alla donna più anziana, giudicata più competente nel gestire le attività domestiche e economiche della famiglia. E come se non bastasse i Mosuo hanno ideato quello che sembra essere l’unico sistema familiare e di parentela nella documentazione antropologica o storica basato sul ‘matrimonio itinerante’, ovvero inesistente. In pratica uomini e donne hanno incontri notturni occasionali, che possono variare da una notte a tutta la vita, senza obblighi o pregiudizi, e portare o meno a una gravidanza, ma le coppie non vivono mai insieme.
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All’età di tredici anni le ragazze si sottopongono a una cerimonia di iniziazione detta “gonna” che termina col ricevere una propria stanza da letto, definita “dei fiori” in lingua Mosuo, dove da allora in poi potranno ricevere liberamente, ma anche rifiutare, visite notturne da qualsiasi corteggiatore maschio. Le coppie che desiderano unirsi in via definitiva preparano una una modesta cerimonia in cui il rappresentante dell’uomo presenta dei doni ai parenti della sua donna. Da allora in poi, l’uomo avrà il diritto di visitare apertamente la sua amante su base definitiva. Tuttavia, alle prime luci del mattino, dopo aver trascorso la notte insieme, furtiva o aperta essa sia, l’uomo abbandonerà il letto per tornare nella sua casa materna.
Negli anni però questo tipo di tradizioni (anche con l’arrivo delle nuove tecnologie e dei nuovi stili di vita, favoriti da più veloci e prossime comunicazioni con il mondo esterno) risultano via via più affievolite. E se al momento la società matrilineare e matriarcale dei Mosuo ancora resiste, alcuni villaggi si sono adattati ad una organizzazione patrilineare.
Gli effetti sulla salute
Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences è arrivato alla conclusione che le donne Mosuo che vivono nei villaggi patrilineari presentano livelli più elevati di infiammazione e ipertensione (fattori di rischio noti per malattie come il diabete e le patologie cardiovascolari) rispetto alle loro controparti matriarcali. Questo perché, sospettano i ricercatori, le donne patrilineari, separate dalla loro famiglia d’origine e con minore autonomia decisionale, sono sottoposte a livelli più alti di stress, con conseguente aumento del cortisolo, fattore che, protratto nel tempo, nel tempo può compromettere il sistema cardiovascolare e immunitario.
Senza contare che le donne nei villaggi matrilineari hanno maggiore controllo sulla spesa e potrebbero dare priorità alla nutrizione familiare, garantendo una dieta più equilibrata. E gli uomini? Non sembrano risentire della stessa disparità, forse perché anche nelle società matrilineari hanno ruoli attivi e partecipano con ruoli di primo piano alle decisioni collettive, al contrario di quanto accade nelle società patrilineari dove le donne hanno meno opportunità.