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In Finlandia è più probabile che una coppia si separi piuttosto che faccia un figlio
Nel 2022 sono nati in Cina 9,6 milioni di bambini: meno di un terzo dei 30 milioni nati nel 1963, e poco più della metà dei 18 milioni nati nel 2016. L’erede dell’Impero Celeste ha perso così un milione di abitanti rispetto all’anno precedente e ha lasciato il primo posto all’India nella graduatoria dei paesi più popolosi. Un dato che fa riflettere.
Anche perché la Cina è stata sempre indicata come il motore della crescita demografica globale. Oggi scopriamo che il rischio è esattamente quello opposto: le nascite nel mondo diminuiscono a vista d’occhio e, dopo aver raggiunto il massimo nel 2014, con 144 milioni, sono andate via via diminuendo. Tanto che oggi circa i due terzi della popolazione del pianeta vive in paesi o regioni con una fecondità inferiore al livello di rimpiazzo (2,1 figli per donna). Insomma: non si fanno più figli. E non solo nei Paesi cosiddetti ‘sviluppati’. Come mai?
La “relationship recession”
A questa domanda tenta di dare una risposta una recente inchiesta del Financial Times, e non ci fa ben sperare, tanto da indurre il giornale a coniare la locuzione “relationship recession”. In pratica il calo delle nascite non sarebbe dovuto alla volontà di alcune famiglie di ridurre il proprio nucleo familiare, ma, per la prima volta nella storia, manca proprio il desiderio di creare dei rapporti di coppia stabili, così da immaginare una procreazione.
Al centro del problema è dunque il costante aumento delle persone single, considerato dal FT come un “cambiamento fondamentale della natura della società moderna”. Le relazioni, infatti non solo starebbero diventando meno comuni, ma sarebbero anche sempre meno solide.
La situazione nel mondo
In Giappone la situazione è talmente critica che, secondo una ricerca del professor Hiroshi Yoshida, se i dati di natalità resteranno invariati, in poco più di 500 anni il popolo giapponese andrà incontro all’estinzione. Non a caso il governo sta facendo di tutto per invogliare i cittadini a sposarsi e fare figli, dal ridurre la settimana lavorativa al creare una dating app ufficiale per la città di Tokyo.
Non va meglio negli USA, dove, secondo quanto riportato dal Pew Research Center, quasi il 60% dei single non è interessato a intraprendere alcuna relazione. Negli States tra il 1960 e il 1980, il numero medio di figli nati da una donna si è dimezzato da quasi quattro a due, anche se la quota di donne nelle coppie sposate è scesa solo di poco. “Se i tassi di matrimonio e convivenza negli Stati Uniti fossero rimasti costanti nell'ultimo decennio, il tasso di fertilità totale degli Stati Uniti sarebbe più alto oggi di quanto non fosse allora”. Mentre in Finlandia oggi è più probabile che una coppia che va a convivere si separi piuttosto che abbia un figlio, un’inversione netta rispetto alle tendenze storiche. Insomma, siamo di fronte a un mutamento strutturale che sta cambiando il modo in cui le persone vivono e percepiscono le relazioni.
I single
Secondo Alice Evans ricercatrice del King College di Londra e autrice di The great gender divergence, in particolare le donne single sono in aumento in moltissimi paesi. Tra questi l’Iran dove i matrimoni si sono praticamente dimezzati nell’ultima decade, o la Turchia dove il crollo è più modesto ma parliamo comunque del 20% di matrimoni in meno. In Europa, le persone single che vivono sole e hanno meno di 54 anni sono aumentate del 20% in dieci anni. Il numero di donne single aumenta anche in Asia, principalmente in Cina e in Korea. Questo fenomeno si sta verificando anche in Italia, dove i dati Istat 2022-2023 raccontano che tra le persone d'età compresa tra i 25 e i 64 anni è raddoppiata la quota di quante vivono senza partner - dal 10,9% al 22,1% del totale.
Ma quali sono le ragioni?
Tornando a FT, secondo il giornale le cause di tutto questo sono diverse: “La proliferazione di smartphone – si legge nella ricerca - e social media è stata uno di questi shock esogeni. Le differenze geografiche nell'aumento della condizione di single seguono ampiamente l'uso di Internet mobile, in particolare tra le donne, il cui calcolo nel valutare potenziali partner sta cambiando. Ciò è coerente con la ricerca che mostra che i social media facilitano la diffusione di valori liberali (in particolare solo tra le donne) e rafforzano l'emancipazione femminile”.
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Per questo “il calo delle coppie è più profondo nell'Europa, nell'Asia orientale e in America Latina, seguite dal Medio Oriente e poi dall'Africa. La condizione di single rimane rara nell'Asia meridionale, dove l'accesso al web delle donne è più limitato”. Oltre a questo, FT punta il dito su “la diffusione di ideali liberali e la capacità delle persone di agire in base a essi. I sistemi di casta e onore incoraggiano alti tassi di matrimonio, indipendentemente dall'accesso ai media, e l'istruzione, il reddito e l'occupazione femminile differiscono notevolmente tra le regioni”.
Ma, conclude FT "mentre i meccanismi specifici sono oggetto di dibattito, la proliferazione del celibato e il suo ruolo nel crollo dei tassi di natalità dimostrano che, mentre gli incentivi finanziari e altri accorgimenti politici possono spingere i tassi di natalità più in alto, stanno lavorando contro forze socioculturali molto più forti”.