Polonia, manifestazioni per legalizzare l'aborto

Dopo la morte della 33enne Dorota Lalik si riaccendono le proteste contro la legge restrittiva sull'interruzione di gravidanza

di BARBARA BERTI -
16 giugno 2023
A Varsavia e in altre città polacche, nei giorni scorsi, si sono svolte manifestazione per legalizzare l’aborto (Instagram)

A Varsavia e in altre città polacche, nei giorni scorsi, si sono svolte manifestazione per legalizzare l’aborto (Instagram)

In Polonia manifestazione per legalizzare l’aborto: “Basta ucciderci”, “Tutte le donne incinte sono in pericolo” sono alcuni degli slogan apparsi su cartelloni e scanditi dai manifestanti scesi in strada. A Varsavia, e anche in altre città del paese, nei giorni scorsi, è andata in scena una vigorosa protesta contro la legge anti-aborto dopo l’ennesima morte di una donna che poteva essere salvata grazie all'interruzione di gravidanza.
 
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Il caso di Dorota, “nessuno ci ha detto che la sua vita era a rischio”

La vittima è Dorota Lalik, 33 anni, deceduta il 24 maggio scorso in un ospedale di Nowy Targ, nel sud della Polonia. Era stata ricoverata lì tre giorni prima quando le si erano appena rotte le acque. Ha perso la vita di sepsi causata dalla morte nel suo grembo del suo feto di 20 settimane, secondo una dichiarazione della sua famiglia. “Le infermiere le hanno detto di sdraiarsi con le gambe sopra la testa per raccogliere le acque”, ha raccontato Marcin Lalik, marito di Dorota al quotidiano “Gazeta Wyborcza”. “Nessuno ha suggerito di indurre un aborto spontaneo per salvare Dorota, poiché le possibilità di sopravvivenza del bambino erano ridotte”, ha aggiunto l’uomo.
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Polonia, legge anti-aborto: muore un'altra donna con feto morto in grembo

A scatenare le proteste, il rapporto del difensore civico per i diritti dei pazienti, Bartlomiej Chmielowiec, secondo cui “l'ospedale Giovanni Paolo II avrebbe dovuto dire alla 33enne Dorota Lalik che la sua vita poteva essere salvata attraverso l'interruzione della gravidanza. L'ospedale ha violato i suoi diritti nascondendole le informazioni”. “Nessuno ci ha detto che non avevamo praticamente alcuna possibilità di avere un bambino sano. Per tutto il tempo ci hanno dato false speranze, assicurando che tutto sarebbe andato bene, che nel peggiore dei casi il bambino sarebbe nato prematuro” ha spiegato ancora il marito denunciando che “nessuno ci ha dato la scelta o possibilità di salvare Dorota, nessuno ci ha detto che la sua vita era a rischio”.
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In Polonia proteste in piazza contro la legge anti-aborto dopo l'ennesima donna deceduta in ospedale (Instagram)

Nel 2005, l'allora direttore dell'ospedale in cui è deceduta la donna aveva annunciato che nella sua struttura non avrebbe eseguito alcuna interruzione di gravidanza perché la procedura contraddiceva “la legge di Dio e l'insegnamento del papa”. Sempre secondo il quotidiano polacco “Gazeta Wyborcza”, effettivamente nessun intervento è stato effettuato in quell'ospedale almeno dal 2018. L'attuale direttore, Marek Wirzba, è un consigliere locale del partito di destra, descritto come “cattolico-nazionalista” e sostenitore del divieto dell'aborto.
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“Basta ucciderci”, “Tutte le donne incinte sono in pericolo” sono alcuni degli slogan apparsi su cartelloni e scanditi dai manifestanti scesi in strada in varie città della Polonia (Instagram)

Aborto 'proibito': i precedenti

La morte della 33enne è solo l’ultima – purtroppo – di una lunga serie decessi in ospedale causati dalla decisione dei medici di negare l'accesso all'interruzione legale della gravidanza. “Abbiamo visto di nuovo dottori mentire e ingannare la famiglia e aspettare passivamente mentre il paziente moriva di setticemia” è la denuncia di Marta Lempart, fondatrice di “All-Poland Women's Strike” (“Sciopero delle donne polacche”), che ha organizzato molte delle proteste per il diritto all'interruzione della gravidanza, cominciate nel 2020.
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Nel paese polacco, nel 2020, i giudici hanno definito incostituzionale l'interruzione della gravidanza a causa di anomalie fetali (Twitter)

Nel 2021, la trentenne Izabela Sajbor, morì nella città meridionale di Pszczyna in circostanze simili a quelle di Dorota. Perse la vita per uno choc settico dopo che i medici si erano rifiutati di praticare l'interruzione di gravidanza sul feto, malformato. All’inizio del 2022 un altro caso: Agnieszka T., 37 anni, incinta di due gemelli, morì dopo aver portato in grembo un feto morto per circa una settimana. Tutti questi decessi hanno scatenato violente proteste, attirando l'attenzione mediatica sulle leggi restrittive che regolano l’aborto.
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Un momento della protesta contro la legge anti-aborto dopo l’ennesima morte di una donna che poteva essere salvata grazie all'interruzione di gravidanza (Twitter)

Polonia, la legge sull'aborto

In Polonia l'aborto è legale solo se la gravidanza rappresenta un rischio per la salute o la vita della donna incinta, o è il risultato di un crimine come lo stupro o l'incesto. Tuttavia, nel 2020, i giudici hanno definito incostituzionale l'interruzione a causa di anomalie fetali. “Questa sentenza ha avuto un effetto negativo sui medici polacchi” sostiene Jolanta Budzowska, l'avvocato che rappresenta le famiglie di Dorota e Izabela.
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Marta Lempart, leader dello “Sciopero delle donne polacche” (Instagram)

Il partito conservatore PiS, che guida il governo polacco, “ha dato alla comunità medica l’opportunità, la scusa, di torturare le pazienti e vederle morire”, ha dichiarato Marta Lempart, leader dello “Sciopero delle donne polacche”. E aggiunge: “Nessuno chiede ai medici di essere eroici, ma solo di agire in conformità con la legge e fornire aborti legali”. Secondo un sondaggio realizzato all’inizio di marzo, l’83,7% dei polacchi è favorevole alla liberalizzazione della legge sull'interruzione della gravidanza e solo l’11,5% degli intervistati vorrebbe mantenere lo stato giuridico attuale. Nei prossimi giorni, in diverse città e paesi polacchi e all’estero, tra cui Berlino, Londra e Vienna, sono previste altre proteste all’insegna dello slogan “#NotOneMore”, ovvero nessuna donna dovrà più morire privata dell'interruzione della gravidanza.